Se esistesse un marchingegno capace di misurare la
capacità del farsi male da soli, la lancetta di Genova sarebbe perennemente posta al
massimo dell’eventuale scala progressiva.
Infatti ci stiamo “bruciando” anche il Salone Nautico.
Ma prima una breve premessa.
L’ex Superba, fino a
quarant’anni fa, era una delle città più prospere dello Stivale.
A Genova è nata la moderna industria nazionale, con gli stabilimenti dei Perrone e dei Piaggio, con l’impero economico di Gaslini, e poi l’armamento, la cantieristica e la siderurgia.
Genova era capitale dell’Iri, poi dell’industria elettromeccanica, dell’impiantistica, del nucleare, sede delle più importanti società petrolifere, di quelle della produzione dello zucchero, della Vespa e di Calimero.
A Genova è nata la moderna industria nazionale, con gli stabilimenti dei Perrone e dei Piaggio, con l’impero economico di Gaslini, e poi l’armamento, la cantieristica e la siderurgia.
Genova era capitale dell’Iri, poi dell’industria elettromeccanica, dell’impiantistica, del nucleare, sede delle più importanti società petrolifere, di quelle della produzione dello zucchero, della Vespa e di Calimero.
Aveva il primo porto del Mediterraneo e costituiva con Milano e Torino il famoso triangolo industriale.
Mentre le navi della Costa Crociere partivano da Genova e non da Savona.
Genova poi, circa trent’anni fa, perse l’ennesima occasione
dicendo NO a Disneyland con delle causali che ancor oggi gridano vendetta, ma
la storia, per chi ne vuole sapere di più, è tutta qua.
Stessa sorte si ebbe anche
quando gli americani sembravano decisi a sbarcare a Genova non solo con Topolino
e Paperino col progetto per la "Disneyland europea", ma anche nell
'ambito dell'informatica.
Si sarebbe ottenuto qualche altro migliaio di posti lavorativi, eccetera eccetera.
Le basi per i primi accordi operativi furono fatte nel corso di una visita a Genova, dal professore Steve Cohen, ex direttore del Centro Studi "di Berkeley, in California, uno dei" cervelli "di Silicon Valley e che fu ospite dell ' ex presidente degli industriali di Riccardo Garrone, si, ancora lui; uno dei pochissimi che vede oltre l'angolo di questa città.
Ma anche questo sogno finì così com'era cominciato.
Si sarebbe ottenuto qualche altro migliaio di posti lavorativi, eccetera eccetera.
Le basi per i primi accordi operativi furono fatte nel corso di una visita a Genova, dal professore Steve Cohen, ex direttore del Centro Studi "di Berkeley, in California, uno dei" cervelli "di Silicon Valley e che fu ospite dell ' ex presidente degli industriali di Riccardo Garrone, si, ancora lui; uno dei pochissimi che vede oltre l'angolo di questa città.
Ma anche questo sogno finì così com'era cominciato.
E poi il Nautico … in 5 anni persi 101.000 visitatori (-31%) a causa sicuramente della crisi, ma anche per
l’insistenza auto-lesionista o auto-referenziale (per l’economia ligure e del
genovesato) della componente “politica” degli Organizzatori nell’affidarsi ad
un format mono-tematico, anacronistico e superato, dispendioso oltre l’inverosimile
e incapace di attrarre davvero gli appassionati del mare, ovvero i turisti
nautici.
E se questo non bastava, il Governo ha pensato bene di porre
la tassa di stazionamento.
La crisi della nautica si era già fatta sentire questa
estate con oltre 35mila barche fuggite dai porti italiani, braccate dal fisco e
questo ha messo in mutande centinaia di migliaia di lavoratori dell'indotto:
ristoratori, albergatori, commercianti a vario titolo, piccoli e grandi centri
di refitting e manutenzione.
Sopravvivono solo le grandi aziende,
attrezzate per stare sul mercato estero. Un imprenditore che nel 2008 aveva
fatturato un miliardo di euro, 50% in Italia e 50% all'estero: «Nel 2011 siamo scesi
a 600 milioni, ma solo grazie all'export che ormai vale il 98% del nostro giro
d'affari».
Facile capire che cosa rimane in Italia.
Qualche numero per capire meglio: fatturato a 6,4
miliardi nel 2008; crollo a 3,4 miliardi nel 2011; una previsione ottimistica a
2,5 miliardi nel 2012; mercato interno vicino a quota zero.
Velo pietoso sui 20mila posti di lavoro bruciati e
centinaia di aziende medio-piccole, anche nell'indotto, strozzate dalle banche
e dalla pressione fiscale.
E adesso prendo lo spunto (copincolla) da Massimiliano Lussana, il caporedattore de Il Giornale di cui condivido anche la punteggiatura, e che così dice in merito …
… praticamente un manuale del suicidio perfetto di una
città.
