martedì 20 luglio 2010

Perchè sbagliano gli alberghi italiani ?

Beh, dopo tanti luminari, professori, guru e saccenti, vorrei dire la mia in merito all’abbassamento degli standard alberghieri per contrastare la crisi mondiale del turismo.
E per farlo mi “approprio” di un articolo di Emanuele Coen apparso su La Repubblica dove racconta il calo di presenze per le grandi catene d'oltreoceano che tagliano i servizi pur di offrire tariffe più contenute.
Personalmente non mi trovo per niente d’accordo e in questa scabrosa situazione mi ci sono trovato due volte; l’ultima è stata sicuramente quella più dura.
Quindi le “ossa” me le sono fatte ben bene, ma non è di me che voglio parlare, ma la storia di “uno” che qualcosa ne sa; e lo dico perché lo conosco molto bene ed ero presente.
Infatti arrivò a Luxor (Egitto) il 6 settembre 2001, e dopo soli 5 giorni avvenne il disastro delle Twin Towers.
Inutile dire che il turismo ebbe, da subito, una ricaduta disastrosa, mentre le presenze turistiche lambirono in fretta la percentuale dello zero, sia per quanto riguarda le navi sul Nilo come gli alberghi di Sharm El Sheik, Il Cairo, 200 pullman per i trasporti, costruzioni, 2 aerei, barche d’altura e via dicendo in proporzioni industriali (tutti 5 stelle) e di proprietà della Compagnia per cui “lui” lavorava.
Non sto a raccontare il come e il perché, rischierei di farvi dormire, ma il 2002 “lui” la sua fetta la chiuse con un oltre + 2 mln di dollari sul budget.
Però!
I 2.800 dipendenti rimasero tali, nessun licenziato (solo un Area Manager ed un Financial Manager che rimase però nell’azienda) anzi tutti ottennero l’iscrizione all’Inps egiziana che prima era ad appannaggio di soli 60 “raccomandati”; mentre qualità, nuova contabilità e l’organizzazione in generale crebbero smisuratamente, e con loro la tranquillità e la gaiezza dei dipendenti nel lavorare in un ambiente sano così.
Non credo che sia riuscito a dormire più di due, tre o quattro ore per notte, era sempre in ufficio o a girare di quì e di là, mentre il primo giorno di “festa” l’ebbe dopo circa 10 mesi.
Un momento, questo non vuole essere una osanna al “lui”, ma il fare capire che se vuoi e naturalmente se “sai” … in poche parole, se hai due bocce così; il problema non c’è, almeno per gli altri, non certo per “lui”.
Adesso invece leggo che …
… nella luxury suite niente ostriche e champagne ghiacciato come regalo di benvenuto.
E neanche orchidee fresche.
Almeno per ora.
Per fronteggiare la crisi e il calo delle presenze, le più importanti catene di alberghi di lusso degli Stati Uniti hanno deciso tagliare i servizi, i prezzi e di conseguenza il numero di stelle di alcuni loro hotel sparsi per il mondo. Per risparmiare e attirare i clienti con tariffe più contenute. Quando la situazione economica migliorerà, in molti casi le cinque stelle torneranno a brillare.

Questo lo dici tu, aggiungo io, poi ne vedremo delle belle, dopo di che i “soliti stolti” si chiederanno il perché.

