sabato 27 agosto 2011

Il Sistema Francese dei Buoni Vacanza

COM'E' INIZIATO
In Francia il Turismo Sociale nasce in parallelo col diritto alle ferie retribuite, istituite nel 1936 e
ampliate nel 1956 e nel 1969.
Sin dall’inizio il Governo francese ha ritenuto di dover sostenere l’effettivo esercizio del diritto alle vacanze, in parallelo al diritto alle ferie pagate, ma per molti anni vi è stato un dibattito sulle effettive modalità per sostenere le vacanze dei meno abbienti.
Alla fine del 1973 il Segretario di Stato per il Turismo propose la creazione degli chèques
vacance, ma, anche per il cambio di Governo, il dibattito non arrivò a una concreta realizzazione.
Mitterand, già da candidato alla Presidenza della Repubblica, si impegnò nel 1981 a creare un sistema di chèques vacances per aiutare i meno abbienti e finalmente nel marzo 1982 nascono gli chèques vacances che si sono sviluppati attraverso innumerevoli modalità in questi 25 anni.
Il sistema francese dei Buoni Vacanze nasce strettamente connesso ai “comités d'entreprise” che hanno permesso di iniziare una politica sociale all’interno delle imprese coinvolgendo sia i datori di lavoro che i lavoratori.
Pertanto l’esperienza francese nasce totalmente all’interno degli organismi bilaterali tra lavoratori e imprenditori.
Nel 1982 un francese su due non lasciava la propria città neppure durante il periodo delle
vacanze.
Non viaggiavano principalmente i più disagiati, coloro per cui le condizioni di lavoro, di vita quotidiana erano più difficili, ma rinunciavano alle vacanze fuori città anche molti lavoratori a basso salario e con famiglie numerose.
Se invece andavano in vacanza, spesso non avevano un supporto nello scegliere le località e i servizi adeguati ai propri desideri.

IL SITEMA ANCV
Il sistema che garantisce e distribuisce gli Chèque-Vacances (una sorta di mini assegni o buoni vacanza) si è sempre occupato anche di garantire prezzi scontati e strutture adeguate ai lavoratori che li utilizzano.
Lo Chèque-Vacances è in effetti un mezzo di pagamento supplementare e flessibile.
Così la sua duttilità permette sia soggiorni di lunga che di breve durata in hotel, in camping, gite rurali, club vacanze, di andare al ristorante, il pagamento di autostrade, di attività sportive, ecc.
Lo Chèque-Vacances è un titolo nominativo con una validità per l’anno in corso e per i due anni successivi alla data di emissione e si presenta sotto la forma di coupon da 10 e 20 €.
È accettato da 170.000 esercizi affiliati in Francia e può essere utilizzato anche per soggiorni all’estero tanto in tutta l’Unione Europea che nei territori francesi d’oltremare.
Moltissimi esercizi convenzionati riservano ai possessori di Chèque-Vacances vantaggi e riduzioni di prezzo.
Gli Chèque-Vacances sono utilizzabili tanto per acquistare servizi alberghieri che per trasporti che anche per singoli servizi turistici e culturali, anche al di fuori di una vera e propria vacanza, ma, come si vede nel grafico che segue, la maggioranza schiacciante degli utilizzatori li usa per le proprie vacanze.
Gli utili del sistema Chèque-Vacances sono stati tutti reinvestiti in numerose iniziative di supporto tanto al turismo per i meno abbienti che alle organizzazioni più piccole di Turismo Sociale.
Il sistema Chèque-Vacances è stato recentemente incaricato anche di realizzare due grandi progetti futuri per supportare lo sport per tutti e le vacanze per i pensionati e gli anziani.

