L'usucapione, in latino usucapio, è un modo di acquisto della proprietà a titolo originario basato sul perdurare per un determinato periodo di tempo del possesso su una cosa. In Italia è regolato dagli articoli 1158 e seguenti del codice civile.
Quindi, senza andare a farla lunga, la riduzione da novant’anni (ipotesi pazzesca) sulla fattibilità delle costruzioni sugli arenili, è “approdata per intercessione del Presidente della Repubblica, a 20.
E l’usucapione in Italia, per i beni immobili è di anni 20.
Tu guarda!
I gestori di stabilimenti, locali e ristoranti (anche un semplice gazebo) sulle spiagge oggi in concessione, avranno un diritto di superficie di 20 anni, che verrà assegnato dal 2015 (si parte dal 2016) con metodi di “trasparenza” e “imparzialità”; non si parla esplicitamente di aste o gare aperte anche ai concorrenti europei ma in prospettiva dovrebbe essere così.
L'inghippo sta nella trasformazione del diritto di concessione in diritto di superficie che mette a rischio di cementificazione le spiagge.
Si vuole infatti separare la proprietà del terreno da quello che viene edificato e questo significa garantire ai privati la proprietà degli immobili, già realizzati o futuri sul demanio marittimo.
Quindi gli attuali operatori che, abituati a pagare tre lire all'anno per una concessione che gli frutta miliardi, potrebbero avere qualche remora ad offrire cifre decenti per mantenere la loro gestione e dunque potrebbero perdere le aste.
E sarà il ministro dell’Economia a stabilire con un decreto quanto far pagare ai concessionari senza perdita di gettito per le casse pubbliche.
I soldi incassati dal Tesoro saranno poi girati a Regioni e Comuni.
E la delusa Michela Brambilla minaccia modifiche in Parlamento, lanciando indirettamente una sfida al Colle: “Studieremo emendamenti per eliminare parti del testo”, ha detto l’altro ieri sera a Viareggio durante una contestazione dei balneari contrari alle aste.
E certo!!!
Bello il mercato senza la concorrenza, vero?
Ma l’intercessione presidenziale non ha di fatto soddisfatto (credo) le richieste di Bruxelles, che aveva già bacchettato il governo sulle “concessioni all’italiana” che vanno avanti di sei anni in sei anni senza aste di evidenza pubblica.
Può anche darsi che sulla durata ridotta a 20 anni ci sia stata già una trattativa e un accordo sotto traccia con le autorità europee, ma in questo “remoto” caso, non capisco il come mai la Brambilla non ne sia informata … in considerazione delle sue minacce di fare dei nuovi emendamenti per eliminare parti del testo.
Non è forse il ministro del turismo che ha “partorito” quest’ambaradan?
Ma vediamo la cosa sotto l’aspetto più pratico e che forse è quello conta di più.
Non s’era detto che tutto il patrimonio demaniale territoriale passava agli enti locali?
E il federalismo che fine ha fatto?
Dicono di volerlo fare, e infatti stanno trasferendo beni come le spiagge alle Regioni, ma poi quel bene lo trasferiscono gravato da un diritto di superficie per vent’anni.
E c’incassano pure una parte dei corrispettivi che verranno chiesti ai balneari.
Al fin fine del “triller” il diritto di superficie rischia d’essere il vero “killer” delle spiagge italiane, in quanto consentirà di edificare a ridosso del mare mentre i “distretti turistici a burocrazia zero” voluti dalla Brambilla, permetteranno di realizzare sugli arenili qualunque progetto edilizio, come per esempio i grandi parchi di divertimento.
Questo potrà portare a circa 10 milioni di metri cubi di cemento tra alberghi, centri commerciali, impianti sportivi, beauty farm eccetera eccetera … e detto, oltre ad apparire una catastrofe paesaggistica e non solo; si che è concorrenza sleale contro quelli che non sono proprio lì, ma solo a due passi dal mare, e che magari hanno “speso” molti decenni per il proprio commercio e che in un attimo …
In questo caso sarebbe stato sufficiente inserire 19 anni per togliere ogni dubbio?
RispondiElimina:-)
«Il Codice del turismo ha creato situazioni preoccupanti che minano la sopravvivenza delle imprese». Lo dichiara il presidente di Assoviaggi Confesercenti, Amalio Guerra, secondo il quale «concorrenza sleale, abusivismo, evasione fiscale e mancata tutela del consumatore saranno le conseguenze di una normativa approvata senza il confronto con la categoria. Vi sono aspetti - prosegue Guerra - che sminuiscono professionalità e competenza, come la vendita dei cofanetti (o voucher) contenenti servizi turistici, che potranno essere ceduti in qualsiasi azienda commerciale o dalla grande distribuzione. Oppure, come il caso delle associazioni senza scopo di lucro, che sono considerate imprese turistiche, senza che venga però chiarito se e come sia assicurato il rispetto delle regole». Quanto al danno per vacanza rovinata «può essere un elemento a tutela del cliente ma, così introdotto e senza parametri di riferimento, avrà problemi applicativi che sfoceranno in inevitabili contenziosi. Rimane inoltre il problema dell’accesso da parte delle associazioni di categoria alle informazioni relative alla gestione ed alla consistenza del Fondo nazionale di garanzia, sebbene siano le agenzie di viaggio ad alimentarlo, con una parte delle assicurazioni pagate per la responsabilità civile».
RispondiElimina@Vincenzo
RispondiEliminaAnche
@Gianni
Interessante, domani approfondisco.
:-)