L’Ocse ha bocciato l’Italia in vari ambiti a seguito della ricerca “Oecd Italy tourism policiy review 2011″, un’analisi della gestione del Turismo in Italia commissionata due anni fa per valutare lo stato delle cose e capire come muoversi.
I risultati, presentati lo scorso mese in occasione del completamento della consegna dei diplomi del Mater in Tourism Management della Iulm, appaiono scontatissimi. Inutile continuare a sperare nella crescita del turismo dei Paesi BRIC se l’Italia non sarà pronta ad accoglierli con nuove infrastrutture e un nuovo approccio nella gestione, nella comunicazione e nella promozione del Paese.
Nello scorso articolo dedicato al Turismo in Italia, qualcuno ha commentato che tutti i provvedimenti auspicati dal Ministro Gnudi sono da considerarsi niente di più delle solite promesse di sempre, e che per ora restano solo parole.
È tempo però di intervenire concretamente: l’Ocse ha rilevato ovviamente problemi legati alla Governance, alle infrastrutture, con le strategie di promozione del Paese e persino con la redazione delle statistiche. C’è bisogno subito di una strategia a livello nazionale, di un’Enit riformata che prenda saldamente in mano le redini del Paese, mentre intanto le Regioni continuano a utilizzare nei modi più disparati i propri fondi senza una direzione univoca, che promuova il “brand Italia” al meglio, soprattutto all’estero.
Fare in modo che il Turismo rimanga uno dei pilastri del nostro PIL – ha affermato Gnudi qualche giorno fa – non sarà semplice perché ci sono alcune mancanze in Italia difficilmente colmabili nel breve termine:
Non parliamo poi dei trasporti: dai treni agli autobus, in Italia non ci distinguiamo di certo per efficienza e puntualità.
Per uscire da questo impasse, in attesa che vengano presi dei provvedimenti concreti, non resta che puntare sull’arrivo di nuovi turisti dall’estero, e soprattutto dai Paesi emergenti.
Detto questo, l’Italia si candida a divenire una delle mete predilette dalla Cina: i turisti cinesi amano soprattutto il mare e l’arte, cose che qui da noi non mancano.
Secondo l’Osservatorio PricewaterhouseCoopers – Sole 24 Ore sul turismo in Italia, la spesa turistica della Cina in dieci anni andrà a costituire il 18,2% dei flussi internazionali.
Mentre infatti la spesa degli Italiani per i viaggi stagna – per la crisi economica e per la caduta libera delle condizioni lavorative che riduce sempre di più il loro potere d’acquisto – i turisti cinesi, amanti della cultura e disposti a spese pazze nei nostri outlet pieni di grandi firme, sono destinati a diventare i “turisti del futuro”.
Al momento però, dei 57 milioni di turisti che partono ogni anno dalla Cina (2011), solo pochissimi vengono in vacanza da noi, quindi per l’Italia si tratta di un’offerta di mercato ancora tutta da inventare, di una sfida dalle tante potenzialità.
Ma come soddisfare i nuovi turisti cinesi e fare in modo di offrire un servizio all’altezza delle aspettative? Sempre secondo la ricerca PwC, è necessario soprattutto concentrarsi su 3 punti
In una intervista rilasciata lo scorso anno da Cristina Lambiase, responsabile dell’Osservatorio ENIT di Pechino a AGI China 24, emerge che al momento il nostro sistema fa acqua da ogni parte rispetto ai competitor europei.
Ad esempio, i Cinesi pianificano i viaggi soprattutto online, e il Portale nazionale ancora resta un binario morto: “Secondo una relazione della China Tourism Academy, il 52% dei cinesi ottiene informazioni sulle destinazioni da visitare tramite internet - dice la Lambiase – Noi siamo completamente sguarniti su questo fronte, e la cosa ha un impatto decisivo.”
In più i turisti cinesi sono tra quelli più propensi a spendere in beni di lusso, ma l’Italia non sembra pronta a sfruttare questo trend: “I partner cinesi dei tour operator italiani – spiega la Lambiase – non guadagnano niente sui pacchetti, incassano solo dalle commissioni sullo shopping. Ma gli outlet italiani non sono d’accordo nel concedere queste commissioni, e si trovano a dover combattere, per esempio, con i francesi Magazzini Lafayette che non solo le concedono, ma hanno un servizio tax free specifico per i cinesi e accettano anche la China Union Card, la carta di credito più diffusa in Cina”.
