Fanno e disfano che è un piacere … per loro naturalmente,
mentre a noi al massimo resta il suo opposto: il dispiacere.
Infatti Enrico Letta, l’attuale Presidente del Consiglio è
riuscito a smantellare il modello che proprio lui aveva realizzato (Turismo)
neanche troppi anni fa.
Sì, è proprio così se qualcuno ritorna col pensiero a
tredici anni fa, al 2000, ma andiamo per gradi per capire che in fondo nel
#turismo non sanno proprio come metterci le mani e le provano tutte, nella
speranza che prima o poi gli vada bene, ma col solo risultato che potete
immaginare e che ben vedete.
La delega al turismo, uno degli asset che dovrebbe essere
portante per il Paese, nell’ultimo ventennio ha fatto la spola tra Palazzo
Chigi e i vari dicasteri di turno, utile ad arricchire la dote di questo o quel
ministero.
E a fare e disfare questa tela, sono sempre stati i governi
di centrosinistra, sin da quando, nell’aprile 1993, il ministero del Turismo e
dello Spettacolo è stato abrogato per via referendaria, su iniziativa del
Partito Radicale.
Il Governo guidato allora da Azeglio Ciampi, con un apposito
decreto Legge, avocò di fatto a Palazzo Chigi la competenza in materia di
Turismo (che le Regioni avrebbero voluto de localizzata), tanto da istituire l’anno
successivo il Dipartimento del Turismo presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri.
Per convertire il Legge il decreto Ciampi, però, il
Parlamento ha impiegato due anni, mentre a Palazzo Chigi si succedevano Silvio
Berlusconi prima, Lamberto Dini poi.
Ma è con il governo D’Alema che, dall’inizio del 2000, il
Dipartimento del Turismo ha cambiato nuovamente indirizzo: l’indicazione l’aveva
data già Romano Prodi nella sua prima stagione a Palazzo Chigi, indicando la
via da seguire nella razionalizzazione di ministeri e dipartimenti imposta
dalla Legge che porta il nome di Franco Bassanini, all’epoca titolare della
Funzione pubblica.
Nel Bassanini pensiero, infatti, tutte le attività che
fossero di gestione e non di indirizzo, dovevano essere esterne alla Presidenza
del Consiglio dei Ministri.
Così, il Dipartimento del Turismo andò a ingrossare le
competenze dell’allora ministro dell’industria, ossia l’attuale capo del
Governo Enrico Letta, che conservò l’incarico anche quando Giuliano Amato
soppiantò Massimo D’Alema a Palazzo Chigi.
E se i successivi ministri della seconda stagione
berlusconiana, Antonio Marzano (che pure trasformò l’Industria in Attività
produttive) e Claudio Scajola non ritennero di dover toccare l’organizzazione
decisa dai loro predecessori, con il ritorno del centrosinistra al Governo, al
Turismo sono stati costretti a rifare i bagagli.
Sempre nel nome della Legge Bassanini, all’epoca della
formazione del secondo governo Prodi, si decise che il turismo era una risorsa
nazionale e che, tra gli effetti della riscrittura del Titolo V della
Costituzione, c’era anche l’evidenza che la stragrande maggioranza delle
Regioni avevano preferito favorire il #turismo aprendo costose ambasciate all’estero,
piuttosto che concentrarsi sulle attività del territorio.
Così, nella notte del 16 maggio, dopo un’estenuante
trattativa, il vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli, oltre alla
delega per i Beni culturali, si aggiudicò pure quella del Turismo che, così,
tornò a Palazzo Chigi (lo stesso destino fu riservato allo Sport e al Cipe).
Ad avallare l’operazione, oltre a Letta con l’incarico di
Segretario del Consiglio dei Ministri, c’erano gli astri nascenti della nuova
burocrazia, quelli che a Palazzo Chigi continuano a chiamare i “Bassanini Boys”:
Filippo Patroni Griffi in primis, allora capo dell’ufficio legislativo, ma anche
Alberto Stancanelli che guidava il gabinetto del neoministro della Pubblica
amministrazione Luigi Nicolais.
E, sebbene nell’ultimo esecutivo Berlusconi la delega del
Turismo sia stata affidata a una minsitra ad hoc (con buona pace del referendum
… e mia) Michela Vittoria Brambilla, e nel successivo governo Monti il
dipartimento sia stato trasformato in semplice ufficio di competenza degli
Affari regionali, almeno il settore è rimasto nell’alveo di Palazzo Chigi.
Ma oggi sono gli stessi Bassanini Boys (Letta è presidente
del Consiglio, Patroni Griffi suo sottosegretario, Stancanelli capo del
dipartimento che gestisce le risorse umane) a smantellare il modello che
proprio loro stessi avevano realizzato, spedendo dipendenti e, soprattutto,
risorse al ministero dei Beni culturali, il dalemiano Massimo Bray.
P. S.: Poi, se voi in tutto questo bailamme ci riuscite a
vedere qualcosa di produttivo per il #turismo, ma invero ci vedete dei
miserrimi tentativi per sistemare delle nostre “palanche” e dei loro “adepti” …
beh; allora la vediamo completamente uguale.
condivido al 100%
RispondiElimina@Luciano
RispondiEliminaSembrerebbe che quelli che lavorano nel turismo abbiano tutt'altro da fare che considerare queste cose.
O sbaglio?
Alberto Stancanelli... vecchia conoscenza.
RispondiEliminaDa Capo di Gabinetto del ministro Nicolais, quando il blog scandaloitaliano e 1500 cittadini italiani chiesero la pubblicazione degli atti di gara del portale italia.it, mise in atto una manovra palesemente dilatoria scrivendo alla Commissione di accesso agli atti amministrativi della PdC.
Commissione allora presieduta da un certo Enrico Letta.
Lo stesso che nel 2007, alle primarie del PD, andava proclamando chiarezza e trasparenza.
Non solo.
Nell'occasione imbeccò la commissione suggerendo i motivi sulla base dei quali poter rispondere di NO.
Come poteva farlo?
Molto semplice.
Come documentato da MPB era stato membro di quella stessa Commissione appena qualche anno prima.
Il classico burocrate un po' azzeccagarbugli, "esperto del funzionamento della macchina della Pubblica Amministrazione".
Per la cronaca la commissione esiste tutt'ora (è prevista dalla ns. legge sulla trasparenza degli atti amministrativi) ed è presieduta dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, altro "Bassanini boy" e fedelissimo di Enrico Letta: Filippo Patroni Griffi.
RispondiElimina@Frap
RispondiEliminaLo scandalo tutto italiano è che siamo i soliti quattro gatti a parlarne.
Mentre chi lavora nel turismo in Italia pensa a maltrattare i clienti e a prenderli in giro.
Su fb è tutto così e non credo che nella realtà cambi di molto.
:(
@Francesco Pedroni
RispondiEliminaNon sbagli.
:)
La vediamo completamente uguale
RispondiElimina@Luciano ...
RispondiElimina... e vedimmo chi l'adda spennà 'sto pullastro (vediamo chi lo deve spennare quesso pollo, perché a mangiarlo son tutti buoni).
;-)
E per andare avanti gli albergatori, in Sardegna, si inventano armatori!
RispondiEliminahttp://bit.ly/11A0aQw
@Gregorio
RispondiEliminaLa stavo seguendo da un po' di tempo e spero che nel breve spero possano aderire più aziende turistiche delle attuali 70.
Anche quelle grosse.
:)
@Jennaro
RispondiEliminaE' di pelle dura e pertanto non credo sia neanche buono da mangiare.
:)