PETITTI. —
Al Ministro per i beni e le attività
culturali. —
Per sapere – premesso che:
secondo l'UNWTO, il 2012 è stato l'anno in cui, per la prima volta nella
storia, il turismo internazionale ha superato quota un miliardo di arrivi nel
mondo (1 miliardo e 35 milioni), secondo l'agenzia ONU gli arrivi
internazionali sono stati complessivamente il 3,8 per cento in più rispetto al
2011;
si tratta di un
trend che contraddistingue il settore da
diversi anni, la crescita è stata più forte nelle economie emergenti (+4,1 per
cento) che in quelle avanzate (+3,6 per cento);
l'incertezza economica globale non ha fermato la crescita del turismo
internazionale, che ha mostrato la sua capacità di adattamento alle mutevoli
condizioni del mercato e, benché a un tasso inferiore, ci si aspetta
un'ulteriore espansione del settore nel 2013;
l'Europa rimane di gran lunga il continente con il più alto numero di turisti
al mondo e, nonostante, le difficoltà dell'Eurozona, ha registrato una crescita
degli arrivi internazionali pari al 3,3 per cento, risultato da considerarsi
positivo per una destinazione matura;
al contrario, l'Italia secondo i dati dell'Osservatorio nazionale del turismo,
nel
2012
ha perso lo 0,1 per
cento di arrivi e lo 0,7 per cento di presenze di turisti internazionali;
molto più pesante il calo sul fronte interno –9,9 per cento gli arrivi e –11,2
per cento le presenze di turisti italiani;
nonostante la continua perdita di quote di mercato, secondo il World Travel
& Tourism Council (WTTC) il contributo diretto del turismo italiano al
prodotto interno lordo, nel 2012, è stato pari a 63,8 miliardi di euro (4,1 per
cento del totale), mentre il contributo diretto e indiretto si è attestato a
161,2 miliardi di euro (10,3 per cento del totale);
il contributo diretto del turismo italiano all'occupazione è stato nel 2012 di
circa un milione e 100 occupati (4,8 per cento), 2 milioni e 681 mila se si
considera anche l'occupazione indiretta (11,7 per cento);
se i flussi turistici internazionali crescono e quelli diretti verso l'Italia
diminuiscono, c’è con tutta evidenza qualcosa che non funziona nel sistema
Paese, la verità è che il turismo non è ancora considerato un settore economico
degno di un'attenzione seria e continuativa ed è stato incredibilmente
trascurato da tutti i Governi che si sono succeduti;
la novità costituita dalla nuova collocazione del settore all'interno del
Ministero per i beni e le attività culturali, con un ulteriore cambiamento
nella
governance del turismo italiano, può aprire nuove
prospettive se tale modifica non finirà con il rendere, ancora una volta, il
turismo italiano del tutto residuale all'interno delle politiche di sviluppo
del Paese, come è sempre avvenuto in passato;
qualora, invece, la collocazione dell'incarico sulla cultura fosse sfruttata
per un rilancio effettivo di immagine e di politiche di sviluppo a livello
planetario, si sarebbe forse di fronte a una vera svolta;
secondo la Banca d'Italia, infatti, il turismo culturale contribuisce in misura
rilevante ai flussi di viaggiatori stranieri in Italia, pesando per circa un
quarto sulla domanda estera complessiva di soggiorno e per quasi la metà su
quella relativa ai soli viaggi per vacanza, poiché la spesa
pro capite dei turisti interessati alle proposte
culturali è più elevata della media, il loro contributo risulta anche maggiore
in termini di risorse finanziarie;
il saldo positivo tra entrate e uscite relative al turismo culturale è di circa
6 miliardi di euro l'anno, oltre la metà dell'attivo turistico complessivo;
il confronto internazionale suggerisce l'esistenza di ampi margini di
miglioramento nella valorizzazione e nella fruizione del patrimonio artistico e
culturale e nel rafforzamento delle attività gestionali e promozionali, al fine
di incrementare velocemente le quote di mercato nel settore del turismo
culturale, nel quale l'Italia potrebbe ambire a collocarsi al primo posto nel
mondo;
l'ulteriore perdita di quote di mercato da parte del turismo italiano è un
