Il Governo ci ripensa sulla cancellazione dell’Imu sulla
prima casa?
I Comuni liguri la mettono persino sulle cabine degli
stabilimenti balneari.
Le cabine stesse non sono immobili, il demanio è proprietà
dello Stato, eppure per rimpinguare le casse sempre vuote, gli enti locali
chiedono il tributo ai gestori degli stabilimenti balneari.
Una scelta che inevitabilmente finisce per ripercuotersi sui
prezzi per il turista.
Già molti i ricorsi, anche perché ogni Comune applica l’Imu
in maniera diversa e se dovesse passare la linea dei più esosi il rischio di un
innalzamento delle tariffe sarebbe ancora più concreto.
Quindi per andare al mare in Liguria bisogna pagare l’Imu.
Come sulla casa, così pure sulle cabine.
E non si può neppure sperare che il Governo riesca a trovare
le risorse per cancellare la gabella, perché sono i Comuni ad andare all’incasso
e sempre con crescente “sete” di euro.
In tempi di crisi, con i prezzi degli stabilimenti balneari
sostanzialmente stabili rispetto agli ultimi anni, forse non tutti sanno che
per trascorrere una gironata in spiaggia si deve pagare anche una quota dovuta
alla tassazione che sta prendendo corpo in praticamente tutti i Comuni liguri.
Con rarissime eccezioni.
La tendenza, iniziata alcuni anni fa con l’Ici, è diventata
infatti una vera e propria “miniera d’oro” per le casse degli enti locali
sempre in cerca di denaro fresco.
Al punto che quella che era nata come un’imposta comunale
sugli “immobili” è magicamente stata applicata a una delle cose più mobili ed
effimere che possano immaginarsi su una costa come quella ligure.
Capanni in plastica, legno, vetroresina o in altro amteriale
sempre più leggero e comodo da montare e smontare, vengono di fatto equiparati
agli appartamenti, alzando i costi di gestione di uno stabilimento che poi si
ripercuotono sulla spesa del turista.
La stessa definizione dell’Ici sembrava sufficiente a
chiarire quale livello di fantasia avessero usato i primi comuni tassatori, un
Paese dove si pagano anche i balzelli anche sull’ombra (vedi quella sulla proiezione
ortogonale delle insegne a bandiera sul selciato) non ci ha messo molto a far
diventare la cosa come una regola praticamente inattaccabile.
Il fatto è che poi, come ben sanno tutti i proprietari di
case, con la seconda rata dell’Imu 2012, la tassa è salita alle stelle.
E così pure per le cabine delle spiagge gli aumenti si sono
fatti sentire.
“Quest’anno abbiamo chiesto e ottenuto di poter aspettare fino al 30
aprile prima di comunicare i prezzi della stagione – chiarisce Ferruccio
Caldirola di Assobalneari -. Questo perché i colleghi fossero in grado di
capire quanto dovessero apgare a livello di tributi. Nonostante ciò, voglio
sottolineare che almeno nell’80% dei casi in Liguria le tariffe sono rimaste
immutate e chi ha ritoccato lo ha fatto perché magari negli anni precedenti
aveva lasciato gli stessi prezzi”.
Una tregua fatta in un momento di crisi che però rischia di
essere di breve durata.
Anche perché i Comuni in molti casi si sono dimostrati
particolarmente esosi e hanno cercato di ottenere aliquote altissime e incassi
massimi.
Scelte che hanno scatenato una lunga lista di ricorsi alle
varie commissioni tributarie provinciali.
La stessa Assobalneari ha pendente il ricorso seguito dallo
studio Legale Armella, guidato dal presidente della Fiera di Genova.
Da levante a ponente sono ancora molte le situazioni in
attesa di una definizione.
Ma se l’Imu è una tassa nazionale, perché ami la Liguria
qualcosa da obiettare?
“Il problema è semplice – spiega Alessandro Riccomini della Cna
Balneatori -. I Comuni liguri hanno preso spunto da altre Regioni in cui è stata
applicata la tassa. L’Ici prima e l’Imu poi. Ma non è possibile assimilare
situazioni diverse. Partiamo proprio dal concetto di immobile: se su altri
litorali veniva fatta pagare l’Ici sulle cabine era perché in molte zone d’Italia
le cabine sono strutture in muratura, fisse. Fermorestando che riteniamo una
tassa concettualmente sbagliata, sarebbe più comprensibile pagare l’imposta
sulle parti dello stabilimento permanenti, ma non sulle strutture amovibili”.
Sì, perché oltretutto i Comuni mica fanno pagare l’Imu
stagionale.
Vogliono il tributo per intero, per 12 mesi l’anno, anche
quando i loro stessi uffici impediscono al gestore di lasciare eventualmente le
cabine amovibili al di fuori della stagione ufficiale.
Cioè i Comuni incassano un tributo per un anno, mentre il
rpesunto immobile sta in piedi quattro mesi.
I ricorsi sull’Ici/Imu sulle cabine in molti casi lasciano
aperta la determinazione dell’importo, congelando magari le pretese dei Comuni
più esosi.
Perché per poter prendere la tassa, alcuni enti locali, da
quando hanno avuto la gestione del demanio, hanno preteso che i gestori
facessero l’accatastamento degli stabilimenti, compresa la parte relativa alle
cabine.
