Il governo: “Niente asta, aumentano i canoni” ... e andiamo avanti.
E a me sembra di capire che loro l'intendano come: " ... eventualmente i problemi li risolveranno quelli che verranno dopo di noi; son fatti loro!".
Stessa spiaggia e stesso mare!!!
Infatti, come volevasi dimostrare, i ministri Gnudi e Moavero scendono a patti con i bagnini italiani e non applicano nell'immediato la direttiva europea Bolkestein.
E probabilmente questa direttiva, che è completamente fuori luogo per l’Italia, l’andava ostacolata con tutte le forze, un po’ meglio, al tempo che fu.
Comunque …
Intimato un aumento del prezzo delle concessioni ma, come ha scritto la Corte dei Conti nel 2009: "il demanio marittimo è una realtà fiscalmente fuori controllo, prevale una sorta di asserita impotenza a modificare la situazione".
“Sulle aste vedremo, intanto prepariamo la nuova legge. Ma preparatevi a pagare di più sui canoni”.
Questo il messaggio (e non ci voleva poi molto) con cui i ministri Piero Gnudi (Turismo) ed Enzo Moavero (Affari Europei) si sono congedati cinque giorni fa dai rappresentanti dei bagnini italiani, accorsi in massa a Roma per tornare a parlare di concessioni demaniali.
Dopo mesi di delusioni e di illusioni (incredibili quelle passatedella Brambilla), tutto sommato quella di giovedì è stata una giornata positiva per la categoria.
Con una premessa: quello che non si può fare è aggirare la Bolkestein o uscirne.
Ma va?
Il Governo dell’europeista Mario Monti potrà anche sbracciarsi per spiegare a Bruxelles la “peculiarità” delle imprese balneari italiane e stabilire in armonia la durata delle future assegnazioni, ma la deroga ad hoc che tuttora, a parole, sognano diverse associazioni e i loro avvocati (soprattutto Fiba-Confesercenti, Sib-Confcommercio, Assobalneari-Confindustria e Cna-balneatori) rimane una fantasticheria.
Tutto sommato però, al dipartimento Affari Regionali e Turismo in via della Stamperia, Gnudi e Moavero ai ‘signori delle spiagge’ hanno dato buone notizie.
Tutto sommato però, al dipartimento Affari Regionali e Turismo in via della Stamperia, Gnudi e Moavero ai ‘signori delle spiagge’ hanno dato buone notizie.
Se il primo annunciava pochi giorni fa un regolamento sulle aste nel giro di 6-8 mesi, ora si è scelta la strada del dialogo forti di qualche risultato concreto.
Anzitutto, con l’approvazione della legge comunitaria 2010 lo scorso dicembre, oggi si è definitivamente chiusa la procedura d’infrazione che era stata avviata dall’Ue nei confronti dell’Italia, accusata finora, sulla base della direttiva Bolkestein, di aver rinnovato automaticamente sempre agli stessi affidatari gli innumerevoli chilometri di coste italiane.
Se la procedura non si fosse risolta, gli arenili sarebbero stati messi all’asta da subito senza aspettare la proroga già ottenuta fino al 2015.
La seconda buona ‘notizia’ è che il Governo conferma che di qui a 12 mesi o poco più, come previsto nella stessa comunitaria 2010, verrà varato un nuovo decreto salva-spiagge. L’intenzione, al momento, sarebbe quella di rilasciare nuove concessioni da quattro a vent’anni, in accordo con Regioni e associazioni. Gnudi e Moavero sanno, e lo hanno detto ai rappresentanti dei balneari, che l’attuale fase di incertezza penalizza gli operatori e l’intero settore, tanto che nessuno investe più (restano in ansia i circa 30 mila operatori balneari del Paese il 60% abbia, in media, acceso mutui fino al 2025).
La seconda buona ‘notizia’ è che il Governo conferma che di qui a 12 mesi o poco più, come previsto nella stessa comunitaria 2010, verrà varato un nuovo decreto salva-spiagge. L’intenzione, al momento, sarebbe quella di rilasciare nuove concessioni da quattro a vent’anni, in accordo con Regioni e associazioni. Gnudi e Moavero sanno, e lo hanno detto ai rappresentanti dei balneari, che l’attuale fase di incertezza penalizza gli operatori e l’intero settore, tanto che nessuno investe più (restano in ansia i circa 30 mila operatori balneari del Paese il 60% abbia, in media, acceso mutui fino al 2025).
Dunque, la mano è tesa.
In tutto questo c’è un però. “Bisogna contemperare i legittimi interessi degli operatori con il rispetto della direttiva e dei trattati comunitari e le esigenze dell’erario”, hanno precisato Gnudi e Moavero.
In tutto questo c’è un però. “Bisogna contemperare i legittimi interessi degli operatori con il rispetto della direttiva e dei trattati comunitari e le esigenze dell’erario”, hanno precisato Gnudi e Moavero.
Ecco, le esigenze dell’erario.
Dato che i canoni che lo Stato chiede ai concessionari restano ridicoli, quello che il Governo chiede ai bagnini è di pagare di più. “Auspichiamo che i canoni continuino ad essere fissati da una legge dello Stato, quale conditio sine qua non per costruire una disciplina delle concessioni basata su principi di equità”, ha già mandato a dire il presidente di Oasi-Confartigianato Giorgio Mussoni, gran capo dei bagnini romagnoli da Bellaria a Cattolica.