segnale molto negativo anche dentro la recessione che il Paese sta
attraversando; se il turismo internazionale cresce nel mondo non c’è alcuna ragione
perché l'Italia perda in competitività internazionale, mentre il mercato
nazionale affonda;
le imprese turistiche italiane non possono vivere in solitudine questo momento
difficile; a livello globale la maggior parte dei Paesi turistici e di quelli
che intendono diventarlo, si organizzano, investendo risorse importanti per
intercettare i flussi internazionali previsti in crescita di qui al 2020;
da molti anni non è più sufficiente chiamarsi Italia per vincere sul mercato
globale, è necessaria una strategia nazionale forte, da realizzare d'intesa con
le regioni, per il turismo internazionale, e si devono rafforzare gli strumenti
che si hanno a disposizione per incentivare la domanda interna, in particolare
per le fasce più deboli a cominciare da un nuovo ed efficiente sistema di buoni
vacanze;
le politiche per il turismo del dopo
referendum e riforma costituzionale si sono
caratterizzate per le continue oscillazioni tra difesa delle competenze
regionali e momenti di accentramento nazionale;
una delle poche novità positive è arrivata dalla Conferenza delle regioni e
delle province autonome che ha approvato nel 2010 un documento che rappresenta
un valido punto di riferimento per realizzare le politiche nazionali necessarie
per il rilancio del settore;
un documento che doveva servire ad evitare gli errori poi commessi con
l'approvazione del codice del turismo, definito come una «riforma del settore»,
senza l'apporto delle regioni e delle organizzazioni di categoria, e
successivamente bocciato ampiamente dalla Corte costituzionale;
se il Governo intende mettere mano alla
governance del turismo, non è sufficiente il
trasferimento delle competenze al Ministero per i beni e le attività culturali,
debbono essere organizzate forme di coordinamento costanti tra i ministeri con
deleghe che interessano il turismo, per redigere ed aggiornare annualmente il
piano strategico nazionale per il turismo in condivisione con tutti i Ministri
interessati e con le regioni, individuando le risorse necessarie per
finanziarlo;
un progetto adeguato di rilancio del turismo deve ridare innanzitutto la giusta
dignità all'Enit che vive da diverso tempo delle forti difficoltà; la
promozione dell'immagine del nostro Paese non può più essere inquadrata come
un'attività sganciata dalle altre iniziative promozionali e organizzative che a
vario titolo si svolgono sul mercato internazionale;
la promozione turistica è in piena evoluzione nei concetti, nei criteri e negli
strumenti: il modo tradizionale di fare promozione (
brochure, fiere,
campagne di
advertising)
non è più sufficiente, il rapporto diretto,
on-line,
sta rivoluzionando l'intero comparto, le parole chiave del web 2.0 sono
interazione e partecipazione, le strategie promozionali devono tramutarsi,
velocemente, in strategie di
marketing
web;
l'Enit-Agenzia ha innanzitutto un problema di risorse che il Governo deve
risolvere, ma deve essere affrontata contestualmente la riforma radicale
dell'Enit per realizzare una struttura specializzata, che riesca a interpretare
i grandi cambiamenti del settore e dare risposte innovative nei mercati
internazionali con politiche di promo-commercializzazione;
una struttura, in sostanza, che risponda esclusivamente a precisi indirizzi
programmatici e che possa essere giudicata sulla base dei risultati operativi
conseguiti, obiettivo che potrebbe essere realizzato da una società per azioni
a maggioranza pubblica che coinvolga pienamente l'insieme di soggetti, di
territori, di prodotti destinati a comporre un sistema sotto il «marchio
Italia»;
la strategia del rilancio del turismo deve ripartire dal ruolo delle micro e
piccole imprese che è decisivo per la crescita dell'economia italiana ma che
hanno un bisogno vitale di superare le tante difficoltà di accesso al credito;
la disattenzione di questi anni verso il settore ha fatto maturare negli