Che dire? Difficile sapere cosa aspettarsi visti i precedenti… sperando di non essere così sciocchi da rimanere a guardare mentre il turismo cinese, adesso tanto prezioso, prende il volo per altre destinazioni.
Fonte: Sole24Ore, AGI China 24 e Booking Blog
I risultati, presentati lo scorso mese in occasione del completamento della consegna dei diplomi del Mater in Tourism Management della Iulm, appaiono scontatissimi. Inutile continuare a sperare nella crescita del turismo dei Paesi BRIC se l’Italia non sarà pronta ad accoglierli con nuove infrastrutture e un nuovo approccio nella gestione, nella comunicazione e nella promozione del Paese.
Nello scorso articolo dedicato al Turismo in Italia, qualcuno ha commentato che tutti i provvedimenti auspicati dal Ministro Gnudi sono da considerarsi niente di più delle solite promesse di sempre, e che per ora restano solo parole.
È tempo però di intervenire concretamente: l’Ocse ha rilevato ovviamente problemi legati alla Governance, alle infrastrutture, con le strategie di promozione del Paese e persino con la redazione delle statistiche. C’è bisogno subito di una strategia a livello nazionale, di un’Enit riformata che prenda saldamente in mano le redini del Paese, mentre intanto le Regioni continuano a utilizzare nei modi più disparati i propri fondi senza una direzione univoca, che promuova il “brand Italia” al meglio, soprattutto all’estero.
Fare in modo che il Turismo rimanga uno dei pilastri del nostro PIL – ha affermato Gnudi qualche giorno fa – non sarà semplice perché ci sono alcune mancanze in Italia difficilmente colmabili nel breve termine:
- Non ci sono tour operator nazionali
- Non esistono grandi catene alberghiere italiane
- Le nostre compagnie aeree coprono un numero di tratte ancora troppo esiguo
Non parliamo poi dei trasporti: dai treni agli autobus, in Italia non ci distinguiamo di certo per efficienza e puntualità.
Per uscire da questo impasse, in attesa che vengano presi dei provvedimenti concreti, non resta che puntare sull’arrivo di nuovi turisti dall’estero, e soprattutto dai Paesi emergenti.
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Puntare alla Cina
Pare un controsenso appellarsi al turismo cinese mentre metà Penisola (o forse più) lamenta le difficoltà di integrazione con i tanti immigrati cinesi che si sono stabiliti dovunque.Detto questo, l’Italia si candida a divenire una delle mete predilette dalla Cina: i turisti cinesi amano soprattutto il mare e l’arte, cose che qui da noi non mancano.
Secondo l’Osservatorio PricewaterhouseCoopers – Sole 24 Ore sul turismo in Italia, la spesa turistica della Cina in dieci anni andrà a costituire il 18,2% dei flussi internazionali.
Mentre infatti la spesa degli Italiani per i viaggi stagna – per la crisi economica e per la caduta libera delle condizioni lavorative che riduce sempre di più il loro potere d’acquisto – i turisti cinesi, amanti della cultura e disposti a spese pazze nei nostri outlet pieni di grandi firme, sono destinati a diventare i “turisti del futuro”.
Al momento però, dei 57 milioni di turisti che partono ogni anno dalla Cina (2011), solo pochissimi vengono in vacanza da noi, quindi per l’Italia si tratta di un’offerta di mercato ancora tutta da inventare, di una sfida dalle tante potenzialità.
Ma come soddisfare i nuovi turisti cinesi e fare in modo di offrire un servizio all’altezza delle aspettative? Sempre secondo la ricerca PwC, è necessario soprattutto concentrarsi su 3 punti
- Conoscere la loro cultura: E’ importante sapere quali siano le preferenze dei turisti cinesi ma anche come offrire servizi in linea con il loro pensiero e il loro stile di vita. Ad esempio non amano bere molto, quindi meglio non puntare su pacchetti enogastronomici o degustazioni. Alcune scelte potrebbero rischiare di offenderli: ad esempio il bianco è il colore del lutto, il 4, il 44 e altri numeri con il 4 sono considerati sfortunatissimi. Hanno un’alta considerazione del rispetto e della moderazione, qualsiasi forma di sgarbo in pubblico è considerata intollerabile. Impariamo anche le loro abitudini: come gli Inglesi non possono vivere senza bollitore e bustine da tè, in Cina è usanza trovare in albergo lo spazzolino da denti, l’accappatoio e l’acqua calda, considerati servizi standard. Molti sono abituati a mangiare dolce, soprattutto a colazione.
