martedì 8 luglio 2014

Serve una nuova classificazione alberghiera ma di qualità. E cominciare ben prima della riforma del Titolo V per non perdere dell'altro tempo.

Solo due giorni fa su queste pagine s'era scritto che nel periodo 2009-2011 le Regioni, secondo Confartigianato, spendevano mediamente 939 milioni l’anno (!) per la promozione dell'Italia turistica.
Che potrebbe anche starci se solo i risultati fossero adeguati alla spesa.

In Spagna, giusto per fare un confronto con un competitor, nello stesso periodo (2010) secondo Hoteltur, le 17 Regioni spagnole avevano un budget di poco superiore ai 300 milioni di euro.
Una gran bella differenza, neh!
E mentre gli iberici, dopo una breve pausa di “riflessione”, si stanno riprendendo il maltolto con dei numeri attivi da far paura, noi ci stiamo ancora riflettendo e i numeri vanno sempre più in giù.


Aggiungo solo, anche se ormai lo sanno anche i sassi, che l'Enit dispone di 18 milioni di euro e qualcosina all'anno per marketizzarci nel mondo, di cui 16,5 circa se ne vanno per mantenere in piedi i soli costi di gestione della struttura.

Ed è di due giorni fa la notizia che l'Italia è a tutta marcia indietro sulla competitività.
Infatti scivola al 46esimo posto della graduatoria globale dell'Institute for Management Development di Losanna (mica noccioline, neh!), due gradini in meno rispetto al 2013.
Finendo così dietro a Slovacchia e India, in basso ad una classifica che prende in esame 60 Paesi.
E meno male che la graduatoria l'hanno fatta solo su 60 Paesi, altrimenti chissà dove saremmo finiti.

E così pure il WEF (Wolrd Economic Forum) dice che l'Italia, dove la competitività è fortemente compromessa da fattori chiave come il sistema delle norme, la governance in campo turistico e il livello dei prezzi dell'offerta, viene data come 18esima rispetto alle altre nazioni europee.
Insomma, l'Italia non ha ancora un complesso di norme che siano in grado di promuovere in misura sufficiente (in relazione a quanto fanno gli altri paesi) l'industria turistica.
Sotto questo aspetto, normativa generale di riferimento e governance politico-amministrativa, l'Italia si ritrova addirittura al 100° posto nel mondo, su 140 posizioni.
Calcolando poi che il Bel Paese è la nazione più ambita del mondo, beh che dire …

ma basta con i numeri che non fanno altro che farci piangere … dalla rabbia.

Pertanto il divario tra il prezzo e la qualità, già evidenziato con i dati della Banca d'Italia che dichiarano meno pernottamenti ma con più spesa da parte dei turisti stranieri, non fa altro che ampliarsi sempre di più.
E non è una bella cosa.

Il buon Dio me ne guardi bene dall'affermare che l'Italia debba abbassare i suoi prezzi, per carità; d'altronde il nostro Paese, per grazia ricevuta, è indubbiamente il più bello del mondo e di conseguenza le cose belle si devono pagare più di quell'altre che non lo sono altrettanto, e questo si sa.

Ma dobbiamo aumentare considerevolmente la qualità del ricettivo (e non solo) che, non raccontiamoci balle, non è adeguata per nulla all'immenso patrimonio di cui noi disponiamo.

Come si fa?

Tanto per cominciare e ben prima della riforma del Titolo V, chi di dovere dovrebbe sedersi ad un tavolo (di veri professionisti e non di quelli da un tanto al chilo) e buttare giù una nuova classificazione alberghiera ma di qualità (ci vogliono circa 10/12 mesi), la quale possa ampliare a dismisura la digitalizzazione (e non l'inverso) e una marea di altre “cosette” che possano determinare veramente tutto il ricettivo, nessuno escluso.
E con quelle metodologie che davvero possano innalzare la qualità purché non siano limitate alla sola locazione ma … ma non vorrei raccontare troppo.
Tutto il resto verrebbe di conseguenza, e vale a dire il sistema delle norme che qui in Italia fanno paura, la governance, i prezzi e bla bla bla che non sono per niente il nostro punto di forza, anzi ...








5 commenti:

  1. @Luciano

    Ma non avevi scritto che dovevano chiamarti nei primi giorni di Luglio?

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. L'avevi scritto qui

    http://tuttosbagliatotuttodarifare.blogspot.it/2014/06/alla-fine-della-partita-sia-che-si.html

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  4. @Vincenzo

    Sì, l'avevo scritto e naturalmente corrisponde al vero.
    Ma a tutt'oggi niet!

    Però nessun problema poiché l'immaginavo di certo.

    Bontà loro ed eventualmente bontà anche mia e di quello che scriverò in merito tra non molto tempo.

    :)

    Facciamoci due risate va che fa buon sangue.

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  5. Diffidate di quelli diffidate brava gente

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