L’Agenzia nazionale per i buoni vacanza (ANCV) è l’entità che assicura la gestione dei buoni vacanza mediante cui si autofinanzia.
Si tratta di un organismo pubblico economico costituito nel 1982, sotto il patrocinio dei Ministeri del Turismo, dell’Economia e delle Finanze Francesi.
Alla fine del 2007 l’ANCV contava uno staff di 187 impiegati, producendo un fatturato di 25 milioni di euro di commissioni e altri servizi a cui vanno sommati i guadagni finanziari che nello
stesso anno erano pari a più 30 milioni di euro.
L’ANCV è strutturata in una sede centrale, 5 direzioni centrali, 6 direzioni regionali e 7 uffici regionali.
L’ANCV è incaricato per legge dell’emissione, commercializzazione e rimborso dei buoni vacanze, in esclusiva per la Francia e i territori d’oltremare.

I buoni vacanza francesi godono di una parziale defiscalizzazione tributaria e degli oneri sociali, maggiormente incentivata per le piccole e medie imprese.

I NUMERI DEL SUCCESSO
Dal 1983 ad oggi l’emissione di buoni vacanze è aumentata in modo costante.
Con 1 miliardo e 112 milioni di euro di emissioni di buoni vacanze nel 2007, l’ANCV ha confermato il trend costante dal 1994, che vede un incremento medio di 65 milioni di euro all’anno di emissione di buoni.
Le tappe salienti sono state:
- nel 1983 una partenza di successo con 4,6 milioni di franchi (705.000 euro) di Chèques-
Vacances emessi;
- nel 1992 è stato superato il traguardo psicologico del miliardo di franchi (152,4 milioni di euro);
- nel 2006 è stato superato il traguardo psicologico del miliardo di euro, con l’emissione di ben 89 milioni di buoni.
All’incirca 7 milioni di persone all’anno, tra beneficiari diretti e aventi diritto, come ilconiuge, i figli a carico, ecc. acquistano servizi tramite gli chèque-vacances e si stima che almeno il 30% di questi vacanzieri non partirebbero senza l’aiuto dei buoni.
Il successo degli chèque-vacances è dovuto a tre motivi principali:
- la situazione di monopolio;
- la favorevole legislazione e l’esenzione parziale da imposte e oneri sociali;
- la partnership tra tutti gli stakeholders (datori di lavoro, sindacati, operatori turistici, aziende di trasporto, Stato).

L'INDAGINE
Ogni anno viene realizzata una vasta indagine sul gradimento degli chèque-vacances, coinvolgendo tanto i datori di lavori che gli altri soggetti che distribuiscono i buoni vacanze ed anche i fornitori di servizi.
Solitamente il gradimento risulta molto buono.
I buoni vacanze vengono venduti dall’ANCV ai comitati d’impresa, ai consigli del lavoro, ai datori di lavoro e alle pubbliche amministrazioni.
Nelle imprese con più di 50 addetti, la partecipazione alla spesa dell’impresa è assoggettata a oneri sociali, ma è esente dalle imposte sui salari.

Nelle imprese con meno di 50 addetti, la partecipazione alla spesa dell’impresa è anche esonerata da una gran parte degli oneri sociali. Questa disposizione è stata introdotta dalla legge nel luglio 1999 per facilitare la diffusione degli chèque-vacances nelle PMI al cui interno non sono presenti i comité d’entreprise, che sono invece presenti nelle imprese maggiori e che sono i
principali acquirenti/distributori di buoni vacanze con una quota del 53%.
Possono beneficiare del sistema degli chèque-vacances i salariati con un reddito imponibile inferiore o uguale a 17.492 euro nel 2007 (per un celibe) importo che naturalmente sale al crescere della numerosità del nucleo familiare.
Nei fatti, secondo una statistica dell’ANCV del 2005, il reddito medio delle famiglie dei lavoratori che usufruivano dei buoni vacanze era di 2.240 euro mensili (cioè addirittura superiore alla media del reddito dei nuclei familiari francesi).
Per mentre il nucleo medio familiare francese ha una forte composizione di single e di monoreddito e, pertanto la famiglia media ha solo 1,07 percettori di reddito, il nucleo familiare che utilizza gli chèque-vacances ha mediamente entrambi i genitori che lavorano (1,95 salariati per famiglia).
Infatti, mentre la famiglia media francese (sempre inclusi i single) è di 2,4 persone con 1,88 figli, gli utilizzatori di buone vacanze hanno invece 2,02 figli e 3,21 persone.
In sostanza utilizzano gli chèque-vacances famiglie con un reddito globale basso ma non bassissimo, con figli, prevalentemente impiegati del settore pubblico (rispettivamente 54% e 52%).