- Comunicare e promuovere l’Italia anche in Cina: Spesso ai tour operator non interessa molto questo settore, quindi sarà importante riuscire a impostare una solida strategia di promozione, magari anche con il sostegno del Governo, rivolta direttamente a questi nuovi Paesi emergenti.
- Saper gestire l’arrivo in Italia: L’esigenza di nuove infrastrutture è ovvia, ma in mancanza di risorse, si deve poter contare almeno sulla professionalità e il servizio degli albergatori, sulla loro disponibilità a comunicare in lingua e a far sentire anche questi ospiti come a casa propria.
I competitor europei più flessibili e all’avanguardia
Resta da capire se l’Italia sia effettivamente in grado di reggere i nuovi flussi, con la paura che sia destinata a restare indietro rispetto alla Spagna e alle altre destinazioni europee come ha fatto in questi anni, con l’ulteriore minaccia dei viaggi di lusso a buon mercato possibili solo in Oriente, come Malesia e Thailandia.In una intervista rilasciata lo scorso anno da Cristina Lambiase, responsabile dell’Osservatorio ENIT di Pechino a AGI China 24, emerge che al momento il nostro sistema fa acqua da ogni parte rispetto ai competitor europei.
Ad esempio, i Cinesi pianificano i viaggi soprattutto online, e il Portale nazionale ancora resta un binario morto: “Secondo una relazione della China Tourism Academy, il 52% dei cinesi ottiene informazioni sulle destinazioni da visitare tramite internet - dice la Lambiase – Noi siamo completamente sguarniti su questo fronte, e la cosa ha un impatto decisivo.”
In più i turisti cinesi sono tra quelli più propensi a spendere in beni di lusso, ma l’Italia non sembra pronta a sfruttare questo trend: “I partner cinesi dei tour operator italiani – spiega la Lambiase – non guadagnano niente sui pacchetti, incassano solo dalle commissioni sullo shopping. Ma gli outlet italiani non sono d’accordo nel concedere queste commissioni, e si trovano a dover combattere, per esempio, con i francesi Magazzini Lafayette che non solo le concedono, ma hanno un servizio tax free specifico per i cinesi e accettano anche la China Union Card, la carta di credito più diffusa in Cina”.
Che dire? Difficile sapere cosa aspettarsi visti i precedenti… sperando di non essere così sciocchi da rimanere a guardare mentre il turismo cinese, adesso tanto prezioso, prende il volo per altre destinazioni.
Fonte: Sole24Ore, AGI China 24 e Booking Blog
“Io ufficialmente non ho ricevuto nessuna nomina alla presidenza dell’Enit, le informazioni che ho, mi sono state notificate non in modo ufficiale, tecnicamente non so ancora nulla, quindi mi pare prematuro parlare del futuro dell’Enit”. Questa la dichiarazione di Pier Luigi Celli a margine della presentazione odierna del progetto Luiss on The Road realizzato dall’Università Luiss che Celli dirige, e dalle Ferrovie dello Stato, che mira ad esaltare gli aspetti migliori dell’Italia attraverso un viaggio di 17 giorni in tutto il Paese di tre giovani studenti universitari.
RispondiElimina@Anonimo
RispondiEliminaVuoi vedere che la probabile candidatura, se non ufficiale, l'ha ricevuta dalla fruttivendola sotto casa sua?
Il dire che Gnudi probabilmente l'ha chiamato per chiedergli cosa ne pensava di essere nominato presidente dell'Enit, manco per il cavolo, vero?
Perchè invece non dire le cose come stanno e far vedere che s'è chiari, senza timori e senza ombre nel ...?
Sic!
:(
@Anonimo & @Luciano
RispondiEliminaNel caso specifico Celli ha ragione, imho.
