sabato 23 agosto 2014

Il digitale è come la carne in scatola

Noto sempre di più di non essere il solo a pensare che il digitale ci ha davvero rotto, considerando il risultato che da al turismo.

Ormai tutti pensano che la digitalizzazione sia l'arma migliore per combattere la crisi di questo settore, forse perché chi dovrebbe (le istituzioni, le associazioni e via dicendo) non sanno che fare, ma di turisti non se ne vede quasi l'ombra se non in quelle statistiche e in quei dati di chi ci marcia per dimostrare la sua grande bontà, sapienza e il saperci fare nonché per dare un senso agli stipendi (buoni) che percepiscono; ma dati e statistiche "fabbricati" ad hoc che però e immancabilmente non sono mai suffragati dai fatti. 

Suicidi, fallimenti, chiusure definitive o temporanee sono all'ordine del giorno se non a quello di ore, minuti e pure i secondi.

Il ricettivo per sopravvivere deve sempre più limitare e limare le uscite e questo ovviamente a danno della qualità, dell'indotto e chi più ne ha più ne metta.
Non manca poi l'ingaggio di collaboratori pagati in nero, ovviamenti derivanti da palanche non certo bianche, per lo stesso motivo sopra descritto (non ce la si fa più con le tasse e balzelli vari), cosa che non mi sento assolutamente di condannare.
E molte altre cosette che non credo valga la pena di ricordare ma che ahinoi esistono senza ombra di dubbio.

Nei giorni scorsi persino Repubblica (due paginoni sull’edizione cartacea) si è intrigata di Fondi Strutturali, Obiettivi Tematici, Agenda Digitale e Accordi di Partenariato.

Roba tosta, di solito per soli addetti ai lavori.

Sarà il fatto che a Repubblica (ma anche su Il fattoquotidiano) vogliono enfatizzare cose risapute, ovvero che la UE ci ha accusato di non aver predisposto un piano strutturale per sostenere la competitività e dunque la crescita con i soldi che ci da.

Sarà che la componente digitale (Obiettivo Tematico 2) è stata buttata giù alla buona, con poche competenze, zero strategie e per l’ennesima volta con la Pubblica Amministrazione al centro dei possibili finanziamenti.

Tanto per cambiare.


Sarà che l’accusa in sintesi dice: ‘regimi di aiuto “generalisti” orizzontali andrebbero evitati”. E sostituiti da “un sostegno mirato alle imprese legato allo sviluppo tecnologico”.

Sarà che per l’ennesima volta l’incompetenza della nostra classe dirigente pubblica (la più pagata a livello europeo) ha partorito l’ennesimo pateracchio all’italiana.


Dunque veniamo a noi e prepariamoci a risolvere questo grave problema con l’ennesima stagione di convegni e di seminari su ‘come sarebbe bello il bel paese con il digitale e bla, bla, bla, bla‘. Dove una serie di non ben identificati pseudo-esperti di qualche cosa (la maggior parte delle volte sono esperti di lettura web e di copia e incolla) ci racconteranno delle mirabolanti avventure delle start-up della Silicon Valley, delle tante app che ci fanno vivere meglio, di come ci stamperemo la dentiera con una stampante 3D e di quella novità che si chiama internet (25 anni, ripeto 25 anni e ancora la chiamano innovazione) che è la cosa più bella, democratica e divertente del mondo.


A loro si uniranno amministratori delegati che diranno: ‘ehi ho scoperto l’eCommerce, che figata!‘. E tanti dirigenti pubblici che mostreranno come son riusciti a erogare servizi digitali 20 anni dopo dei loro cugini europei, spendendo 4 volte tanto. 
Ma bullandosi il doppio.


E il problema resterà irrisolto perché tutti confonderanno tecnologie abilitanti con innovazione, internet con il digitale e markette con piani industriali.

Ok, fine del piagnisteo da vecchio rompiballe.

Passiamo alla proposte.

La prima potrebbe essere una moratoria di almeno due anni.

Zero convegni, zero seminari, zero chiacchiere.

Tornare in trincea (cordite, sangue e merda) e risolvere i problemi di tutti i giorni che son tanti, perché chiacchierando di digitale il paese non cresce.


Poi vorrei che si smettesse di parlare di digitale perché è fuorviante.

Parliamo di futuro e basta.

Che ne dite?

Per ultimo direi ‘normalità’.

Nel senso che il digitale non è per niente innovativo, è semplicemente una componente matura per lo sviluppo dell’economia come lo sono le strade asfaltate, i cavi elettrici e la carne in scatola.

L'innovazione sono solo ed unicamente le idee e non gli hashtag, i “mi piace” con gli immancabili “retuit” che c'hanno fatto due bocce grosse così.


Di Gigi Cogo (il corsivo) e poco poco (il meno bello) di me

P. S.: Che poi non riesco a capire il perché lor signori non comprendano che con l'ausilio di quelli della cordite, sangue e della merda, i digitalizzanti avrebbero ... innanzi tutto una vita più facile e poi ce ne sarebbero molti di più.

Boh!











2 commenti:

  1. > con l'ausilio di quelli della cordite, sangue e della merda, i digitalizzanti avrebbero ... innanzi tutto una vita più facile e poi ce ne sarebbero molti di più.

    E qui mi sa che ti sbagli...
    Perché
    a) la differenza tra i primi ed i secondi si coglierebbe subito al volo;
    b) la fuffa web 2.0 in salsa marketing non andrebbe più via come il pane.

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  2. Eh no!

    :)

    Se se se se se va in porto quel cavolo di mio programma per la CAdQ i digitalizzanti aumentano in maniera spropositata, ma questa volta con progetti davvero mirati e non la solita fuffa.

    E forse, ripeto forse, si potrebbe cominciare a pensare a contrbattare le varie OLTAs.

    :)

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