Ancor prima di
cominciare questo post, mi sono detto: “Da quale pulpito viene la predica, Luciano
vergognati!”.
Ma ci provo lo
stesso!
Eh si, raccolgo
di botto l’iniziativa dell’amico Massimiliano Lussana, il caporedattore de Il
Giornale (sez. Genova) e la sua “Raccontateci le vostre storie di scuola per
migliorala”.
Però questo post
scritto circa due mesi fa, l’avevo in verità inviato al Max, mentre oggi mi
riappare a pagina 12 sullo stesso quotidiano.
Che sfiga vuole
non è sul web (mannaggia a lui … intendo al Max).
Come detto, non avrei granché la qualifica per farlo, anche perché dopo due
soli anni di liceo scientifico ho preferito “buttarmi” sul lavoro, emigrando in
Brasile a far il lavapiatti in un grande e grosso hotel nei pressi del mare ...
e con una marea di piatti e pentole da sgrassare e da lavare.
Non che andassi
poi così male didatticamente, per carità (la sufficienza era praticamente
assicurata in tutte le materie, ma niente di più e manco di meno), ma dopo nove
anni di collegio (interno) coi frati non ce la facevo proprio più.
Oltretutto s’era
anche tutti maschietti, e solo l’anno dopo la mia uscita da S. Nicola, il
rettore decise di inserire anche le femminucce.
L’avessi saputo
prima mi ci sarei anche laureato, e bi-tri-laureto, ma il buon Padre Andrea
decise di non privilegiarmi di questa conoscenza.
Porca Eva!
Poi ci si sono
messi anche i miei genitori che hanno preferito separarsi e il mio personale castello
di sabbia è precipitato con un semplice calcione … e stessa sorte ha fatto la “squolla”.
Vabbè, morta la,
è storia passata.
Però di scuole,
quelle alberghiere, ne ho visitato un quantitativo industriale girovagando il
mondo per lavoro, e per due anni (uno più uno), a distanza di oltre vent’anni
dalla prima alla seconda occasione, ne sono stato anche docente, dapprima
insegnando cucina, poi sala e logistica alberghiera.
Chiaro è che
questa mia curiosità era dovuta essenzialmente al fatto che gestendo delle
catene alberghiere ero praticamente obbligato a cercare i migliori studenti che
da queste uscivano, e poi diciamolo pure tranquillamente, che amando questo
settore in una maniera spropositata, il cercare di confrontarle una con l’altra
e il capire dal di dentro come si svolgeva realmente l’ambaradan scolastico, è
sempre stato il mio diversivo o l’hobby preferito.
Ma veniamo alle scuole alberghiere!
Come già detto in precedenti, l’Italia negli anni ‘50/’60 e ’70 disponeva di ottime scuole alberghiere che ci permettevano di stanziare nelle primissime posizioni mondiali da cui fuoriuscivano grandi future personalità dei vari settori alberghieri e ristorativi.
Infatti non vi è una sola sezione alberghiera in cui non siamo stati i promotori sia in didattica che in creatività; lo stesso Leonardo Da Vinci, un esempio su tanti, fu grandissimo ideatore nella Roma dei Cesari nel
Da quell’occasione nascono appunto i servizi alla francese, russa ed italiana ben contornati dall’eleganza dei servitori che volteggiando musicalmente deliziavano i commensali.
Cose d'altri tempi ma intonate all'epoca.
Mentre adesso?
Adesso prova a chiedere cosa sia il filo nella ‘mise en place’ in un tavolo reale; uno su mille ti risponderà e forse neanche quello, docenti e presidi compresi.
Le cause di questa debacle sono molteplici; lo stipendio di un docente corrisponde alla paga di un lavapiatti stagionale e quindi è immaginabile la volontà dei buoni preparatori ad affrontare questa istruzione e detto porta conseguentemente al deterioramento di gran parte delle istituzioni scolastiche presenti nello stivale.
La EHL di Losanna, internazionalmente ritenuta la migliore scuola alberghiera del globo e personalmente visitata in più occasioni a livello informativo, ha variegati programmi di formazione e gli standard sono affinati con precisione svizzera mentre governi, associazioni professionali e scuole superiori di una decina di paesi hanno chiesto all'EHL di guidare lo sviluppo delle loro scuole professionali alberghiere, tra cui gli Emirati Arabi.
La LCB di Adelaide in Australia, The Hague in Olanda fondata dall’Horecaf, Finlandia e poche altre hanno capito che la qualità non è solo nel management direttivo ma la parte qualitativa integrante proviene dalla cucina, sala, bar, camere, reception fino alla maintenance o alle lavanderie attraverso deposito e quant’altro di questo meraviglioso settore.
In Italia manca
completamente l’inserimento del “privato” nelle scuole alberghiere, e cioè il
grande manager (F&B Manager, Executive Chef, Maitre D’, Head Receptionist,
Housekeeper Manager, Hotel Director, Operation Manager, 2.0 e bla bla bla) che
dedicando qualche ora mattutina abbia ad esortare direttamente gli scolari di
questi istituti scolastici.
Chiaro è che gli
stessi studenti sarebbero più affascinati sviluppandone dal vivo le varie
possibilità del domani.
Però nisba, non
c’è niente da fare e si tira a campare.
Magari uno di
questi grandi professionisti potrebbe maggiormente invogliare i ragazzi a
studiare delle lingue, chessò, russo, cinese, portoghese eccetera, che
potrebbero poi risultare molto utili alla nazione intera, anziché orientarsi sulla
solita lingua castigliana che per noi latini è di una facilità esagerata, né?
E tante altre
cosette che non sto a dire per evitare di fare notte.
Nello stesso
contempo il professionista potrebbe già capire chi, di questi studenti, ha le
priorità necessarie per affrontare, non appena diplomato, l’apprendistato nel
proprio resort, ristorante, albergo e via cantando.
C’è anche da
dire che gli alberghi italiani, in particolar modo quelli liguri, non
dispongono di camere per il personale, e questo implica il fatto che i
migliori, o hanno una botta di “fortuna” nel trovare il lavoro nella propria
città, oppure devono costantemente emigrare in quelle nazioni dove le
sistemazioni per il personale sono presenti.
Questo implica
che qua non restano i migliori ma … vabbé avete capito.
Dulcis in fundo,
m’è incomprensibile il perché nelle scuole alberghiere mondiali (si potrebbe
cominciare in Italia no?), non sia presente lo studio dei disabili, e vale a
dire il dare delle nozioni almeno elementari per conoscere e sapere il che cosa queste
persone (i disabili) s’aspettano dagli impiegati di questo settore … e non il
nulla assoluto.
Ma vai a
spiegarglielo.
Innovare innovare e innovare, e non mantenere ciò che va male.
RispondiElimina@Vinc
RispondiElimina???????
@Sergio
RispondiEliminaPerché ??????
:-(