martedì 16 novembre 2010

World Travel Market di Londra 2010 e tira a campà

Non ci contavo molto ma l’avevo promesso e di conseguenza mi sono messo d’impegno, anche perché ero curioso di sapere che cosa fosse stato detto sul turismo al WTM di Londra. 
Diciamo che per oltre 30anni non me ne sono perso uno in giro per il mondo, ma non è che ne abbia tratto molte novità, anzi, le solite cose già dette e ridette ... e cambiano "solo" i grafici; le str...anezze sono sempre le stesse.
C’ho provato, eccome se c’ho provato ma scusate non ce l'ho proprio fatta e dopo due ore mi sono arreso.
Mi sono “sorbito” innumerevoli articoli e visti una miriade di video sul World Travel Market, ma non c’è stato niente da fare.
Una noia indicibile, niente di nuovo ed una valanga di str…anezze senza capo e ne coda.
Sfido chiunque a dirmi una minima cosa che lì, in quei giorni è stata detta, letta o vista e che non si sapesse da prima o già da tempo.
Ha iniziato la presidentessa, la Fiona Jeffrey, sostenendo che dalla crisi ci si uscirà “totalmente” tra cinque anni, e come logica di questa disamina ha elencato che questo è il responso di un’intervista  a mille e più professionisti del settore.
Ma per piacere, non sono forse gli stessi che due anni fa avevano detto che già nel 2010 … ?
Innanzi tutto i dati che ci arrivano da altre fonti (ved. WTO) e che oltretutto sono ad esso collegati, sempre che siano almeno per metà veritieri, dicono che l’up è già cominciato in molti Paesi, ovviamente quelli che tempo prima erano a scarsa densità turistica, e che per merito dei prezzi minori di tasse, gestione eccetera eccetera, che abbinati alla diminuzione di quelli del trasporto; beh, qualcosa dovrebbe aver insegnato a ‘sti “professoroni”.
E non è forse mondialmente risaputo che i Paesi emergenti sono detti appunto (emergenti), perché ci prendono e prenderanno una fetta sempre più importante di possibili clienti?
Altra cosa che nessuno dei “guru” internazionali ha mai detto, è che in queste Nazioni c’è ancora la voglia di tentar di fare bene; la stessa che succedeva da noi quando si era agli albori.
E’ inoltre abbastanza risaputo che in quelle Nazioni dove si individua nel turismo la fonte per uscire dalla “bratta” (per cercar d’entrare nel benessere), ci si mette l’impegno dovuto, e fors’anche di più.
Ormai da noi tutto è scontato, ma soprattutto crediamo che universalmente o per grazia divina ci sia dovuto, perché nel turismo siamo stati i campioni del mondo.
Grandissimo errore, anche perché siamo convinti d’esserlo ancora.
Ci siamo “dimenticati” che per stare al passo bisogna farci un “mazzo tanto”, e che il turismo (e non solo) è un po’ come fare la collezione dei francobolli; non si finisce mai?
Pochi lo fanno e l'hanno capito.
Ma prova a parlare con qualcuno di “questi” che c’amministra dal turismo nazionale a quello ben più piccolo e locale.
Ebbene tutti ti diranno d'avere la medicina giusta che però non guarisce mai un bel fico secco.
Il turismo non sarà mai più come una volta (almeno questo spero l’abbiano inteso) e questo è per demerito di tantissimi fattori, ma uno su tutti è quella cosa che gli “schiaccia bottoni” non dicono mai e che assemblo in poche parole; e il prodotto?
Qui da noi c’è “solo” la gara a venderlo senza neanche conoscere il che cosa sia.
Vi è forse mai successo sentirvi dire; “… tra le destinazioni che ha scelto le consiglio vivamente questa perché l’organizzazione è certosina; dal ricevimento all’aeroporto, ai trasferimenti per finire all’hotel dove potrà trovare eccetera eccetera un servizio che premia l’immagine Italia”.
Faccio un esempio forse paradossale, ma che può rendere l’idea: alle Fiji quando il cliente va via, capita spesso che gli impiegati dell’albergo o del resort piangano.
Ce li vedete i nostri a versare lacrime quando è in partenza, chessò, la camera numero trentadue o la centoventotto?
Siamo d’accordo, è un racconto banale di casi estremi; solo che qui piangono quando ti vedono entrare nel ristorante (in particolare se vicino all’orario di chiusura) o se entri nella stanza dell’albergo durante il momento delle pulizie (sempre che non ci mettano anche qualche imprecazione o quelle facce scocciate da primo mattino).
Che sfiga, né!
Piangere non è certamente il sinonimo della qualità, ma il cliente si sente amato.
E se vi sembra poco sentirsi ben accolto o nel momento del commiato?
O forse no, sono solo sciocchezze.
E queste cose che un tempo, ahimè oramai passato e che andavano molto di moda, le sento sempre di meno ... sempre che si sentano, come nel caso del recente WTM di Londra dove forse … mentre in quei paesi emergenti, la va ancora per la maggiore.
P.S.: Quello che è più strano (!) è che nelle compagnie “serie” di navigazione, questo esiste ancora e il tutto è auto gestito; mentre i risultati si vedono, e si vedono bene.
E se non avete mai esaminato il perchè ... provate per una volta a pensarlo e scoprirete che i grandi "guaritori" lì non c'entrano mai.

5 commenti:

  1. Quello che dici opper me è sacrosanta verità.

    :-)

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  2. @Ardoino Luciano

    .........un argomento così importante e così poco conosciuto da una stragrande maggioranza di imprenditori. Qualità è una cosa che può fare chiunque, ma non a tutti è venuto in mente di renderla d’importanza primaria. Fare qualità non significa solo dirigersi verso la perfezione, qualità significa differenziare l’approccio con i clienti, saper gestire le proprie risorse al meglio, riuscire a consolidare il lavoro di gruppo e salvaguardare l’ambiente, e molto alto ancora. Il significato originale della qualità era “prodotto che non abbia difetti”, ma nel corso degli anni si è evoluto e non ci si è concentrati solo ad esaminare il prodotto finito, ma si è iniziato a fare qualità all’interno dell’azienda o nell’elaborazione del prodotto o servizio durante la sua costituzione, in modo da arrivare ad elaborare un prodotto di qualità. Il concetto di qualità è passato quindi nel corso degli anni da “un prodotto che non abbia difetti” al grado di soddisfazione degli acquirenti - operare avendo come priorità assoluta il cliente.........

    :-DDD

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  3. @Luciano

    Cosa dici, ce ne andiamo alle Fiji?

    Scherzi a parte, se tu ci torni, io vengo con te.

    :-)

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