venerdì 21 giugno 2013

Il Ministro della Cultura e del (boh?) Massimo Bray ... e la salvaguardia dell'ornitorinco

In politica, specie se stai al governo, la comunicazione è molto, se non tutto.
Ma il ministro Massimo Bray, leccese, deputato del Pd, classe1959, dal 27 aprile titolare dei Beni e delle attività culturali, forse esagera.

Il suo ufficio stampa inonda di mail i computer dei giornalisti: una pioggia costante di comunicati, dichiarazioni, omaggi, commenti, messe a punto, aggiornamenti geografici.
Li abbiamo contati: in media due al giorno, a volte anche tre.
Per un totale di circa sessanta in un mese e mezzo: ed è solo all’inizio del mandato.

Da Ernesto Galli della Loggia liquidato sgarbatamente come «famiglio di D’Alema», l’uomo è elegante, sfodera una bella testa di capelli sale e pepe, veste rigorosamente di nero con pashmina vaporosa e zainetto d’ordinanza, ogni tanto va in bicicletta come il neo-sindaco capitolino Ignazio Marino.

Dicono sia un infaticabile globetrotter della cultura.
Vola da un’inaugurazione all’altra, taglia nastri, presenta e presenzia, va al Salone del libro di Torino e al festival di Cannes,interviene su tutto,inclusa la prediletta “Taranta” (dalla quale sembra essersi dimesso dalla Presidenza), senza mai dimenticare il lavoro compiuto alla Treccani.
Poi, magari, non si fa vivo alla serata inaugurale del “Festival del Centenario dell’Arena” di Verona, dopo averlo promesso via ufficio stampa, beccandosi così velenose ironie; e soprattutto fatica a mettersi in contatto con la parola “turismo”.
Ma questa è un’altra storia.

Sarà perché guarda in alto, «più oltre» per dirla come l’intellettuale Stefano Satta Flores di “C’eravamo tanto amati”, con un’attenzione particolare al mondo del cinema, che è un po’ il pallino dei suoi predecessori: da Rutelli a Bondi, da Galan a Ornaghi.
Così, dopo aver espresso «vivo apprezzamento per la nomina di Bertolucci a presidente di
Giuria della prossima Mostra di Venezia», venerdì 14 giugno s’è guadagnato la sua porzione d’applausi al tradizionale incontro quirinalizio con i candidati dei David di Donatello, quello che Bondi volentieri disertava per paura di fischi.

Poi il Ministro Bray, non disdegna di twittare e famoso fu il suo (ved. qui) per raccogliere le opinioni dei professionisti e non, di Cultura e di #turismo.
Ma non credo che sia stato un grande successo e che abbia addirittura creato dei problemi.
Di quanti ne abbia letto non si sa con precisione e neanche per approssimazione, lasciando il dubbio se abbia mai notato quelli che parlano più di Turismo che di Cultura.
Ma è facile immaginarlo.

Come ho già avuto modo di scrivergli attraverso un unico “cinguettio” al suo indirizzo, che come risposta ha attenuto il suo follow al mio recapito “Twitter”, credo che al ministro Massimo Bray interessi il mio settore (#turismo) come a me interessa la salvaguardia dell’ornitorinco.

Poi ho visto questo (vedi immagine sotto) e … meglio non dire, anche perché il tempo è sempre galantuomo nella speranza che chi in questo settore ci vive, finalmente si svegli.
Ma anche questa è un’altra storia e di tempo non ce n’è più da qualche decina d’anni.

Bontà loro e dell’ornitorinco.

Con l’involontario aiuto di Michele Anselmi















4 commenti:

  1. L'ornitorinco ti è antipatico?


    ;-)



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  2. Ministero del turismo è legato alla sport?

    Cosa avrà voluto dire Briatore?

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  3. @sergio
    Penso si riferisse alla scelta del governo Monti di accorpare il DSCT nel Dipartimento per gli Affari Regionali, lo Sport ed il Turismo.
    Briatore non sa evidentemente che ora c'è invece il dipartimento per gli Affari regionali e autonomie, che lo sport è accorpato nel dipartimento per le Pari Opportunità, Sport e Politiche Giovanili e che infine di turismo se ne occupa il MIBAC (da oggi), un ministero "da sogno".

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  4. Persone come Briatore sono da tutte le parti a spiegare come si deve fare il turismo ma senza sapere che lo sport vive da un'altra parte.

    Pietà!!!!!

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