domenica 14 novembre 2010

Se io fossi il Sindaco di Genova

Caro Massimiliano,
per fortuna entrambi non amiamo perdere tempo, quindi vado subito al dunque e ne lancio una per vedere (di nascosto) l’effetto che fa e dico; s’io fossi il Sindaco di Genova organizzerei la settimana: “Se io fossi il Sindaco di Genova”.
Forse sarebbe inutile dire che la mia è una provocazione, ma si sa come va da noi; qualche bontempone lo si trova sempre.
Comunque buoni o non buoni per il tempo, dalla data del rientro in Italia nella mia città, credo d’aver seguito molto attentamente le dichiarazioni dei “Guru” nostrani (i politici e altri) in merito alle migliorie da approntare al capoluogo ligure, quelle per darci una certa tranquillità economica.
E perché no, il benessere per chi un domani verrà, o ancor meglio se vi nascerà; sempre che ci lascino gli ospedali (vedi Osp. Evangelico), che per “riprenderci” dai soldi mal spesi (da loro), probabilmente diventerà un bel Residence per quegli abitanti che non ci sono più.
Palanche che a ‘sti signori vien bene produrre se costruite su tasse, orpelli o contravvenzioni per far “cassa” e sopperire a spese incomprensibili a mente umana (vedi la Regione che per “l’ululone dal ventre giallo” ha stanziato 179.000 mila euro per la sua salvaguardia), ma ben poco sul produttivo con annessi e connessi.
Non che dall’estero prima me ne fregassi di Genova, per carità; solo che un po’ me ne disinteressavo, come si dice; lontano dagli occhi, lontano dal cuore e tira a campà.
Ora purtroppo non più, ci sono dentro e quello che quotidianamente m’appare leggendo il “tuo” o quello degli “altri” sulle disamine e la rapidità delle decisioni per riportarci agli allori, ahimè del tempo passato; beh caro amico, sai che ti dico, “manco li cani”.
E il tuo ultimo sul canile di Monte Contessa dove non si riesce neanche a portare delle coperte in disuso, la dice già lunga.
Molte cose non certo brillanti di questa città sono state dette e ridette all’infinito, ma non voglio tediarti con la lista delle aziende che non ci sono più; ci vorrebbero le pagine della Treccani se a qualcuno venisse in mente di trascriverle, nonché un mesetto intero per leggerle tutte.
Per non parlare del resto; porto, infrastrutture, turismo, eccetera eccetera.
La settimana “Se io fossi Sindaco di Genova”, sarebbe per ipotesi ideata, non per ascoltare se ci sono i buchi per strada (quelli non mancano mai e sembra che non ci sia più niente da fare a Genova) o via dicendo, ma per capire se nelle alte sfere politiche cittadine, nelle stanze dei bottoni di madreperla e non solo, chi di dovere, si possa finalmente mettere al passo con quei pochi e buoni imprenditori che ancora ci sono in questa benedetta città.
E’ mai possibile che di tutte le idee degli imprenditori del calibro di Riccardo Garrone, di Gianluigi Aponte e di Vittorio Malacalza, non ce ne sia una, ma che dico, mezza, che possa andar bene per loro o per quelle “diavolo” di leggi o leggine, decreti o decretini?
Dai non scherziamo.
Tutte queste “gare” che poi immancabilmente vanno a finire in mano alla magistratura e che li poi ci risiedono per chissà quanto tempo, chi le fa, chi le organizza?
Sei forse tu, io … a l’è ‘a figgia da Jole o chi altri?
E se la politica non riesce a star dietro alla dinamica o alla velocità degli imprenditori; beh, che si cambi il politico di turno o il responsabile di quello o quell’altro; che diamine, non si può di certo cambiare l’imprenditore, o no?
Dei primi ce n’è tanti, a volte inutili e anche troppi, ma dei secondi, quelli buoni davvero … ma vogliamo farli scappare?
No, qui tutto è fermo e va di gran moda il “ci dobbiamo pensare”, che va bene, per amor del cielo, ma non ci si può pensare per l’eternità.
E poi, quel “la colpa è sempre degli altri”, i dispettucci o chissà quali interessi… ma per piacere, una volta per tutte.
Il turismo che c’entra?
Semplice, quello congressistico che se non ci sono aziende, sai dove va?
E’ recente il caso di quello multinazionale dell’informatica che ha traslocato a Torino, la città del presidente della Federcongressi e che li ha qualche “azienda” che lavora nel ramo… che caso strano.
Toh, ho fatto la rima.
Per non parlare di un’associazione internazionale che opera in campo medico; l’Italia era stata selezionata superando concorrenti come Olanda e Svezia, dove Genova aveva le caratteristiche per l’ospitalità alberghiera e spazi per i congressi.
Ma siamo crollati sui collegamenti; siamo fuori, restano in gara Milano, Venezia e Roma.
Ne azzeccassimo una.
Probabilmente pochi sanno che per ogni congressista c’è una spesa di circa 240 euro al giorno che vengono spalmati sulla città tra pernottamento, trasferimenti, ristorazione, tipografie, hostess, interpreti, fornitori d’impianti piante e tutto il resto.
E questo basta e c’avanza.
Ah dimenticavo; comprano anche più giornali.

3 commenti:

  1. o a l’è ‘a figgia da Jole?


    Cheddè?

    :-D

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  2. Di chi è la colpa?

    http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-11-13/brand-italia-perde-quota-064026.shtml?uuid=AYzYDGjC

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  3. @Francesco

    La risposta per la prima domanda è:
    la figlia della Jole, e la Jole a Genova era molto famosa come la "bocca di rosa" di De Andrè.
    La seconda risposta è nel prossimo post.
    Ciao
    ;-)

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