CHI LI UTILIZZA
I clienti di ANCV sono i soggetti che acquistano gli chèque-vacances che come abbiamo visto godono di una parziale esenzione dagli oneri sociali e dalle imposte, variabile a seconda del tipo di impresa.

Il40% degli acquirenti (e il 52% degli tilizzatori) Appartengono alla Pubblica Amministrazione, mentre la rimanenza è costituita dai lavoratori e
imprenditori privati, prevalentemente di imprese medio grandi.
La partecipazione del datore di lavoro deve invece essere pari ad un importo compreso tra il 20% e l’80% della parte accumulata dal lavoratore, normalmente.
Gli chèque-vacances possono essere acquistati e distribuiti, oltre che tramite il datore di lavoro,
da organismi a carattere sociale o bilaterale (Caisses d'allocations familiales, caisses de retraite,
comités d'entreprise, mutuelles ou services sociaux de l’Etat, collectivités publiques ou leurs établissements publics), che definiscono in totale libertà i propri criteri di attribuzione.
Gran parte degli chèque-vacances sono acquistati dai lavoratori, che in questo modo hanno una parte del salario defiscalizzato, comunque una significativa percentuale sono pagati integralmente dai comitati d’impresa.
Infatti, il sistema degli chèque-vacances ha coinvolto ormai la quasi totalità dei fornitori di servizi turistici nonché molti fornitori di servizi sportivi e culturali.

È molto interessante vedere come siano stati effettivamente coinvolti un numero enorme di piccoli e medi operatori ed è altrettanto interessante che il 26% della spesa sia destinato alla ristorazione, bilanciandosi sostanzialmente con la parte di spesa destinata a viaggi e trasporti (28%) e quella destinata ai soggiorni (32%).

L’ANCV sovvenziona le sue attività richiedendo una commissione dell’1% ai soggetti che acquistano gli chèque-vacances e un’altra commissione dell’1% ai professionisti del turismo che chiedono il rimborso dei buoni.
L’ANCV trae significativi guadagni dagli investimenti finanziari che derivano dal gestire gli importi versati per l’acquisto degli chèque-vacances sino al momento del rimborso.
Inoltre, una piccola ma significativa quantità di buoni non vengono mai utilizzati ed il loro controvalore viene sempre utilizzato per fini sociali.
Ad esempio, nel 2005 sono stati rimborsati circa 840 milioni di euro sugli 842 milioni di euro emessi nel 2003 e pertanto è rimasto un fondo di 2 milioni di euro che è stato destinato ad attività sociali.
L’ANCV, infatti ha tra le sue competenze la distribuzione di aiuti alle infrastrutture del turismo e del tempo libero a vocazione sociale e contribuisce all’applicazione delle politiche sul turismo sociale definite dallo Stato francese.

DOVE FINISCONO GLI UTILI?
Gli utili dell’Agenzia, al netto di accantonamenti di ogni tipo, sono saliti dai 7,7 milioni di euro nel 2005 e 11,3 nel 2006 ai 14,7 milioni di euro nel 2007 a cui, come detto, vanno sommati gli importi dei buoni scaduti e non incassati.

