mercoledì 1 settembre 2010

Con quella "testa" un po' così che abbiamo noi che viviamo a Genova





Che peccato, verrebbe da dire, ma credetemi, un peccato non è; anzi, basterebbe far funzionare un po’ le meningi con annessi e connessi, se ci sono.
E capire che può essere la svolta per migliorarci davvero, a Genova.
Città per la quale parlo e scrivo sempre malvolentieri, ma tant'è che la lingua va a sbattere lì.
La notizia era nell’aria da qualche giorno, ma adesso è ufficiale.
La Compagnia crocieristica “Carnival” con la ““Carnival Magic” ha scelto il “Palacrociere” savonese per i suoi quattro sbarchi programmati nel 2011 in Liguria, eliminando i cugini di Genova.
I più stolti, e qui ce ne sono parecchi, forse diranno: “sono solo 12.000 presenze, che vuoi che sia per una grande città”, dimenticando il fattore “immagine” e che solitamente da cosa ne nasce un’altra.
Inutile andare a cercare le colpe o le responsabilità, non serve a una mazza e non produce altro che bisticci e contrarietà, ma rimboccarsi le maniche e provare (finalmente) un po’ a sudare.
Tutti insieme, bordo, babordo e tribordo; o se preferite, destra centro e sinistra.
Ma perché la Carnival ha scelto così?
Va innanzi tutto detto che Savona, pur non avendo assolutamente le attrattive turistiche al pari di Genova, ha saputo però darsi da fare; poche parole e camminare.
E poi Genova è a 50 km; il crocierista “paga” un’escursione per vedere l’acquario, Via S. Lorenzo e altre cose, e sono tutte “palanche” per la Compagnia e per la città.
Inoltre Savona ha dimostrato d’essere molto sensibile a questa branchia del turismo, infatti, unica città al mondo, ha fatto seguire un corso ai propri vigili urbani per accogliere i crocieristi, e credetemi, non è cosa da poco (la qualità).
Qui da noi i corsi li fanno per darti più multe; residenti e turisti.
Comunque, multe o non multe, Savona ha accolto la Compagnia Costa (circa 15 anni fa) con straordinaria velocità quando Genova “preferì” i traghetti alle crociere, e i negozianti sono sempre tutti aperti, mentre a Genova non si fa altro che discuterne l’eventualità, e “nessuno”, da entrambe le parti (Comune, Camera di Commercio, Associazioni, Enti, eccetera eccetera), sa mettere in piedi dei programmi d’innovazione e fattibilità, sia con le infrastrutture che con l’organizzazione.
Niente di nuovo, la solita storia, e pensare che anche Livorno, all’ultimo minuto, aveva negato le banchine alla Carnival di Michael Arison, proprietario anche della Costa Crociere.
Boh, contenti loro.
Dell’incremento del business crocieristico tutti lo sanno e l’ultima Cruise Shipping Conference nel marzo scorso a Miami ne ha confermato l’andazzo.
L’Italia si mantiene al vertice continentale per quanto riguarda il movimento passeggeri per singolo porto, nonostante le variazioni di itinerari effettuate da alcune compagnie di navigazione.
Sarà ancora Civitavecchia il principale porto crocieristico italiano nel 2010, seguito a strettissima distanza dal porto di Venezia. Saldo il terzo posto di Napoli, mentre Genova guadagnerà ben due posizioni, passando dal sesto al quarto posto. Seguono Livorno e Savona.
“Il successo delle crociere è legato senza dubbio all’ottimo rapporto qualità/prezzo di questo prodotto, caratterizzato da costi contenuti e livello di servizio medio-alto.
Cose che, spiace dirlo, il settore alberghiero neanche le sogna ma è capace di sostenerle sempre … a “sole” parole però.
Inoltre, scegliendo la crociera, si evitano partenze con aerei e quindi eventuali disagi, ritardi e soprattutto costi aggiuntivi.
In nessun altra nazione europea ci sono così tanti porti d’imbarco come da noi. Grazie a Costa Crociere e a MSC Crociere ci si imbarca in ben 11 porti italiani: Savona, Genova, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Catania, Messina, Palermo, Bari, Ancona e Venezia, tutti facilmente raggiungibili da ogni angolo del nostro paese.
Non dimentichiamo inoltre l’arrivo sul mercato di 5 nuove grandi unità (3 di Costa Crociere e 2 di MSC Crociere) con un totale di altri 14.000 posti letto, nonché la destagionalizzazione dell’offerta a prezzi sempre più competitivi”.
Un aspetto che desta qualche preoccupazione è la forte riduzione della presenza di piccole navi nei porti italiani. Si è verificato negli ultimi anni un sensibile calo, in termini di scali, da parte di compagnie quali Star Clippers, Windstar, Silversea, Seabourn.
Si tratta di compagnie che dispongono di navi in grado di ospitare dai 100 ai 300 passeggeri: a seguito dell’offerta di destinazioni in altre aree a costi decisamente inferiori, queste realtà hanno pian piano abbandonato il loro interesse per i nostri porti. Infatti il rapporto costo/qualità nei porti italiani, soprattutto per navi di stazze inferiori, è altissimo.
Comunque detto questo, credo sia giusto parlare di Concorrenza che non è altro che quella condizione nella quale più imprese competono sul medesimo mercato (in questo caso i Porti), inteso come il luogo d'incontro ipotetico tra domande ed offerta, producendo i medesimi beni o servizi (offerta) che soddisfano una pluralità di acquirenti (domanda).
E per il quale Adam Smith, filosofo ed economista scozzese del '700, scriveva: “Pura concorrenza vuol dire compenso a coloro che forniscono i beni migliori al prezzo più basso. Essa offre un compenso immediato e naturale che una folla di rivali si affanna ad ottenere, ed agisce con più grande efficacia di una punizione distante, dalla quale ciascuno può sperare di sfuggire”.
Ed ecco che qui, come sopraddetto, subentrano le meningi con gli annessi e connessi, sempre che ci siano però.
Alè!

