Ormai
quasi tutti si sono accorti per vari motivi dell'importanza di una
nuova classificazione alberghiera e questo è scontato.
Un
assioma, dicono quelli che si danno delle arie.
Il
testo integrale del DDL per il turismo appena approvato alla Camera
dei Deputati è qui, ma la cosa che non mi garba per nulla è la
seguente indicazione (ved. immagine sopra).
E
vale a dire il tema della classificazione
delle strutture ricettive e delle imprese turistiche.
Al
riguardo un decreto del MIBACT, da emanarsi entro 3 mesi, d’intesa
con la Conferenza Stato-Regioni.
Tre
mesi (tre) per buttare giù una nuova classificazione alberghiera
d'intesa con la eccetera eccetera e magari adeguarla a quelle
adottate a livello europeo ed internazionale?
Quando
nell'ultima (DPCM 21/10/2008)
furono necessari anni di dibattiti a tutt'andare col risultato
che ben sappiamo
Suvvia,
siamo seri.
Forse che anche le altre nazioni stiano tutte provvedendo, nessuna
esclusa e nei medesimi 90 giorni, a cambiare la loro classificazione
per poi armonizzarla con l'eventuale nostra.
Cosa
alquanto impossibile nonché irreale.
Ma
chi ha scritto ciò (?), e a parte chi ha ratificato l'emendamento nelle
due commissioni riunite (VII e X) che solo per un soffio l'hanno
fatto passare (ved. qui), quei 630 della Camera dei Deputati che
hanno approvato all'unanimità 'sta cosa, ebbene; disporranno di una seppur
vaga cognizione di come sono fatte tutte le altre classificazioni
alberghiere dell'intero pianeta per poter accettare che quindi la si voglia
equiparare a tutte quelle esistenti?
Chissà se ne conosceranno una sola oppure se non conoscono nemmeno la nostra?
Chissà se ne conosceranno una sola oppure se non conoscono nemmeno la nostra?
E avranno
letto 'sta cosa dei tre mesi oppure no?
Mah!
Il
solo pensare di mettere d'accordo tutte le Regioni italiane (e le
associazioni?) che fino a prova contraria dispongono ancora della
responsabilità sul turismo (ved. Titolo V che finché non lo
cambiano … ) e quindi sulla classificazione alberghiera, beh; è
una cosa insana e che al solo pensare fa già paura.
Infatti
il DPCM
21/10/2008 (l'ultima classificazione alberghiera) non
ha prodotto alcun effetto sensibile sui sistemi in vigore nelle varie
regioni, tanto che ad oggi la realtà normativa è
sostanzialmente la stessa che conosciamo da diversi anni,
caratterizzata da significative difformità fra regioni, sia nei
criteri di attribuzione delle categorie, sia nella effettiva
classificazione delle strutture.
E così pure subito dopo i tempi del
Regio Decreto 975 del 1937, trasformandosi già nel 1983 nella decentralizzazione in favore delle Regioni, quando la
Legge 217/83 ("Legge quadro per il turismo e interventi per il
potenziamento e la qualificazione dell'offerta turistica”) stabilì
all’art. 7 che “le leggi regionali potevano dettare i criteri per la
classificazione delle strutture ricettive tenendo conto delle
dimensioni e dei requisiti strutturali dei servizi offerti e della
qualificazione degli addetti”
Mi si vuole dire
quale sarebbe adesso la qualificazione degli addetti?
Grazie!
E la stessa legge
prevedeva che dovessero essere adottati criteri di armonizzazione fra
le classificazioni regionali, disposizione che però non ha avuto
seguito, visto che iniziano da questo momento a nascere leggi
regionali di classificazione piuttosto indipendenti e autonome.
E per non farvi due bocce così, salto la Legge
Bassanini (Legge 57 del 1997) del
Decreto Legislativo 112/98 in attuazione del capo I della L. 15 marzo
1997, n. 59.