La maggior parte di essi sono stai reinvestiti sotto forma di sovvenzioni per le infrastrutture del turismo sociale e per finanziare azioni per lo sviluppo delle politiche sociali del turismo.
Ad esempio nel 2007 sono stati messi a disposizione delle azioni sociali ben 19,8 milioni di euro destinati a molte filiere.
L'Agenzia sovvenziona il turismo sociale con aiuti alle infrastrutture e al rinnovo delle case albergo che fanno parte del patrimonio del turismo sociale: villaggi vacanze, maisons familiales, hôtellerie familiale, camping, ostelli della gioventù, centri sportivi di vacanze.
Nel 2006, 145 progetti hanno ottenuto una sovvenzione, per un ammontare globale di 6,533 milioni di euro.
Dal 1994 al 2003 sono stati finanziati 921 progetti di supporto alle infrastrutture del turismo sociale per un importo di circa 37 milioni di euro.
Gli aiuti per le infrastrutture sono rivolti a tre settori di intervento:
- rinnovo e modernizzazione delle infrastrutture turistiche esistenti per migliorarne il confort e i servizi indirizzati all’accoglienza delle famiglie, dei giovani, delle persone anziane, e delle persone diversamente abili;
- creazione di infrastrutture turistiche a carattere sociale e innovativo, in zone ge
- ografiche determinate concorrendo alla creazione di un turismo sostenibile;
- azioni pilota e innovative che necessitano di investimenti materiali (per esempio: pratica di sci per persone diversamente abili, alloggi per giovani stagionali).
Una filiera di intervento sociale ancor maggiore e’ costituita dall’aiuto ai “progetti vacanze”.
Dal 1987 al 2007, più di 400.000 persone hanno beneficiato degli aiuti ai progetti vacanze, per un ammontare totale superiore ai 34 milioni di euro.
“I progetti vacanze” sono stati creati per aiutare le persone che hanno difficoltà a partire in vacanza per la prima volta. Questi aiuti che sono costituiti dal contro-valore dei buoni scaduti e non utilizzati, hanno rappresentato, 5,316 milioni di euro nel 2006 e finanziato la prima vacanza di più di 68.000 persone, nel 2007 i beneficiari sono stati più di 51.000, in discesa a causa di una ristrutturazione nel servizio.
L’obiettivo è di raggiungere i 100.000 beneficiari ogni anno.
L'ANCV sostiene anche le vacanze delle persone diversamente abili, ad esempio aiutando l’associazione «Tourisme et Handicaps».
Dal mese di novembre 2006, l'ANCV a ha ripreso gli obiettivi dell'ex gruppo d'interesse pubblico « Bourse Solidarité Vacances » (BSV), che mette in relazione professionisti del turismo e delle associazioni umanitarie o dei servizi sociali proponendo vacanze a prezzi molto bassi a famiglie e persone in situazioni di disagio.
L’ANCV e’ stata confermata dal governo nel suo ruolo di agenzia per sviluppare nuovi interventi di turismo sociale.

L'OBIETTIVO
Infatti continua a conservare il monopolio della emissione dei buoni vacanze, anche se e’ possibile che stipuli accordi con altre entita’ per la distribuzione nelle imprese sotto i cinquanta dipendenti, dove vuole arrivare a coinvolgere mezzo milione di lavoratori entro il 2010.
All’ANCV e’ stata affidata anche la gestione dei “coupon sport” per incentivare la pratica sportiva, tramite il contributo al pagamento dell’utilizzo delle strutture sportive.
L'ANCV finanzia e coordina il programma «Seniors en vacances» indirizzato alle persone anziane con limitate possibilità economiche.
Questo programma è stato ripreso letteralmente dal programma spagnolo, di cui tratteremo successivamente, e prevede un sostegno ai soggiorni degli anziani che consentirà, a partire dal 2009, la partenza in vacanza di più di 100.000 anziani che diventeranno 500.000 nel 2011.
A livello sperimentale è stato attivato il programma già fin dal 2008 con i prezzi e cofinanziamenti illustrati nel prospetto che segue, di cui hanno beneficiato circa 10.000 anziani.
L’obiettivo del Governo francese è quello di coinvolgere i fornitori di servizi nel cofinanziamento del programma.
In Francia 13.635.000 persone hanno piu’ di 60 anni, nel 2007 gli over 60 rappresentano il 21% della popolazione, ma nel 2050 saliranno al 31%.
Il 52% degli anziani con piu’ di 65 anni non parte per le vacanze e la percentuale si eleva al 58% a partire dai 70 anni.