Si tratta di Starwood Hotels & Resorts Worldwide, proprietario di brand prestigiosi come St.Regis, Sheraton, W e di angoli di paradiso come Le Royal Meridien a Mumbai.
Riducono i costi anche Hilton e InterContinental.
L’Hilton Plaza, a Vienna, ha rinunciato alla classe di merito più alta. Sempre nella capitale austriaca, InterContinental ha deciso di fare lo stesso con il suo resort extralusso. In altri casi i grandi gruppi preferiscono fare a meno delle stelle. La classificazione degli alberghi, infatti, non è uno standard universale.
Negli Stati Uniti, ad esempio, è il prezzo a determinare il livello (anche se per la promozione all’estero vengono utilizzate le stelle) mentre in Europa generalmente il numero 5 indica il massimo comfort. "Molti fronzoli possono essere eliminati o ridotti per essere meno invadenti con gli ospiti e offrire un servizio più economico", spiega all’International Herald Tribune Lewis Wolff, presidente di Martiz, Wolff& Co., proprietario di hotel di lusso come il Ritz a Saint Louis e il Carlyle a New York. "Se un hotel a cinque stelle scende a quattro, la maggior parte dei clienti sarà contenta".
Quando la crisi ha cominciato a colpire duro, le grandi aziende americane hanno tagliato innanzitutto i budget dei viaggi di manager e consulenti, penalizzando tutto il settore. Secondo uno studio dell’istituto di ricerca
Smith Travel, nel luglio 2009 il tasso di occupazione delle camere negli hotel di lusso nel mondo è sceso al 57 per cento rispetto al 71 dello stesso mese dello scorso anno. Il calo maggiore si registra nella fascia alta: negli ultimi dodici mesi, il prezzo medio di una stanza negli hotel a cinque stelle è diminuito del 16 per cento, a 245,13 dollari, mentre negli hotel di fascia media è sceso del 13 per cento (87,12 dollari).
Per mantenere standard elevati, inoltre, gli hotel a cinque stelle hanno costi di gestione da capogiro, soprattutto di personale, e a differenza degli alberghi "stagionali" sono aperti tutto l’anno.
A pagare le spese della crisi sono i lavoratori meno specializzati - facchini, camerieri, addetti alle pulizie – licenziati a migliaia negli ultimi mesi.
Più al sicuro i portieri poliglotti e gli chef.

E in Italia? Secondo Federalberghi, che rappresenta 33.768 hotel italiani (di cui 254 a cinque stelle), le presenze da gennaio a luglio sono diminuite del 7,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008, con un calo occupazionale del 5,6 per cento. La crisi è più forte nelle città d’arte – Roma, Venezia, Firenze, Napoli – dove sono concentrati gli hotel extralusso.
Ma per il momento le cinque stelle restano ben salde. "Abbiamo rivisto al ribasso la politica tariffaria – spiega Maddalena Ciociola, ufficio stampa del pluridecorato Grand Hotel St.Regis di Roma – adeguandola alle nuove condizioni di mercato, sia per i clienti business sia per gli altri.
Ma abbiamo mantenuto il livello del servizio".

In definitiva quello che è successo e che sta accadendo nel mondo e anche in Italia mi è ben noto, ma non è così che si fa.
Le cose da fare sono ben altre, perché ripristinare il passato sarà più difficile che annullare l’handicap attuale.
Un due tre, parola di lupetto, che tra i giovani, gli scouts, sono sempre i "ragazzi" migliori ... almeno così dicono.

13 commenti:

  1. Non ho capito in dettaglio perché pensi che gli alberghi italiani sbaglino

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  2. @Anonimo
    Sconti sfrenati danneggiano il settore turistico e ti riporto una cosa già scritta da tempo.

    Il problema è serio e coinvolge il turismo a 360 gradi, che a causa di questi ribassi continui, viene fortemente danneggiato. Per un grande hotel con molte stanze, è facile abbassare le tariffe, in alcuni casi anche su grandi percentuali, ma per un piccolo albergo le cose sono molto più complicate.

    Calando all’inverosime i prezzi, con last minute e sconti di ogni tipo, gli albergatori pagheranno gli effetti della crisi, per un periodo di tempo molto più lungo rispetto ad una ripresa dell’economia, poichè sarà impossibile riportare le tariffe delle camere ai livelli di normalità in breve tempo.

    Inoltre con questa politica degli sconti 365 giorni all’anno, le grandi catene e gli albergatori più faciloni, stanno contribuendo a diffondere una mentalità distorta nella testa dei consumatori, che ormai prenotano solo se vedono la scritta “last minute”.
    Faccio solo un piccolissimo esmpio
    che non è la problematica maggiore ma...

    ... Invece di svendere le camere a tariffe da fame e bruciare motagne di soldi bisognerebbe ingegnarsi, massimizzando la visibilità del proprio hotel nel web a favore della disintermediazione (posizionamento, pay per click advertising, social marketing, etc…), ma anche applicando tecniche di Yield o Revenue management, che consente di migliorare il volume d’affari del proprio hotel, senza fare sconti a go-go.

