domenica 28 agosto 2016

... e pure questo terremoto è diventato una sagra nazionale... di retorica

Di terribile, in aggiunta al terremoto, c' è la reazione degli italiani alla tragedia.
Una retorica fatalista inquietante...

... in tutti gli altri Stati evoluti a rischio tellurico anche più forti ormai provocano solo il crollo di calcinacci e la morte di pochi sfortunati. 
Da noi no, malgrado chili di leggi antisismiche, miliardi spesi negli anni per ricostruzioni e messe in sicurezza e accise sui terremoti di mezzo secolo fa che ancora gravano sulla benzina.
Nell' ora del lutto, ci spelliamo le mani per applaudire l' eroismo dei soccorritori e dei cani della protezione civile che tirano fuori dalle macerie più morti che vivi, ed è giusto così, non fosse che si ha la sensazione che la gran parte della riflessione sull' evento finisca qui.

A ogni tragedia ci inorgogliamo, rallegrandoci l' uno con l' altro su come noi italiani diamo il meglio quando siamo nella palta, ma non sarebbe meglio chiedersi con meno orgoglio come mai nella palta ci finiamo soltanto noi? 
Un approccio polemico ma che forse aiuterebbe a non finirci più.

Dedichiamo a Giorgia estratta dopo 17 ore dalle macerie ogni ribalta, ma qualcuno ha presente la faccia della sorella morta facendole scudo con il suo corpo?
Qualcuno ne ricorda il nome?

Il Paese celebra i sopravvissuti e si attacca alla retorica per coprire la propria inadeguatezza e impreparazione mentre è solo se cominciasse a guardarsi allo specchio senza pietà nella sua misera realtà che forse la tragedia di mercoledì potrebbe non ripetersi altrettanto inesorabile.

Non andrà così.
Rapidamente, il terremoto si sta già trasformando in una sagra nazionale... e senza contare l' improponibile suggerimento della G. Meloni (ved. qui), sì, la “capa” e ( ... vabbeh!) dei “Fratellini d'Italia”, così abili a gestire e a spartirsi comode poltrone, ma solo nel proprio interesse e non certo a favore dei cittadini e di qualche “fesso” che l'ha votati (per fortuna sempre di meno), anche laddove invero risulterebbe davvero improponibile (ved. Qui).

Domenica prossima andremo tutti da Slow Food o nei locali associati a farci dei bucatini all' amatriciana, visto che per ogni euro di guadagno il ristoratore ne girerà un altro a sostenere i terremotati.
I più sensibili faranno un brindisi alla memoria di chi non c' è più.
Sagrantino o Montepulciano d' Abruzzo?
E chissà se il primo disco per raccogliere fondi e cantare le lodi al nostro popolo eroico e afflitto che ha già rialzato la testa questa volta lo farà la Pausini o Jovanotti; comunque siamo pronti tutti a comprarlo e ad andare al concerto.
Su autorevoli giornali, firme davanti alle quali mi inchino ossequioso si sono cimentate perfino nell' elogio del sisma, che formerebbe i caratteri; con tanto di esempi che poco hanno da invidiare ai deliranti scritti a favore della guerra che forgia gli uomini e tempra i popoli che fiorivano in Italia all' inizio del 1915.
La tragedia umanitaria come tappa indispensabile per diventare veri uomini.

Ma per capire cosa significa davvero questo terremoto è forse più formativa la lettura dei giornali stranieri, ossessionati dalla medesima domanda: perché solo in Italia un sisma di 6.0 gradi d' intensità Richter equivale a un bombardamento a tappeto?
Si dirà: paghiamo il prezzo della storia, il Centro Italia è un museo a cielo aperto.
Ma anche questa è solo retorica, visto che sono venute giù scuole costruite con criteri antisismici nel 2012 e orride palazzine anni '50.

In un eccesso di ottimismo e per tirare su il morale della truppa, esponenti del governo si sono spinti a dire che oltre a essere un dramma il terremoto può anche rivelarsi un volano per l' economia, cosa da non sottovalutare in questi tempi di scarsa crescita.
E guai a chi si fa venire in mente l' imprenditore che "rideva nel letto" ai tempi dell' Aquila ipotizzando futuri guadagni da ricostruzione.
Un conto è il privato, altro il pubblico: la differenza in fondo è tutta qui, ma vuoi mettere?

E guai anche a chiedersi: ma se la ricostruzione è questo immenso business perché non ci siamo buttati prima nell' altrettanto grande affare della prevenzione, che peraltro ci avrebbe risparmiato la seccatura di ripulire i villaggi e trovare le tende dove alloggiare i nuovi profughi.

Già, perché adesso i terremotati senza tetto hanno preso a chiamarli così.
Poco male, significa che per distinguerli dagli italiani, che sulle case cadute, quasi tutte seconde, hanno pagato doppia Imu, gli extracomunitari spesati in hotel cominceremo a chiamarli villeggianti.

Dulcis in fundo: i vigili del fuoco che generosamente chiamiamo eroi, hanno il contratto scaduto da sette anni.
A qualcuno importa qualcosa?
Promuoviamoli a super eroi, forse si accontenteranno.


Di Pietro Senaldi e poco poco di me...

3 commenti:

  1. ora comincio a capire la tua provocazione dell'altro giorno sulla tassa di soggiorno

    L'immaginavi vero?

    ;-))

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  2. Nell'immagine con sfondo verde la parola RETTORICA con due T è voluta vero?

    ;-)

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