E se almeno gli operai dell'Ilva avevano ragione nella
loro protesta pur avendo torto nello scaricare la propria rabbia sulla nautica,
settore se possibile messo peggio della siderurgia, è vergognoso che il rito
del primo sciopero studentesco dell'anno si sia celebrato per l'ennesima volta
davanti ai cancelli della Fiera, già semideserti senza bisogno di aiuti
esterni.
Eppure, la scena era impressionante: studenti (nel
senso di iscritti alle scuole) con i soliti scudi di plastica con dipinte sopra
copertine di libri, poliziotti in assetto antisommossa, la Foce militarizzata,
le voci di cariche degli agenti ...
Ma lo sa tutta questa gente che anche in Fiera ci sono
dei lavoratori, che il momento è drammatico e che chi lavora lì dentro, anche i
dipendenti dell'ente, non solo quelli della Nautica, rischiano la cassa
integrazione?
E che la rischiano per errori gestionali della
politica?
E che la rischiano perché troppa gente ha gravato
sulla Fiera senza averne alcun titolo?
Mica finita.
Bastava sentire alcuni degli slogan scanditi davanti
ai tornelli della Fiera per capire che non avevano capito.
Che il discorso sulla scuola che abbiamo iniziato nei
giorni scorsi è sempre più vitale, perché cattivi formatori significano cattivi
studenti.
E invece.
Invece questi ce l'avevano con il «Nautico simbolo del
lusso e dello spreco» oppure spiegavano a gran voce che il Salone è «simbolo di
quell'un per cento che ogni giorno ci sfrutta».
Ecco, io penso che se nel 2012 una generazione che
passa le giornate sui banchi di scuola non è in grado di elaborare un concetto
più profondo di questo, c'è da preoccuparsi moltissimo.
Penso che sia grave se coloro che dovrebbero essere la
classe dirigente di domani non riescono a capire che se l'Italia ha
un'eccellenza e si fa di tutto per distruggere quest'eccellenza, ci perdono
tutti: l'Italia, l'eccellenza, gli operai e i quadri che lavorano a
quest'eccellenza.
Ecco, la Nautica italiana, oggi, è questa cosa qua.
Qualcosa di universalmente riconosciuto come settore
straordinario nel mondo, che tutti ci invidiano, e che noi lavoriamo
costantemente per affossare.
E la manifestazione di ieri con le scene tipo
«Mezzogiorno di fuoco in piazzale Kennedy» (fra l'altro, era proprio
mezzogiorno o giù di lì) è un tassello decisivo, anche dal punto di vista
ideologico e concettuale.
Poi, ciliegina sulla torta, la rissa fra gli
organizzatori.
L'Ucina, a mio parere giustamente, ha chiesto garanzie
immediate per la prossima edizione in termini di costi e infrastrutture e c'è
da ringraziare Anton Francesco Albertoni per non aver spinto l'acceleratore
dialettico sul possibile trasferimento a Viareggio.
La Fiera ha risposto parlando di «dichiarazioni
decisamente inopportune nei contenuti e nei tempi».
Non è stato un gran Nautico.
P. S.: Nella speranza che non sia l’ultimo o giù di
li!
Chi è quel Pinocchio che ci crede?
RispondiElimina:-D
Per quanto riguarda il turismo, negli esercizi alberghieri ed extralberghieri del Comune di Genova nel corso del primo semestre del 2012, rispetto al primo semestre del 2011, si è avuta una diminuzione sia degli arrivi (-4,6%), sia delle presenze (-4,8%). La componente straniera risulta in lieve aumento sugli arrivi (+1,0%) e in lieve diminuzione sulle presenze (-0,4%).
RispondiEliminaHa dell'incredibile la storia di Genova negli ultimi 40 anni.
RispondiEliminaÈ attraverso gli altri che meglio possiamo conoscere noi stessi.
RispondiEliminaAgli inizi di marzo, il quotidiano inglese The Independent ha chiesto ai suoi lettori di indicare cosa gli viene in mente quando pensano al made in Italy.
Al primo posto trionfava Claudia Cardinale, protagonista del Gattopardo di Luchino Visconti, al secondo il mito della "Dolce vita", e giù così tra gondolieri di Venezia (4°), mafia (10°) e Leonardo Da Vinci (14°).
Fotografia di un mito che non si è aggiornato e che, come una macchina del tempo, tiene l'Italia ferma tra la fontana di Trevi e don Vito Corleone.
Genova?
Delle migliaia di risposte non ce n'è stata una sola soletta che abbia riguardato la mia città ... nel bene e nel male.
:(
Ci sarebbe da scrivere una enciclopedia sulle occasioni perse dalla tua città.
RispondiEliminaDisneyland docet!
I cittadini come la prendono?
Non so se la prendono, so solo che se lo prendono!
RispondiElimina:(