4 commenti:

  1. Dott. Ardoino
    Prima di tutto grazie.
    Di esempi ne abbiamo ogni anni e molto spesso, però vorrei ricordare questo, anche perchè c'ero.

    L’aria condizionata rotta. Quasi ottocento persone a bordo. Automobili stracariche. Una traversata lunga quaranta ore. Spira aria di rivolta, a bordo della Berkane, motonave della Comanav, la compagnia di bandiera marocchina. E il suo arrivo, atteso oggi alle 15 a ponte Doria è l’ultima mazzata, tra quelle che, negli ultimi giorni, hanno reso difficilissima la vita ai passeggeri del terminal traghetti. Una struttura messa già a dura prova da un traffico che, nei giorni più caldi, supera abbondantemente le quarantamila persone, e ora all’indice dei passeggeri per il degrado che lo circonda e l’assenza, soprattutto in situazioni di emergenza, di servizi essenziali.

    Trovare soltanto una bottiglia d’acqua, se una nave è in ritardo, nel terminal di Dinegro, ai piedi del quale topi e immondizia la fanno da padrone, può diventare un’impresa. Lo dimostra l’odissea vissuta dai viaggiatori che, domenica sera, hanno atteso per ore la Fantastic, il traghetto per Porto Torres di Grandi Navi Veloci.

    Programmato alle 21, è arrivato all’una di notte, partendo alle due e mezza. Il motivo, lo riassume una passeggera, Maria Rita Sassi. Anche lei,domenica scorsa, ha atteso per un tempo immemore: «Mia figlia sta a Genova, io in Sardegna. È una tratta che faccio spesso. I ritardi sono frequenti. Tra percorsi, carico e scarico, è impossibile tenere i tempi».
    Cordialmente

    Anna Rita

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  2. Gentile Anna Rita,

    Grazie delle tue parole d'apprezzamento.
    Purtroppo, e dico purtroppo, perchè anch'io ero presente in quell'occasione.
    Mi informò un giornalista che mi sollecitò a correre immediatamente al Porto di Genova poichè...come ben sai.
    Quello che vidi fu veramente improfessionale e contro qualsiasi logica del fare (bene).
    Le possibilità di miglioramento sono inimmaginabili e la speranza, se c'è, è che prima o poi qualcuno dei "professoroni" locali attui la più banale delle soluzioni.
    Andarsene a casa e farsi sostituire.
    Un abbraccio

    Luciano

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  3. - La necessità di stabilire un dialogo contino sulle prestazioni e sullo sviluppo dei porti, tra le parti interessate alle attività portuali, e all’interno delle città, delle regioni, e oltre se necessario. Il dialogo riveste un’importanza determinante poiché permette di ottenere l’accettazione sociale e di garantire l’efficacia, migliorare l’immagine dei porti e conseguire un assetto territoriale più consono alle funzioni urbane, ricreative e turistiche. Un’impostazione basata sul dialogo con le parti interessate può contribuire a garantire attività portuali sostenibili e a migliorare le prospettive e le condizioni d’occupazione.

    - Come ultimo, ma non meno importante, la necessità di conciliare lo sviluppo e la gestione dei porti con la trasparenza, la concorrenza e il diritto comunitario in generale.

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