imprenditori turistici italiani la convinzione di uno Stato incapace di
proporre politiche di sviluppo e di fornire strumenti di sostegno;
per continuare a essere una delle principali e più dinamiche attività
economiche, il turismo deve uscire dalla marginalità politica in cui si trova
per diventare un vero e proprio settore produttivo e imprenditoriale, incluso
nelle scelte di politica economica del Paese, per realizzare interventi
adeguati ed essere competitivi a livello internazionali;
è urgente riprendere l’
iter del
piano strategico nazionale che, migliorato nei contenuti e adattato alle
esigenze delle regioni, può costituire un primo importante approccio sistemico
al settore;
tra i vari problemi del settore c’è anche la disciplina normativa, modificata
con il decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79 «codice della normativa
statale in tema di ordinamento e mercato del turismo, a norma dell'articolo 14
della legge 28 novembre 2005, n. 246, nonché attuazione della direttiva
2008/122/CE, relativa ai contratti di multiproprietà, contratti relativi ai
prodotti per le vacanze di lungo termine, contratti di rivendita e di scambio»,
che è stato «falcidiato» dalla Corte Costituzionale;
a sollevare la questione alla Consulta erano quattro regioni, Puglia, Toscana,
Umbria e Veneto: hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale di
numerose norme contenute nel codice e la Corte, con sentenza n. 80 depositata
il 5 aprile
2012, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del codice del
turismo, riconoscendo che il turismo è materia esclusiva delle regioni e
bocciando 19 articoli per eccesso di delega del Governo;
sono state cancellate anche le norme in materia di classificazione e standard
qualitativi delle strutture ricettive, la disciplina delle agenzie di viaggio e
del
tour operator, le
norme sui sistemi turistici locali e quelle sulla gestione dei reclami da parte
del dipartimento del turismo;
è dunque urgente riformare, in accordo con le regioni, il codice prendendo
l'occasione per risolvere alcune delle principali problematiche del settore
rimaste inevase:
a) l'identificazione di
una
governance complessiva del turismo coordinata con
la nuova collocazione del settore nel Ministero per i beni e le attività
culturali;
b) la previsione di una
conferenza permanente o di in tavolo interministeriale coordinato dal Ministro
per stendere e aggiornare il piano strategico nazionale e verificarne
l'attuazione;
c) la revisione
dell'attuale «tassa di soggiorno» che ha prodotto scompensi sul territorio tra
i comuni che l'hanno istituita e quelli che non l'hanno istituita;
d) la revisione e il
finanziamento del sistema dei buoni vacanza;
e) la revisione del
sistema dei visti, coinvolgendo l'ENIT oltre al Ministero degli affari esteri;
f) l'estensione del
bonus per le ristrutturazioni e la riqualificazione
energia anche agli immobili adibiti ad attività turistiche, finalizzandola
anche alla sicurezza antincendio;
g) la revisione della
disciplina delle guide turistiche;
h) la risoluzione del
problema delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricettivo, verificando
con la Commissione europea la praticabilità di tutte le soluzioni emerse in
questi anni dal confronto con le organizzazioni degli imprenditori;
i) mettere il turismo al
centro del piano giovani per sviluppare occupazione qualificata;
l) è necessario rivedere
l'organizzazione del sistema dei trasporti, puntando ad una maggiore
integrazione orientata allo sviluppo del turismo;
la sfida del turismo, perno di un possibile rilancio della crescita del Paese
si concentra in poche mosse che attengono, tutte, alla capacità del nostro
Paese di fare squadra; migliorare il turismo significa migliorare il Paese,
valorizzare le nostre straordinarie risorse, creare nuova occupazione –:
quali iniziative il Ministro intenda assumere per rilanciare il settore del
turismo, sostenendone la crescita con iniziative normative e finanziarie
adeguate.
(5-00282)