Non ci crederete ma è appena stato trovato l’unico italiano
che corrisponde ai parametri per rientrare negli sgravi fiscali “lettiani” di Enrico.
Lui si chiama Pasquale Cafiero e suo fratello (Cafiero Pasquale), che porta lo
stesso nome, fino a poco tempo fa lavorava come brigadiere a Poggio Reale, attività
iniziata nel lontano ’53.
Ma andiamo per gradi!
Enrico Letta li vuole così:
- essere privo d’impiego
regolarmente retribuito da almeno sei mesi
- essere privo di un diploma di scuola media superiore o professionale
- vivere da solo con una o più persone a carico.
- essere privo di un diploma di scuola media superiore o professionale
- vivere da solo con una o più persone a carico.
E Pasquale Cafiero corrisponde perfettamente a questi
criteri.
Infatti, non ha mai lavorato fin dalla tenera età; è privo
di un diploma di scuola media superiore e quello della media inferiore è stato
conseguito all’età di trentadue anni dopo varie peripezie, mentre suo fratello,
la nonna e il nonno della nonna sono a suo carico.
Nel senso che, stante la sua considerevole mole (è alto più
di due metri per 120 chili), quando i famigliari vogliono uscire da casa per
dei rari motivi, ebbene; lui li trasporta di peso e se li “carica” agevolmente sulle
spalle.
Pasquale Cafiero che ama e sa fare il caffè (con la famosa ricetta
di Ciccirinella), negli ultimi quindici anni ha fatto quaranta concorsi,
novanta domande e duecento ricorsi, ma dichiara che questi sono sempre stati
vinti da degli infamoni, briganti, papponi, cornuti e lacchè … e che con lui, lo Stato si costernava, s’indignava, s’impegnava ma poi gettava la spugna con gran
dignità.
Ma adesso no, lo Stato lo aiuterà e tra non molto troverà il
lavoro.
Almeno uno, va!
… sempre che qualcuno lo assuma considerato che sia l’Irpef,
l’Ires che l’Irap, sono aumentati.
E nel turismo?
Manco quell'uno!
Mentre il
problema delle PMI (e nel turismo ce n'è un botto) continua a rimanere la cassa, la liquidità, l'argent e per farla in breve: i
danèe.
Le banche non
fanno credito impegnate come sono a comprare titoli di Stato italiani.
Lo Stato non
rimborsa i crediti delle aziende arrivati a circa 130 miliardi. I clienti
dilatano i tempi di pagamento a 120, 180 giorni, quando va bene, perché, quando
va male, i clienti falliscono e il credito diventa di fatto inesigibile. Il
governo però ha assoluto bisogno di soldi per rimandare l'Iva e l'Imu a data da
destinarsi.
Cosa di meglio
allora di un salasso alle imprese invece di tagliare costi inutili?
La crisi delle
piccole e medie imprese sta facendo crollare il gettito fiscale, che necessita
di circa 800 miliardi all'anno, su cui si regge l'Italia.
Cosa vuoi di più
dalla vita?
Un Luciano?
Parte mia e parte
del blog di Beppe Grillo
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