Su 8,6 milioni di famiglie con reddito da pensione ben 5,2 sono al di sotto della soglia delle imposte e piu’ di 600.000 vivono con una pensione minima, pertanto l’incentivo alle vacanze degli anziani non puo’ venire (come invece succede per i lavoratori) da una leva puramente fiscale ma e’ necessario un vero e proprio contributo.

CONCLUSIONE
Abbiamo visto che gli chèque-vacances provocano nuovi flussi turistici, ma solo in parte fuori stagione e sono utilizzati da famiglie di reddito medio addirittura leggermente superiore alla famiglia tipo francese.
L’indagine sotto sintetizzata dimostra chiaramente quanto sia necessario concentrarsi sugli anziani, i genitori single, gli operai e in genere il quarto della popolazione con reddito più basso, sui disoccupati e gli abitanti delle campagne.
In conclusione, possiamo dire che il sistema francese degli chèque-vacances si è rivelato un ottimo esempio di come il turismo sociale sia una necessità, possa alimentarsi grazie al suo stesso successo e favorire lo sviluppo di tutto il settore turistico.
ANCV calcola che per ogni euro di chèque-vacances siano spesi altri tre euro a carico delle famiglie, per cui, considerando che almeno un terzo delle famiglie non avrebbero viaggiato e considerando che il giro d’affari degli chèque-vacances supera il miliardo di euro, gli chèque-vacances portano all’economia francese un fatturato aggiuntivo pari a non meno di un miliardo e 400 milioni di euro l’anno.
Questo solo fatturato completamente aggiuntivo produce imposte per lo stato di gran lunga superiori alle esenzioni contributive e fiscali che favoriscono la diffusione degli chèque-vacances.

Di Tito Livio Mongelli

19 commenti:

  1. Praticamente come i nostri!

    ;-)

    e leggendo queste cose se mai le leggeranno, un minimo di vergogna lo proveranno?

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  2. L’ANCV sovvenziona le sue attività richiedendo una commissione dell’1% ai soggetti che acquistano gli chèque-vacances e un’altra commissione dell’1% ai professionisti del turismo che chiedono il rimborso dei buoni.

    Che dire?

    ;-)

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  3. Eh sì... ma dei Buoni Vacanze, parliamone dopo averli compresi.

    Ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah
    :-D :-D :-D :-D :-D :-D :-D :-D :-D :-D

    RispondiElimina
  4. La lettura del modo di lavorare dei francesi sorprende piacevolmente ma quello che mi stupisce maggiormente è aver letto come viene utilizzato l'utile.
    E' inutile chiedere dove vanno a finire gli utili dei BVI italiani, giusto?

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  5. Le associazioni degli albergatori etc. come lo giudicano il fatto che loro devono pagare il 4% mentre in Francia l'uno%?
    Lo sanno, non lo sanno, non l'hanno fatto sapere.
    Bernabò Bocca ha mai parlato di questa discrepanza?
    Lo sa, non lo sa, lo sa ma non lo dice, beh?

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  6. Due anni fa segnalai, alla RSU dell'azienda dove lavoro, questa cosa di Luxottica, come possibilità alternativa almeno parziale al premio di risultato che è soggetto a tassazione (in parte agevolata, ma solo sotto i 30k euro).
    Tutto caduto nel vuoto, ovviamente.
    Ora immagina che sulla base dell' art. 51 del TUIR, le aziende decidano di erogare delle liberalità ai dipendenti sotto forma di Buoni Vacanze (ma non come sono fatti ora, eh, dovrebbero essere molto più simili quelli francesi).

