Il Turismo cambia casa, stop ai fondi per le Regioni.
Ci risiamo, il Turismo cambia casa; a costo però di vedere
paralizzata l’attività del comparto alle porte della stagione estiva, con
l’erogazione dei fondi bloccata.
Basti pensare che la Liguria deve avere quattro milioni e
280mila 073,36 euro solamente per i progetti di eccellenza.
Soldi che, allo Stato, non si sa quando saranno trasferiti.
Con un emendamento del Governo alla conversione in Legge del
Decreto sulle emergenze su cui due giorni fa l’esecutivo ha posto la fiducia,
tra una zona terremotata, l’area di Piombino e l’Expo 2015, è stato inserito
anche il trasferimento al ministero dei beni culturali, guidato da Massimo
Bray, delle funzioni in materia di Turismo, dal 2006 in capo alla Presidenza del
Consiglio.
In ballo ci sono tanti soldi: oltre 100 milioni di
trasferimenti alle Regioni per i progetti di eccellenza, otto milioni per le
reti d’impresa, 10 milioni per i progetti innovativi degli enti locali, più di
cinque milioni per i buoni – vacanze, oltre tre milioni relativi a quasi 2mila
pratiche di rimborso ai consumatori per il fondo di garanzia, 6 milioni per
l’alta formazione professionale, 10 per le programmazioni di fondi strutturali,
elencano al Turismo, dove il dissenso ha preso corpo in una lettera in cui si
segnala che questi fondi finora sono stati bloccati e sono destinati a non
essere disponibili per i prossimi mesi.
Appena insediatosi, infatti, l’esecutivo ha disposto un
cambio di poltrone, tra Calogero Mauceri (uno dei nomi finiti nella lista di
Anemone) che era a capo del dipartimento degli Affari regionali (da cui dipende
il Trismo), e Marcella Castronovo che era a capo dell’ufficio di segreteria
della Conferenza Stato – Città e Autonomie locali.
Castronovo, però, non è stata delegata a firmare gli atti
relativi al Turismo fino allo scorso 12 giugno.
Un ritardo che ha paralizzato i pagamenti.
E la prospettiva non è destinata a migliorare.
Per svolgere il passaggio di consegne al Mibac, i fondi
destinati al Turismo torneranno al ministero dell’Economia per essere
riassegnati.
Una procedura che impegnerà da tre a sei mesi per i soldi
ancora impegnati, e che si annuncia ancora più lunga per quelli già attribuiti.
Nel computo ci sono anche il milione e 60mila euro dovuti
all’Enit per l’agevolazione al rilascio dei visti turistici, i 3 milioni per la
promozione (compresi quelli destinati all’Expo 2015) e i 42 milioni a favore
della Campania, Calabria, Sicilia e Puglia.
La Legge Bassanini, infatti, prevede il trasferimento di
tutto il personale, oltre che delle risorse, dando ai dipendenti facoltà di
scegliere se andare o restare.
Invece, la misura che è stata approvata dal Parlamento, non
sposterà tutti gli 80 dipendenti arrivati a Palazzo Chigi nel 2006, provenienti
dallo Sviluppo economico, ma solamente una trentina, ossia quelli che per
ventura sono rimasti al dipartimento del Turismo.
E che non avranno nemmeno il diritto di opzione.
Qualcuno più furbo degli altri, appena approvato
l’emendamento, si è fatto trasferire in altro ufficio, chi alla funzione
pubblica, chi allo sport.
Quelli che perderanno questa riffa, invece, rischiano la
mobilità.
Almeno secondo i sindacati.
A dare il la alla protesta, lo Snaprecom (il sindacato
autonomo di Palazzo Chigi) che ha dichiarato lo stato di agitazione, oltre ad
altre organizzazioni sindacali che si sono occupate del problema.
Il sindacato denuncia il paradosso del trasferimento del personale
di ruolo di Palazzo Chigi, attualmente sotto organico di 500 persone (ma con
1.200 comandanti e 500 militari distaccati alla Presidenza del Consiglio), al
Mibac, che, al contrario, conta 644 esuberi, circa 300 soltanto a Roma.
Per ora, il nuovo responsabile delle risorse umane di
Palazzo Chigi, Alberto Stancanelli, non ha dato risposte definitive.
Anche perché l’operazione sta molto a cuore alla compagine
governativa del PD, ed è destinata a coinvolgere anche altri ministeri.
Non a caso, il responsabile del Turismo del PD, Armando
Cirillo, ha auspicato che il passaggio delle consegne avvenga senza problemi:
“Non c’è altra via: le deleghe sono assegnate a Bray e gli uffici del Turismo
vanno ai beni culturali. Si è scelto di scommettere sul turismo strettamente
correlato ai Beni Culturali, senza però dimenticare gli altri prodotti
dell’industria turistica. Per questo servirà una cabina di regia che coinvolga
anche lo Sviluppo economico, l’Ambiente e l’Agricoltura”.
Se, infatti, il Governo ha dato la competenza sul Turismo al
Mibac, un ministero col portafoglio, per rendere centrale e non più marginale
il turismo come asset dell’industria nazionale, ha così anche incanalato un bel
po’ di fondi al dicastero.
Di Sonia Oranges
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