Salterò anche la
famosa Legge 135, "Riforma della legislazione nazionale
del turismo" che sancì in via definitiva la competenza
esclusiva delle Regioni in materia di turismo.
Va precisato comunque
che il tema della disomogeneità a livello nazionale fra i vari
sistemi di classificazione alberghiera era già chiaramente sentito
come un problema da affrontare con urgenza, tanto che il
successivo il DPCM 13/09/02, “Recepimento dell'accordo fra lo
Stato, le regioni e le province autonome sui principi per
l'armonizzazione, la valorizzazione e lo sviluppo del sistema
turistico”, in attuazione della Legge 135/01 prevede che le Regioni
debbano “definire concordemente e unitariamente i requisiti minimi
di qualità per le strutture ricettive, per i servizi e per le
imprese turistiche”.
Per avere l’indicazione di requisiti minimi di qualità (per modo di dire), dal 1983 si dovette però aspettare il DPCM 21/10/08 “Definizione delle tipologie dei servizi forniti dalle imprese turistiche nell’ambito dell’armonizzazione della classificazione alberghiera”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 2 febbraio 2009 e soprannominato “Italy Stars and Rating”, che definì gli standard minimi nazionali dei servizi e delle dotazioni per la classificazione degli alberghi.
Il decreto fu il risultato, oltre che di anni di dibattito (mentre adesso lo si vuole fare in tre mesi), di una serie di sessioni di lavoro che coinvolsero i rappresentanti del Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, le associazioni di categoria e i rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano.
Per avere l’indicazione di requisiti minimi di qualità (per modo di dire), dal 1983 si dovette però aspettare il DPCM 21/10/08 “Definizione delle tipologie dei servizi forniti dalle imprese turistiche nell’ambito dell’armonizzazione della classificazione alberghiera”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 2 febbraio 2009 e soprannominato “Italy Stars and Rating”, che definì gli standard minimi nazionali dei servizi e delle dotazioni per la classificazione degli alberghi.
Il decreto fu il risultato, oltre che di anni di dibattito (mentre adesso lo si vuole fare in tre mesi), di una serie di sessioni di lavoro che coinvolsero i rappresentanti del Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, le associazioni di categoria e i rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano.
Ma le loro speranze,
non certo le mie poiché su quella classificazione scrissi su queste
pagine “peste, corna e anche di più”, se ne andarono per la tangente.
Ma il Decreto passò, bontà
loro, e questo vuol più che altro dire che le associazioni di
categoria, i rappresentanti di Regioni e quelli delle Province di
Trento e Bolzano, presero una bella cantonata per il semplice motivo
che dopo sei anni (ma è già un po' che ne parlano) hanno finalmente capito che quei minimi e non solo, andavano rifatti.
E per darvi un'idea
di quello che scrissi allora ma ovviamente inascoltato …
…
ci sono alcune
regioni (Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Liguria,
Sardegna, Valle d’Aosta) in cui la categoria viene assegnata agli
alberghi sulla base di un punteggio, che viene misurato su una serie
di parametri obbligatori e non.
Questi punteggi però, non danno
l’esatto, ma neanche parziale vero valore delle strutture.
E soprattutto in base alla qualità che
invero dovrebbe essere il cavallo trainante per riacquistare della
competitività con le altre nazioni.
Mentre
il procedimento in uso nelle altre regioni si basa invece sul
riconoscimento del possesso di alcuni requisiti minimi obbligatori,
inerenti alle diverse aree di valutazione.
Questo
secondo sistema pone una soglia minima da rispettare, mentre l’altro
procedimento si presta maggiormente a delle disomogeneità, dal
momento che in teoria rende possibile accumulare “punteggio” con
parametri diversamente distribuiti.