    Comunque nell'ipotesi ottimistica che la ns. curva di crescita dei BV salga come quella francese, fra non meno di 25 anni, cioè nel 2035, con calma, forse ci arriveremo anche noi.
    Se prima il Paese non sarà andato in default, nel qual caso avremo probabilmente problemi ben più seri che preoccuparci di andare in vacanza.
    Le commissioni in Francia sono un quarto delle nostre perché i loro valori, ovviamente, sono proprio di tutt'altro livello.

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  7. @frap

    Si, avevo già letto (piacevolissimamente di Luxottica) e qualcuno cinque o sei anni prima aveva fatto pressochè la medesima cosa anche in Egitto per una grande azienda turistica, poi diventata la prima di quel Paese.
    Il risultato fu FAN-TAS-TI-CO sotto tutti i profili. Questo (ma non solo) oltretutto permise a quell'azienda di non aver delle ricadute finanziarie per via dell'11 settembre 2001.
    Ma vai a spiegarlo a 'sti 'sti 'sti str...ani.

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  8. Chiedere il parere di Bernabò sulla combine dei Buoni Vacanze italiani sarebbe come affidare a Dracula la gestione dell'AVIS, visto che Federalberghi è uno dei soci che hanno fondato l'attuale organismo di gestione dei BV, successivamente allargato a tutta la solita congrega delle "organizzazioni rappresentative" proprio di quelle categorie che devono poi pagare il 4% di salato pedaggio qualora volessero beneficiarne! Oltretutto tra i cosiddetti Soci-gestori (con tanto di "direttore dei buoni vacanze", troviamo l'organismo rappresentativo di quella miriade di associazioni che fanno da sempre, del "turismo sociale", una ghiotta occasione di business che in molti caso è vera e propria concorrenza sleale nei confronti di una categoria (le Agenzie di Viaggio) che per fare le stesse cose è sottoposta ad estenuanti obblighi legislativi ed a costi gestionali (facilmente invece aggirabili da organismi noprofit...).
    C'è da chiedersi come sia ancora possibile che in situazioni di crisi come l'attuale sia ancora compatibile che importanti fatturati sfuggano a imposizioni fiscali e tributarie, mentre da più parti si tirano tra l'altro in ballo i vantaggi concessi al Vaticano...
    Ma la presenza in BVI di certi "organismi rappresentativi", non suonano come conflitto d'interessi nei confronti dei loro imprenditori rappresentati?

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  9. Altro che Vaticano. I sindacati vantano un patrimonio immobiliare immenso, ma non pagano un solo euro di Ici. Questo grazie ad una legge, la numero 504 del 30 dicembre 1992 (in pieno governo Amato), che di fatto impedisce allo Stato italiano di avanzare richieste ai sindacati. E i soldi sottratti, o meglio non percepiti, dalle casse statali sono davvero tanti: la Cgil, ad esempio, sostiene di avere circa 3mila sedi in tutta Italia, ma si tratta di una specie di autocertificazione, in quanto i sindacati non sono assolutamente tenuti a presentare i loro bilanci. Solo un altro dei tanti privilegi dell’”altra Casta”, come è stata brillantemente definita dal giornalista dell’Espresso Stefano Liviadotti, che con tale formula ha dato il titolo al suo libro/inchiesta sulla Triplice.
    Se la Cgil dichiara 3mila sedi, la Cisl addirittura 5mila. E la Uil sarebbe in possesso di immobili per un valore di 35 milioni di euro.
    La legge, però, paragona in modo del tutto immotivato i sindacati alle Onlus, ossia alle organizzazioni di utilità sociale senza scopo di lucro.
    Senza scopo di lucro? I sindacati? Un paradosso.
    Ma c’è di più. Cgil, Cisl, Uil, Cisnal (poi diventata Ugl) e Cida hanno ereditato immobili dai sindacati del Ventennio fascista, senza dover pagare tasse. Tutto secondo legge, in questo caso la 902 del 1977, che con l’articolo 2 disciplina la suddivisione dei patrimoni residui delle organizzazioni sindacali fasciste.