La questione dei canoni si trascina da anni.
La questione dei canoni si trascina da anni.
Si calcola che diverse centinaia di milioni di euro potrebbero entrare ogni anno nelle casse pubbliche solo se si applicassero meglio le norme che già esistono.
Da decenni si regalano per pochi spiccioli (97 milioni di euro nel 2009) beni che fruttano ogni anno qualcosa come due miliardi di fatturato, più, si stima, un terzo miliardo in nero.
Nel 2003 il Governo rivalutò i canoni del 300%.
I bagnini si rivoltarono.
Dopo che per quattro anni nessuno aveva pagato, la Finanziaria del 2007 eliminò il rincaro imponendo alle Regioni di rivedere al rialzo le categorie di “valenza turistica” (abolendo la classe C e ricollocando gli arenili pregiati in classe A, con quasi il raddoppio del canone).
Peccato che nessuno abbia mosso un dito (alle Regioni va solo il 10% dei canoni, del resto) e che tuttora quasi tutte le spiagge italiane rientrino nella classe B.
L’agenzia del Demanio aveva ipotizzato il profilarsi di danni erariali, ma niente.
A Rimini la sola spiaggia in classe A è quella di fronte al Grand Hotel felliniano. Una legge del 2006 ha introdotto poi le cosiddette pertinenze, le concessioni pesanti (piscine, discoteche, cinema) che hanno fatto schizzare i canoni a quote quasi di mercato, ma i continui ricorsi al Tar delle aziende stanno ingrovigliando la questione e acuendo le differenziazioni, già enormi, da regione a regione. Risultato: a Rimini e provincia, ad esempio, all’anno 10 mila metri quadri di spiaggia costano otto mila euro di affitto, un chiosco di 100 metri quadri vale 500 euro.
Il punto è che il Governo già oggi potrebbe recuperare denaro dalle concessioni: l’articolo 47 del codice della navigazione prevede la decadenza del titolo quando il titolare non paga il canone. Attualmente lo Stato incassa solo un terzo del totale: i 2/3 dei bagnini, essendo morosi, sono titolari di fatto di concessioni decadute, quindi riassegnabili con bando pubblico.
Alla fine, resta attuale la denuncia di un paio d’anni fa della Corte dei Conti: “Non è possibile stabilire quanto lo Stato incassa dalle concessioni, il demanio marittimo è una realtà fiscalmente fuori controllo, prevale ormai una sorta di asserita impotenza a modificare la situazione”. La sfida dei tecnici di Monti è tutta qui.
Il punto è che il Governo già oggi potrebbe recuperare denaro dalle concessioni: l’articolo 47 del codice della navigazione prevede la decadenza del titolo quando il titolare non paga il canone. Attualmente lo Stato incassa solo un terzo del totale: i 2/3 dei bagnini, essendo morosi, sono titolari di fatto di concessioni decadute, quindi riassegnabili con bando pubblico.
Alla fine, resta attuale la denuncia di un paio d’anni fa della Corte dei Conti: “Non è possibile stabilire quanto lo Stato incassa dalle concessioni, il demanio marittimo è una realtà fiscalmente fuori controllo, prevale ormai una sorta di asserita impotenza a modificare la situazione”. La sfida dei tecnici di Monti è tutta qui.
OT: se vuoi ascoltarti Gnudi alla X Commissione della Camera... (per il momento sta dicendo le stesse cose che disse alla X Commissione del Senato, stessi numeri, stesse frescacce).
RispondiEliminaCi sono!
RispondiElimina:)
@frap
RispondiEliminaMai sentito niente di peggio.
Sia dall'uno che dagli altri.
Sembrava una riunione liceale d'una tal classe classe in una scuola alberghiera.
Diciamo del secondo anno!
Che pena!
:(
L'enumerazione dei motivi e dei criteri di scelta del Celli è stata una cosa a dir poco pe-no-sa.
RispondiEliminaDa riportare letteralmente, parola per parola, guarda, per quanto è incredibile (siccome è stato direttore generale della RAI allora può darci una mano con la promozione... eeehhh?!!?? e poi tenete presente che non è un lavoro full-time...).
Da non credere.
Meno male che almeno uno dei presenti gliele ha cantate a dovere.
Comunque è evidente che i criteri di selezione semplicemente non ci sono.
Per quello che riguarda invece il dott. Celli: perché ho scelto... abbiamo scelto Celli.
RispondiEliminaPerché ha un profilo in vari settori. Lui è stato... ha una forte capacità di gestione del personale perché li ha gestiti per... il personale in varie aziende. Ha grandi capacità anche di....iiii inter-relazione perché lui è stato capo delle relazioni esterne di Unicredito e ha anche... sa come si fa la promozione perché... essendo stato anche Direttore Generale della RAI. Quindi c'ha un curriculum di tutto rispetto. E io credo che una persona così ci possa dare una mano per rilanciare l'ENIT. Tenete presente che il mestiere di Presidente non è un mestiere full-time come è... in realtà il... chi po... chi manda avanti l'ENIT sarà il Direttore Generale, e su quello poi il nuovo consiglio farà una scelta.
Penso che si commenti da sé.
Giudizio sintetico, lapidario e strettamente personale: nel passaggio da MVB a Gnudi abbiamo fatto il classico salto dalla padella nella brace.
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