    In questo ambito fanno scuola le Grandi Navi da Crociera, le quali grazie ad un marketing vincente e con l’offerta di pacchetti sempre più articolati e diversificati per target o fascie d’età, riescono ad andare in controtendenza rispetto alla crisi, registrando incrementi a doppia cifra. E' anche vero che hanno, nonostante battano bandiera italiana, del personale straniero e quindi di minor costo, ma ci sanno realmente fare.
    Poi ... e poi ci sono gli altri problemi che variano dalle gestioni dei grandi "parlatori" ma per niente sapienti, a quelle dei grandi "ladroni" e di quest'ultime potrei scrivere, non un romanzo, ma una Treccani; se non due.
    Alla fine del gioco c'è sempre un grandissimo risparmio, qualità e ...
    ;-)

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  3. Non capisco perchè hai usato la terza persona: quel "LUI" sei tu.

    Questa volta senza interrogativi.

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  4. @Vinc
    Era meglio che lo facevi, perchè se voleva dirlo lo diceva 'Lui'.
    Vuoi vedere che ti cancella il commento?

    B.C.

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  5. Ovviamente condivido. Non serve abbassare i prezzi solo perché c'è una diversa percezione da parte del cliente, la quale porta l'albergatore a ricevere maggiori prenotazioni e quindi ad ottenere più guadagni. Bisognerebbe fermarsi un attimo a pensare a quando, finita la "crisi", si tornerà ai prezzi precedenti. Il cliente cercherà (quasi pretenderà) sempre il prezzo scontato. Se non vado errato è successo lo stesso quando i tour operator hanno avuto la brillante idea di introdurre il last minute: dopo circa 5 o 6 anni ne portano ancora i segni!

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  6. Mi unisco all'anonimo e ti chiedo se si può avere maggiori dettagli oltre al marketing, Yield o Revenue management etc etc. che hai già descritto.
    La cosa mi interessanon poco.
    :-D

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  7. @Elettrix
    Ottimo!!!
    Il riferimento era anche dovuto a quell'esempio.
    Poi ci sono altre situazioni che si sono crate negli States durante Carter e subito dopo.
    Prezzi che non stavano nella logica e abbassamento della qualità.
    Chi ha vissuto quei tempi in quei posti può ricordare benissimo.
    Ma forse ahimè, o si sono dimenticati o non ne hanno neanche letto un rigo.

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  8. @Sergio

    Se hai tempo di ascoltarmi per i prossimi due mesi .....
    ;-)

    P.S.: Qualche segretuccio me lo lasci?

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  9. @Luciano

    Le innovazioni che "LUI" ha realizzato in Egitto sarebbero utili o efficaci ancora adesso?

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  10. @Sergio

    Eh no, non credo proprio.
    Lo studio del turismo è un pò come la raccolta di francobolli; non finisce mai.
    C'è da dire che alcuni dei "rimedi" a suo tempo approntati ... alla sicurezza dell'income, risparmio di qualità eccetera eccetera, non li vedo ancora in giro, nonostante siano passati quasi dieci anni, ma attualmente quelle "mosse d'Egitto" adesso non sarebbero più sufficienti.
    Solo chi segue costantemente le innovazioni del settore, facendole poi sue con alcuni cambiamenti che più s'addicono alle realtà gestite, portano i GM o AD ha mantenersi costantemente sul mercato con buone percentuali.
    Ho appena letto le dichiarazioni di un GM italiano che si vantava di avere le presenze sulla base dell'80% in agosto. E' anche un nome di "pregio" nel settore e molto ascoltato.
    Ebbene, se avessi lavorato con quelle basse percentuali (e non solo ad agosto) non mi vanterei di sicuro.
    ;-)

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  11. Parole sante , a forza di svendere abbiamo ridotto un turismo di m....
    Siamo diventati come le pu... 4 pagano 3 , mi può fare uno sconto ulteriore...e altro. Quest'anno ho deciso , oltre di alzare i prezzi in modo normale aumentare i servizi ed in anno di crisi di non riempire all'inverosimile, ma di curare di più il servizio a discapito di qualche presenza, in fondo non è solo il numero che fà un anno positivo ma trovo che lo sia anche la soddisfazione del cliente,fermo restando che parlo di riviera romagnola famosa per i prezzi bassi ma anche di tanti pregi, sono convinto anch'io che nei prossimi anni ne vedremo delle belle, ciao Mariano.

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