    Non c’è da stupirsi: soltanto nella scorsa legislatura, 53 deputati e 27 senatori, quindi 80 parlamentari in totale, provenivano dalla Triplice. Logico che in parlamento si facciano leggi “ad personam”, o meglio ad usum sindacati.
    I regali più importanti, inutile dirlo, arrivano però sempre quando al governo c’è una coalizione di centro-sinistra.
    Eccone alcuni: nel maggio 1997 il governo Prodi, per iniziativa del ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini, ha tirato fuori dal cilindro la legge 127, la quale grazie all’articolo 13 libera le associazioni dall’obbligo di autorizzazione nelle attività e nelle operazioni immobiliari. Con la finanziaria del 2000 vengono invece istituiti fondi per la formazione continua gestiti da sindacati e associazioni degli imprenditori. Ancora con il governo Amato, nel 2001 è fissato l’importo fisso per i patronati calcolato su tutti i contributi obbligatori versati da aziende e lavoratori agli enti.
    Attraverso i patronati, i Caf (Centri di assistenza fiscale) e le deleghe sindacali sulle pensioni giungono fiumi di denaro nelle casse dei sindacati. Un meccanismo infallibile: i patronati si occupano di previdenza, richieste di aumento e pratiche di invalidità. E per ogni pratica l’Inps rimborsa. L’assistito del patronato è però logicamente anche un potenziale cliente dei Caf: i Centri di assistenza fiscale, nati ovviamente con la sinistra al governo (Amato, anno 1992), compilano le dichiarazioni dei redditi e le spediscono via internet all’Inps. Ad ogni spedizione corrisponde un rimborso, anche se i costi sono pressoché azzerati.
    In soccorso dei Caf è arrivato persino il decreto legislativo 241 del 1997, governo D’Alema, che concedeva loro l’esclusiva sulla verifica dei dati inseriti sui 730. Costringendo il Ministero delle Finanze a elargire un rimborso per ogni 730 inviato dai Caf.
    Peccato che tale decreto sia stato “bastonato” nel 2006 dalla Corte di Giustizia Europea, senza che nessun quotidiano nazionale sempre attento alle sanzioni europee ne abbia dato notizia. Ma su internet la notizia si trova.
    Alla fine le entrate che derivano dai tesseramenti, la cui revoca è pressoché impossibile, sono quelle meno importanti.
    Allora, i sindacati davvero meritano agevolazioni fiscali?

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  10. Il commento precedente è mio, mi ' scappato come anonimo.
    Sorry

    :-)

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  11. Una struttura di 187 dipendenti con 25 + 30 milioni di introiti mi sembra un'enormità per fare solo gestione dei buoni (vacanza e sport).
    ENIT con 112 dipendenti + un certo numero di precari costa annualmente, di solo personale, 25 milioni di euro.
    Che costo del lavoro hanno in Francia?
    Numeri imponenti, quelli che muovono, d'accordo, ma insomma...
    Forse negli anni 80-90 poteva avere un senso.
    Ma oggi con i moderni sistemi di pagamento, la moneta elettronica, le cards prepagate ecc. ecc. ha ancora un senso andare avanti con un succedaneo delle banconote?
    Resto dell'opinione che la leva fiscale sia, nel complesso, un meccanismo nettamente più sicuro, trasparente ed efficiente.

    Stesso meccanismo, per analogia, sui buoni pasto.
    Mai capito perché non rimborsare invece una quota parte della spesa al dipendente in busta paga.
    E anche lì, con la storia delle commissioni, c'è chi fa business a spese di altri. Non a caso il resto in denaro sui ticket pasto non lo rilascia praticamente nessuno.

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  12. Peraltro con la famosa "social card" si è visto tutti come è finita.

