venerdì 5 luglio 2013

Turismo: la CAdiQ ci salverà?

“Scusi, mi sa dire quali e quante sono le etnie dello Zimbabwe nonché le loro percentuali in base al totale della popolazione?”.
“O quant’era profondo il Lago d’Aral prima del 2003 e quanto dopo il 2008?”.
“Mi parli dello Zhōngguó Rénmín Jiěfàngjūn Kōngjūn e ne descriva dettagliatamente la forza lavoro, l’utilità e la tecnologia”.

Beh, uno su qualche centinaio di milioni di persone potrebbe rispondere tranquillamente a tutte e tre queste domande, e forse addirittura nemmeno su qualche miliardo di gente.

Quindi è tutto facile se le cose le sai mentre nel caso opposto è proprio dura, anzi impossibile.

Però al giorno d’oggi non è un gran guaio saper affrontare anche le domande più impertinenti; esiste il web.
E in quattro e quattr’otto il gioco è bello che fatto.

Ma se chiedi qual è la classificazione alberghiera più ben fatta del mondo, manco in otto e otto sedici, ce la puoi fare!
Però tutti la vogliono fare anche se ...
... la gente che lavora in questo settore non ne sa niente e nemmeno nel web non c’è una benemerita mazza di niente, mentre se vuoi esaudire il tuo capriccio per capirne di più, non ti resta che andare a cercartele una per una.
Un lavoro mastodontico mica da poco, neh!
Eppure qualcuno l'ha fatto!

E’ anche chiaro che quelle classificazioni alberghiere straniere non siano state prese alla lettera nelle loro differenti diciture, no per carità, ma ognuna di queste … ragionate e moltissime scartate; esaminandone le forme migliori e riproducendole in modo differente per il raggiungimento della massima qualità a favore, sia del cliente (in primis) ma anche per sopperire alla gigantesca burocrazia nazionale (Italia) favorendo così l’albergatore e semplificandogli il tutto.

Detto questo, la CAdiQ (Classificazione alberghiera di qualità) l’è già bella che pronta e da qualche tempo è stata proposta alla Regione Liguria che presto l’attuerà, ma a quanto sembra tutta l’Italia si sta dando da fare per studiarne dell’altre, senza per altro avere la benché minima conoscenza di quella maturata dopo anni e anni (venti) di studio indiretto e alcuni (tre) direttamente per la sua composizione e attuazione.
Infatti, la Federalberghi ha recentemente incaricato l’Hotrec per la stesura di una classificazione che vada a comprendere omogeneamente tutta l’Europa mentre nel Bel Paese si sprecano le discussioni per delle nuove classificazioni alberghiere, che però, a quanto pare, stanno producendo nient’altro che delle innumerevoli discussioni non certamente produttive.

C’è poi il grosso problema del Titolo V che demanda alle Regioni la responsabilità del settore, anche se a onor del vero lo Stato può emetterne i parametri minimi ma che ben poco andrebbero a cambiare.
Nel 2008 fu Matteo Marzotto, a quanto mi risulta, a produrre la nuova classificazione, ma facendo un salto all’indietro, vale a dire a quel lontano 1983, anno della penultima classificazione alberghiera italiana, per ben ventisei anni se ne sono stati con le mani in mano!
Infatti, a livello mondiale, solo quattro Nazioni, Burundi, Ghana, Nigeria e Pakistan avevano leggi di classificazione alberghiera più antiquate, pertanto nazioni come Burkina Faso, Angola, Gabon, Uganda e l’altra totalità degli stati del globo avevano ovviamente leggi più recenti, che per una nazione a vocazione turistica come l’Italia è già tutto un bel dire.
Di fatto non si vuole capire che non sono questi “minimi” (che hanno la loro importanza, per carità) a determinare la qualità di un albergo o affini, ma una montagna di altre “cosette” che andrebbero attentamente studiate (i tempi sono completamente cambiati) attraverso le sempre più intransigenti richieste dei clienti.
E poi (i minimi) sarebbero “produttivi” solo e unicamente per le nuove costruzioni … che non è che ce ne siano poi molte, neh!
E addirittura su “base volontaria” … quindi se l’albergo non vuole, cippa!

Ma per piacere!








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