La
situazione è tale per cui è possibile viaggiare da una regione
all’altra e trovare alberghi classificati con categorie differenti
ma sostanzialmente equivalenti dal punto di vista della qualità
dell’offerta, oppure servizi differenti in alberghi della stessa
categoria, o addirittura possiamo trovare 5, 6 o 7 categorie
alberghiere, a seconda che la regione riconosca o meno categorie come
la “3 stelle superior”, la “4 stelle superior” e “5 stelle
lusso”.
Senza
parlare addirittura del 7 stelle.
Solo
in pochi casi eccezionali, poi, i sistemi di classificazione
regionali prendono in considerazione quelli che sono gli standard
qualitativi esistenti a livello internazionale, così come,
paradossalmente, la valutazione della qualità dell’offerta
prescinde sempre dagli elementi di tipo qualitativo, come potrebbero
esserlo la qualifica professionale del personale, i materiali di
costruzione e di arredo, gli elementi di sostenibilità ambientale,
eccetera.
Pertanto anche qui un “buco” pazzesco, se ragioniamo in generale.
Altro fattore critico, dal punto di vista della competitività, è la carenza di controlli presso le strutture: nella maggior parte dei casi, viene effettuato un controllo solo a cinque anni dall’attribuzione della categoria (sempre che vada bene), mentre i successivi controlli periodici sono pressoché assenti, esponendo tutto il sistema di offerta alberghiera italiano a rischi notevoli dal punto di vista della qualità effettiva del servizio.
Un
danno enorme per l’intero sistema, anche perché se un albergo
rimane nei parametri giusti, il suo dirimpettaio magari non lo è, e
questo compromette la qualità nell’intero comprensorio.
Quindi
nessuna trasparenza, nessuna certezza del servizio e della qualità,
così come ben poca tutela del consumatore.
Non bisogna inoltre sottovalutare che il turista-viaggiatore straniero, percepisce innanzitutto la destinazione Italia, e poi, secondariamente, le destinazioni “città” e regioni (cosa che andrebbe ricordata anche in tema di promozione internazionale): ciò significa che il viaggiatore straniero che attraversando l’Italia riceve, a parità di classificazione del servizio, un servizio disomogeneo fra una parte e l’altra d’Italia, percepisce tale diversità come un disservizio.
Non bisogna inoltre sottovalutare che il turista-viaggiatore straniero, percepisce innanzitutto la destinazione Italia, e poi, secondariamente, le destinazioni “città” e regioni (cosa che andrebbe ricordata anche in tema di promozione internazionale): ciò significa che il viaggiatore straniero che attraversando l’Italia riceve, a parità di classificazione del servizio, un servizio disomogeneo fra una parte e l’altra d’Italia, percepisce tale diversità come un disservizio.
E
non è una bella cosa.
Ora
vogliono rifare (lo vorranno davvero?) la classificazione alberghiera
“in soli tre mesi” e questa ancor prima della riforma del Titolo
V … vabbeh, la soluzione c'è anche in questo caso, dai.
Ma
qual'è?
Una
telefonata allunga la vita alla classificazione alberghiera di
qualità.
Per la miseria ma che cosa aspettano?
RispondiEliminaMi sa che ce la fai.
RispondiEliminaHo appena letto un twitt di Stefano Ceci e parrebbe che non manchi molto.
Sono contento per te e per noi albergatori.
Forza!!!!!!!
@Anonimo
RispondiEliminaHa ha ha, guarda che sei molto poco anonimo, neh!
Quando commenti lasci il tuo IP e siccome lavori per un/una ......... rimane anche scritto quale.
Questa felicità da te non me l'aspettavo proprio ... quasi!
:)
Beh, a forza di scriverlo e dirlo si vede che li e vi ho stancati.
RispondiElimina:)
@Luciano
RispondiEliminaCi guadagnamo tutti in questo caso
:-)
Sarebbe anche l'ora che ti diano retta.
RispondiEliminaNon t'arrendi mai eh?
:D
@Captain
RispondiEliminaPerché tu sì?
:)