E' evidente che gli avranno chiesto la disponibilità; figuriamoci se affrontano tutta la trafila per poi sentirsi dire all'ultimo "Grazie, ma non sono interessato". E' altresì corretto che non si esprima sul futuro di ENIT senza essere stato prima nominato. E' un'evidente forma di rispetto nei confronti di chi deve dare il proprio parere e deve nominare. Diversamente potrebbe apparire come cosa ormai fatta, cosa che fatta non è.
A questo proposito: oggi la X Commissione del Senato avrebbe dovuto dare il proprio parere nella riunione plenaria di stamattina delle ore 12 che però è stata sconvocata. E' abbastanza probabile, penso, che ormai aspettino l'audizione di Gnudi in X Commissione alla Camera prevista per domani alle 14.00.
...ci sono alcune mancanze in Italia difficilmente colmabili nel breve termine:
RispondiEliminaNon ci sono tour operator nazionali
Eh ?!?
Non esistono grandi catene alberghiere italiane
Ma le associazioni di categoria non potrebbero promuovere la federazione di alberghi in modo da fare economie di scala sugli acquisti, adempimenti, personale, ecc. ecc. ?
@Frap
RispondiEliminaBeh, chiaro che ufficilamente non abbia ricevuto nessuna nomina all'Enit, visto che è ancora nelle X commissioni.
Ma soprattutto è il "tecnicamente non so ancora nulla", di cui non avevo alcun dubbio.
;-)
Per quanto riguarda l'articolo che ho copincollato da tutti quelli che sono al fondo del blog (vedi link), devo dire che sia che i dati (vedi cinesi che secondo loro sono in 50 mln che vengono in Europa ogni anno)
RispondiElimina( http://www.bookingblog.com/turismo-cinese-in-italia-2012/#more-3887 ) e di cui ho cambiato la quantità e l'area di viaggio, nonché della logicità del pezzo ... ho scritto dei commenti che (per caso) non sono stati ripresi o cancellati nei rispettivi siti.
Che dire?
Boh?
Speravo in una maggiore partecipazione qui.
E nonostante oggi il "pezzo" sia stato visto 387 volte ... l'unico che se n'è accorto sei stato tu.
E questo la spiega lunga su ...
;(
Comunque andiamo bene...
RispondiEliminaMa prima di aprire la bocca... analizzare un po' più a fondo la situazione e cosa è stato fatto?
Tipo il portale nazionale per i cinesi vs quello omologo emiliano?
Piuttosto che l'iniziativa di ENIT nei BRIC?
“Ministro, ma fallo. Per questo non c’è bisogno di cambiare la Costituzione.
RispondiEliminaBeh, questa non la capisco !
Mi sembra più che altro una sortita ad effetto per ricevere gli applausi della platea.
:(
Caro frap qui si mette veramente male e peggio di come pensavo. Il che è tutto dire.
Comunque se calcoli che il primo TO italiano (Alpitour) è classificato oltre la 20esima posizione al mondo ...
RispondiEliminaOibò!
Ma siamo veramente pronti per accogliere i turisti cinesi?
RispondiEliminaUrca, prontissimi!
"Trecento milioni diiii cinesi siiii collegano quotidianamente su Internet.
E Internet, il web, è il… al terzo posto come strumento per prenotare le vacanze.
E’ stato proprio questo il motivo per cui l’Italia ha pensato ad un.. ad un web che sia dedicato alla cultura cinese.
Credo che sia il primo esempio… al mondo di un sito che non viene tradotto, ma viene pensato per… (aeeuuuggghhnnn)… conoscere e quindi fare proprie le abitudini, le aspettative e ciò che vuole appunto il popolo cinese."
Ecco. Io vorrei proprio sapere chi l'ha pensato 'sto sito. Su cui di recente, bontà loro, han finalmente cambiato le ridicole immagini dell'header che c'erano. Tutto il resto fa pena esattamente come prima.
E sulla Bolkenstein cosa avrà detto di nuovo?
RispondiEliminaPer la cronaca ha detto questo...
RispondiEliminaBolkenstein ?
RispondiEliminahttp://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/27/stabilimenti-balneari-casta-salva-governo-niente-asta-aumentano-canoni/194049/
;-)
Cavolo che sfiga la Costa Crociere!
RispondiElimina:(