    Il "buono vacanze" identifica subito il cliente non abbiente rispetto agli altri.
    Se paga 100 avrà servizi per 95, che il resto se ne va nelle commissioni e nei tempi di rimborso a 45-60 gg.
    La detrazione fiscale o credito d'imposta "ad personam", invece, accontenta tutti: gli operatori prendono i soldi subito, i beneficiari non saranno riconoscibili come "non abbienti", ma chiederanno ovunque ricevute a hotel, ristoranti, bar per presentarle al CAF e sfruttare il massimale sul potenziale contributo, il CAF verificherà per lo Stato, visto che poi risponde in primis della correttezza di quanto si dichiara.
    Reciproci interessi e opportuni conflitti di interesse per ottenere in modo globalmente più efficiente il medesimo risultato.

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  13. @frap
    Eh si, non ha senso continuare con i succedanei delle banconote, concordo.
    Mi vengono in mente gli assegnini per gli spiccioli di alcuni anni. Quando li vidi per la prima volta risi per un giorno intero. Non ci credevo.
    Le banche che sostituivano la Zecca per il motivo che non c'erano le monetine per dare i resti. Italianità allo stato puro.
    Il problema è che noi abbiamo copiato la cosa peggiore dei BV francesi, mentre le altre ...
    Sic!
    :-(

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  14. @frap

    Un momento, se non si usano i succedanei s'è obbligati ad usare il contante ed in questo caso la gente se ne potrebbe approfittare non impegnando quel denaro per il turismo bensì per cose personali.
    Non ti sembra?

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  15. @Luciano
    Direi di no.
    Se per ottenere l'attestato che ti assegna una detrazione fiscale ad personam devi ottenere una ricevuta del pagamento (supponi 25-30%) di un acconto versato presso una struttura (hotel, B&B, campeggio, casa vacanza, ecc.) e devi farlo entro XX giorni dalla "prenotazione" del contributo.
    A quel punto hai una detrazione potenziale massima a disposizione, ma rapportata poi all'effettiva spesa che farai in termini percentuali. Come minimo ti servirà la fattura del saldo. Inoltre potrai fare altre spese in bar, ristoranti, ecc. nel medesimo periodo. Scontrini e ricevute li presenterai poi al CAF.
    Lì avverrà il controllo.
    La propensione media sarà quella di provare ad utilizzare il contributo al massimo, spendendo quindi tutto il resto che è necessario.
    Se poi hai fatto il furbo, dalle fatture, dagli scontrini, dalle date, si evince facilmente cosa e quando hai comprato e dove hai speso.
    Al massimo potrai dirmi che c'è un problema di privacy, ma se consideri che oggi come oggi consegni al CAF le ricevute delle spese mediche, delle analisi che fai, degli scontrini dei farmaci che compri, vedi bene come il problema si ridimensiona totalmente.
    Tra l'altro in questo modo qui l'affiliazione delle strutture non serve proprio.
    Vai effettivamente dove ti pare (magari si può stabilire che deve essere fuori dal comune/provincia di residenza).

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  16. Ed è quindi ovvio che avendo la prenotazione già effettuata presso l'albergo, B&B, eccetera eccetera, quei "contanti" li usi per le vacanze.
    Eh già!
    :-)

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  17. Poi scusa... qual è la differenza tra avere gli assegni su carta ed una carta prepagata con chip?

    Io da anni vado a teatro in abbonamento.
    Per anni hanno emesso i biglietti di tutti i singoli spettacoli (una ventina per abbonato).
    Dallo scorso anno ho una card personale con barcode e banda magnetica.
    Arrivo, fanno lo scan, mi identificano automaticamente e scalano lo spettacolo.
    Se perdo la card, la bloccano e me ne danno un duplicato.

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  18. Facevi la stessa cosa che han fatto con la "social card" e risolvevi il problema fissando una scadenza ultima della "tourism card".
    Naturalmente pagando le commissioni alla VISA e/o alla Mastercard di turno.

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