domenica 23 giugno 2013

Cazzeggiando sul #turismo

Fanno e disfano che è un piacere … per loro naturalmente, mentre a noi al massimo resta il suo opposto: il dispiacere.
Infatti Enrico Letta, l’attuale Presidente del Consiglio è riuscito a smantellare il modello che proprio lui aveva realizzato (Turismo) neanche troppi anni fa.

Sì, è proprio così se qualcuno ritorna col pensiero a tredici anni fa, al 2000, ma andiamo per gradi per capire che in fondo nel #turismo non sanno proprio come metterci le mani e le provano tutte, nella speranza che prima o poi gli vada bene, ma col solo risultato che potete immaginare e che ben vedete.

La delega al turismo, uno degli asset che dovrebbe essere portante per il Paese, nell’ultimo ventennio ha fatto la spola tra Palazzo Chigi e i vari dicasteri di turno, utile ad arricchire la dote di questo o quel ministero.
E a fare e disfare questa tela, sono sempre stati i governi di centrosinistra, sin da quando, nell’aprile 1993, il ministero del Turismo e dello Spettacolo è stato abrogato per via referendaria, su iniziativa del Partito Radicale.

Il Governo guidato allora da Azeglio Ciampi, con un apposito decreto Legge, avocò di fatto a Palazzo Chigi la competenza in materia di Turismo (che le Regioni avrebbero voluto de localizzata), tanto da istituire l’anno successivo il Dipartimento del Turismo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Per convertire il Legge il decreto Ciampi, però, il Parlamento ha impiegato due anni, mentre a Palazzo Chigi si succedevano Silvio Berlusconi prima, Lamberto Dini poi.

Ma è con il governo D’Alema che, dall’inizio del 2000, il Dipartimento del Turismo ha cambiato nuovamente indirizzo: l’indicazione l’aveva data già Romano Prodi nella sua prima stagione a Palazzo Chigi, indicando la via da seguire nella razionalizzazione di ministeri e dipartimenti imposta dalla Legge che porta il nome di Franco Bassanini, all’epoca titolare della Funzione pubblica.
Nel Bassanini pensiero, infatti, tutte le attività che fossero di gestione e non di indirizzo, dovevano essere esterne alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Così, il Dipartimento del Turismo andò a ingrossare le competenze dell’allora ministro dell’industria, ossia l’attuale capo del Governo Enrico Letta, che conservò l’incarico anche quando Giuliano Amato soppiantò Massimo D’Alema a Palazzo Chigi.

E se i successivi ministri della seconda stagione berlusconiana, Antonio Marzano (che pure trasformò l’Industria in Attività produttive) e Claudio Scajola non ritennero di dover toccare l’organizzazione decisa dai loro predecessori, con il ritorno del centrosinistra al Governo, al Turismo sono stati costretti a rifare i bagagli.
Sempre nel nome della Legge Bassanini, all’epoca della formazione del secondo governo Prodi, si decise che il turismo era una risorsa nazionale e che, tra gli effetti della riscrittura del Titolo V della Costituzione, c’era anche l’evidenza che la stragrande maggioranza delle Regioni avevano preferito favorire il #turismo aprendo costose ambasciate all’estero, piuttosto che concentrarsi sulle attività del territorio.

Così, nella notte del 16 maggio, dopo un’estenuante trattativa, il vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli, oltre alla delega per i Beni culturali, si aggiudicò pure quella del Turismo che, così, tornò a Palazzo Chigi (lo stesso destino fu riservato allo Sport e al Cipe).
Ad avallare l’operazione, oltre a Letta con l’incarico di Segretario del Consiglio dei Ministri, c’erano gli astri nascenti della nuova burocrazia, quelli che a Palazzo Chigi continuano a chiamare i “Bassanini Boys”: Filippo Patroni Griffi in primis, allora capo dell’ufficio legislativo, ma anche Alberto Stancanelli che guidava il gabinetto del neoministro della Pubblica amministrazione Luigi Nicolais.
E, sebbene nell’ultimo esecutivo Berlusconi la delega del Turismo sia stata affidata a una minsitra ad hoc (con buona pace del referendum … e mia) Michela Vittoria Brambilla, e nel successivo governo Monti il dipartimento sia stato trasformato in semplice ufficio di competenza degli Affari regionali, almeno il settore è rimasto nell’alveo di Palazzo Chigi.

Ma oggi sono gli stessi Bassanini Boys (Letta è presidente del Consiglio, Patroni Griffi suo sottosegretario, Stancanelli capo del dipartimento che gestisce le risorse umane) a smantellare il modello che proprio loro stessi avevano realizzato, spedendo dipendenti e, soprattutto, risorse al ministero dei Beni culturali, il dalemiano Massimo Bray.


P. S.: Poi, se voi in tutto questo bailamme ci riuscite a vedere qualcosa di produttivo per il #turismo, ma invero ci vedete dei miserrimi tentativi per sistemare delle nostre “palanche” e dei loro “adepti” … beh; allora la vediamo completamente uguale.









11 commenti:

  1. @Luciano

    Sembrerebbe che quelli che lavorano nel turismo abbiano tutt'altro da fare che considerare queste cose.

    O sbaglio?

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  2. Alberto Stancanelli... vecchia conoscenza.
    Da Capo di Gabinetto del ministro Nicolais, quando il blog scandaloitaliano e 1500 cittadini italiani chiesero la pubblicazione degli atti di gara del portale italia.it, mise in atto una manovra palesemente dilatoria scrivendo alla Commissione di accesso agli atti amministrativi della PdC.
    Commissione allora presieduta da un certo Enrico Letta.
    Lo stesso che nel 2007, alle primarie del PD, andava proclamando chiarezza e trasparenza.
    Non solo.
    Nell'occasione imbeccò la commissione suggerendo i motivi sulla base dei quali poter rispondere di NO.
    Come poteva farlo?
    Molto semplice.
    Come documentato da MPB era stato membro di quella stessa Commissione appena qualche anno prima.
    Il classico burocrate un po' azzeccagarbugli, "esperto del funzionamento della macchina della Pubblica Amministrazione".

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  3. Per la cronaca la commissione esiste tutt'ora (è prevista dalla ns. legge sulla trasparenza degli atti amministrativi) ed è presieduta dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, altro "Bassanini boy" e fedelissimo di Enrico Letta: Filippo Patroni Griffi.

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  4. @Frap

    Lo scandalo tutto italiano è che siamo i soliti quattro gatti a parlarne.

    Mentre chi lavora nel turismo in Italia pensa a maltrattare i clienti e a prenderli in giro.
    Su fb è tutto così e non credo che nella realtà cambi di molto.

    :(

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  5. La vediamo completamente uguale

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  6. @Luciano ...

    ... e vedimmo chi l'adda spennà 'sto pullastro (vediamo chi lo deve spennare quesso pollo, perché a mangiarlo son tutti buoni).

    ;-)

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  7. E per andare avanti gli albergatori, in Sardegna, si inventano armatori!
    http://bit.ly/11A0aQw

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  8. @Gregorio

    La stavo seguendo da un po' di tempo e spero che nel breve spero possano aderire più aziende turistiche delle attuali 70.
    Anche quelle grosse.

    :)

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  9. @Jennaro

    E' di pelle dura e pertanto non credo sia neanche buono da mangiare.

    :)

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