E in base alla rendita catastale che può variare da zona a
zona la tassa può schizzare.
E se è per questo non c’è neppure uniformità nell’applicazione
della categoria catastale in cui inserire le strutture.
Rapallo, ad esempio, ha scelto una linea più condivisa,
chiedendo ai concessionari una quota forfettaria, senza distinguere tra
strutture fisse e amovibili.
Applicare con incredibile difformità (e a volte non
applicare proprio) una tassa che dovrebbe essere uguale per tutti provoca anche
situazioni di disparità di concorrenza.
“Questo è spesso dovuto anche al fatto che la Regione Liguria diffonde
linee troppo elastiche che i Comuni applicano a seconda delle loro convenienze
– aggiunge Alessandro Cuore del Sindacato Italiano Balneari -. Appare
anche incredibile che il gestore paghi come se fosse il proprietario di
qualcosa che non è suo. Le aree vengono ottenute in concessione. Concessione
per la quale si paga già un canone. Il proprietario è lo Stato, che ha dato il
demanio ai Comuni. La cosa è ancora più evidente ora con il problema della
Bolkenstein: non sappiamo più se dal 2015 avremo ancora queste concessioni, ma
dobbiamo pagare come fossimo dei proprietari. Spesso gli enti locali sfruttano
questa incertezza e se devono chiederci qualcosa ce la impongono
condizionandola al ritiro dei permessi”.
L’incertezza sul futuro porta a un taglio degli
investimenti.
L’aumento di nuove tasse come l’Imu sulle cabine
indirettamente sui uristi.
Così la Liguria pensa di sostenere il cuore della sua
economia turistica.
Di Marco Barisione
P. S.: Possibile che i Comuni non abbiano pensato anche a tassare
le ciambelle (salvagente) dei bambini, magari quelle con la paperetta o il
coccodrillino … d’altronde quando i bimbi fanno il bagno e vanno in acqua, per qualche tempo, ci vivono
dentro.
E chissà quanto farebbero pagare quei salvagente con l’effige
della giraffa … con quel collo lungo lungo.
Ma l’ippopotamo no, per piacere, anche perché tanto lo sanno
tutti che l'ippopotamo è sempre “miscio” (senza palanche), neh! ... o forse è proprio per quello che tasseranno anche lui.
Luciano, però, che strano questi politici...
RispondiEliminaPrima delle elezioni ti fanno una "capa tanto" sul rilancio dell'economia con agevolazioni fiscali, poi, subito dopo si comportano come quel contadino avido e insaziabile della fiaba di Esopo, il quale, non contento dell'uovo d'oro che gli regalava la sua "gallinella" ogni giorno, la "squartò" per prendersi tutto l'oro al suo interno... risultato? Chi troppo vò mangià s'affoga!
:-)
@Jennaro
RispondiEliminaIl fatto che non tassino i salvagente con l'effige dell'ippopotamo è comunque un gran successo.
Chissà se fanno dei corsi per raggiungere questo livello di ... va beh?
:(
Mio Dio, siamo all'assurdo.
RispondiElimina«Dieci mesi fa Ryanair ha offerto di accrescere il turismo ed il traffico in Italia a 37 milioni di passeggeri all’anno entro il 2018.Questi passeggeri avrebbero creato e sostenuto oltre 37.000 posti di lavoro in loco e fornito oltre 6,5 miliardi di euro in entrate turistiche ogni anno all’economia italiana. Tuttavia, a causa della mancanza di impegno da parte del precedente governo, il turismo e il traffico italiani continuano a diminuire con 2,2 milioni di passeggeri in meno tra gennaio e aprile quest’anno, un crollo del 5,4%. Come compagnia aerea numero 1 in Italia e con 175 nuovi aeromobili ordinati, Ryanair è la sola compagnia aerea che può portare crescita».
RispondiEliminaLa rivelazione choc è di Michael Cawley, direttore generale della compagnia aerea irlandese, che ieri, nel corso di una conferenza stampa, ha rimproverato il governo Monti di scarso impegno verso il piano di crescita occupazionale proposto mesi fa.
Ora Ryanair ci riprova con un appello al governo italiano «affinchè accetti il nostro piano per accrescere il suo traffico italiano da 24 milioni a 37 milioni di passeggeri all’anno entro il 2018 con il sostegno a oltre 37.000 posti di lavoro “in loco” in 25 aeroporti italiani». Il vettore low cost, infatti, propone di aprire fino a 5 nuove basi in Italia e lanciare nuove rotte presso gli aeroporti italiani.
«Crediamo che lavorando con Ryanair e altre compagnie aeree – ha aggiunto Cawley – il nuovo governo italiano possa accrescere velocemente il traffico e il turismo, oltre ai posti di lavoro, dato che il turismo e’ uno dei pochi settori che reagirà istantaneamente agli stimoli, e Ryanair garantirà crescita in cambio di costi più bassi per passeggero e una inferiore base di costo».
Certo, non risolveranno i problemi occupazionali che affliggono l’Italia, ma quei 37mila posti di lavoro in più potrebbero (come avrebbero potuto dieci mesi fa) far comodo ad altrettanti padri e madri di famiglia che ogni giorno combattono contro la più grave crisi economica dal 1929.