Eh si, domani è il primo di luglio e si parte.
No, non per le ferie, almeno per me, domani parte la tassa di soggiorno.
E ci sarà il debutto ufficiale del nuovo tributo a Firenze e Venezia, le prime città che hanno deciso di ricorrere al nuovo contributo sui turisti autorizzato nel decreto sul federalismo fiscale, ma anche le altre non staranno a guardare.
Come al solito, noi aspettiamo aspettiamo e aspettiamo ancora prima di prendere una decisione e i fattori di quest’attesa sono molteplici.
Primo perché non ci capiscono ‘na mazza, secondo perché sovente preferiamo il non prendere delle decisioni anche per il motivo che dobbiamo lavorare per buttare giù uno straccio di programma, e quindi non sia mai detto che a qualcuno venga in mente di fare ‘sta fatica, terzo perché può risultare improduttivo sotto l’aspetto dell’impopolarità.
Risultato?
Beh, il risultato è che quando c’arriviamo, se c’arriviamo, ne siamo obbligati e lo facciamo nel peggior modo possibile, mentre per ricuperare il tempo passato diamo delle stangate che manco ci si crede.
Ma com’è nel mondo ‘sta benedetta tassa turistica?
A Parigi, da 0,50 a1,50 euro a notte (dove la tassa di soggiorno fu introdotta nel 1910) e di altre metropoli come New York, dove la hotel tax costa in media 3,50 dollari a notte; in Austria invece la tariffa è differenziata e va da un minimo di 0,40 centesimi a un massimo di 1,10 euro, mentre la Germania applica tariffe di soggiorno ma a discrezione delle singole zone, dove però in nessuna parte si supera o si arriva a quei “benedetti” 5 eurini italici.
E anche Barcellona potrebbe applicare in futuro una tassa sui soggiorni turistici (ma credo che l’abbia già fatto), dell'ordine di un euro per visitatore. Lo scriveva l’anno scorso il quotidiano catalano La Vanguardia, secondo cui l'ente del turismo della metropoli mediterranea, Turisme Barcelona, sta ipotizzando di ricorrere a questa forma di finanziamento per compensare i tagli di bilancio sul fronte delle dotazioni fiscali ordinarie.
Come vedete gli altri si mantengono nell’ordine di piccole cifre mentre noi ci diamo sotto ch’è un gran piacere … per loro e per ora, poi si vedrà.
Comunque sia si parte e le opinioni che leggi sul web da parte degli operatori turistici sono … "Sembra un balzello medievale" dice Krzysztof Mietlicki, managing director della polacca Gift Travel Centre, mentre c'è chi, come Freddy De Witt, managing director di FDW Travel consultancy dal Belgio, è ancora più esplicito: "È una vera sciocchezza, ma non possiamo farci nulla". I perché della bocciatura del tributo sono molti. "Se pensiamo alla psicologia del turista, è davvero una pessima idea - dice Romana Schutzova, responsabile di Adrialand, operatore della Repubblica Ceca -. Un europeo può decidere di andare pressoché ovunque. E allora perché scegliere l'Italia, quando invece può andare in un Paese che non impone tasse sui turisti?". Per non parlare della stagionalità: "Il problema più grande - spiega Monika Petrovszki, responsabile di La Grotta Holidays in Ungheria - è che iniziano a chiedere la tassa a metà anno. In Ungheria i cataloghi sono pronti a febbraio o marzo: non possiamo più informare i nostri clienti".
Ragionamento più articolato quello di Dora Ryals, specialista per le destinazioni lusso di Palisandes Travel in California: "Ho fatto una serie di simulazioni per i turisti di alto livello - illustra -. Alla fine, io penso che sia per i viaggi business che per i Fit dedicati all'up level non ci saranno serie ripercussioni. A risentire della nuova tassa saranno invece i passeggeri di livello medio, che sceglieranno probabilmente altre destinazioni". D'altra parte, dice seccamente David Iverson, titolare di A Cooks Tour a Washington: "Ogni tassa viene trasferita sul cliente", e le aziende non intendono assorbire il maggiore esborso.
Le reazioni ai primi sei mesi di tassa di soggiorno nella Capitale sono diverse. "I nostri clienti hanno protestato" dice dalla Polonia Mietlicki di Gift Travel, ma per la maggior parte l'atteggiamento è quello descritto da Dan Bradford, titolare dell'americana European Villas: "Non ho sentito lamentele da parte dei clienti. Ho sentito però molte persone dire che la tassa di soggiorno è una ragione in più per non scegliere l'Italia".
Le reazioni ai primi sei mesi di tassa di soggiorno nella Capitale sono diverse. "I nostri clienti hanno protestato" dice dalla Polonia Mietlicki di Gift Travel, ma per la maggior parte l'atteggiamento è quello descritto da Dan Bradford, titolare dell'americana European Villas: "Non ho sentito lamentele da parte dei clienti. Ho sentito però molte persone dire che la tassa di soggiorno è una ragione in più per non scegliere l'Italia".
Quindi, anziché partire con una ragione di causa ed inserire dei costi più agevoli per tutti, qui da noi si danno mazzate a volontà.
Comunque non abbiate paura e vedrete che non ci sarà nessunissimo problema con la Brambilla.
Infatti la “rossa di chioma” è già partita con un bel + 5,6% di presenze nello stivale per i primi mesi dell’anno (lo dice lei ma non c'è riscontro da nessuna parte, anzi ...) e di questo passo arriveremo presto alle due cifre, naturalmente col segno più davanti.
Pertanto che problema c’è?
E senza dimenticare il “destagionalizzatore” del Paolo Rubini che ha finalmente risolto tutti i dilemmi … e vedrete in quei mesi, che prima erano morti, quanta bella gente che qui in Italia verrà.
Scritto con l'aiuto involontario di Cristina Peroglio di TTG