venerdì 5 ottobre 2012

Rivolta al Salone Nautico di Genova: niente cerimonia coi politici


Troppa la tensione, soprattutto rabbia.

Poi sciolti i dubbi e rotti gli indugi, il colpo di scena: gli imprenditori della nautica hanno deciso, compatti, di disertare la cerimonia inaugurale del 52° Salone Nautico di Genova di domani.

Niente picchetti d'onore, niente alzabandiera, niente motovedette, niente auto blu a sirene spiegate. Basta passerelle-spot: quando il corteo dei politici, con immancabile codazzo, farà il tradizionale giro degli stand, troverà il vuoto.
C'è disagio tra gli imprenditori del settore: sono terrorizzati del domani che offre poche certezze. Nonostante tutto, hanno messo mano alle ultime risorse disponibili per non mancare all'appuntamento più importante della stagione.
Da qui la «protesta silenziosa e civile» per ricordare al governo che il settore è al collasso e rischia di sparire. «Di questo passo - dice il presidente di Confindustria Nautica, Anton Francesco Albertoni - il prossimo anno possiamo dire addio al salone».

La crisi della nautica si era già fatta sentire questa estate con oltre 35mila barche fuggite dai porti italiani, braccate dal fisco e questo ha messo in mutande centinaia di migliaia di lavoratori dell'indotto: ristoratori, albergatori, commercianti a vario titolo, piccoli e grandi centri di refitting e manutenzione.
Sopravvivono solo le grandi aziende, attrezzate per stare sul mercato estero. Un imprenditore che nel 2008 aveva fatturato un miliardo di euro, 50% in Italia e 50% all'estero: «Nel 2011 siamo scesi a 600 milioni, ma solo grazie all'export che ormai vale il 98% del nostro giro d'affari». Facile capire che cosa rimane in Italia.

Non poteva andare davvero peggio al viceministro per le Infrastrutture e Trasporti, Mario Ciaccia. Imbarazzante a dir poco il suo debutto sul palcoscenico mondiale della nautica.
Qualche numero per capire meglio: fatturato a 6,4 miliardi nel 2008; crollo a 3,4 miliardi nel 2011; una previsione ottimistica a 2,5 miliardi nel 2012; mercato interno vicino a quota zero.

Velo pietoso sui 20mila posti di lavoro bruciati e centinaia di aziende medio-piccole, anche nell'indotto, strozzate dalle banche e dalla pressione fiscale. «Questa decisione è pesata molto al consiglio direttivo di Ucina - aggiunge Albertoni - ma vuole essere un messaggio forte e chiaro. Nel 2011, governo Berlusconi ancora in carica, l'emorragia sembrava bloccata.
Oggi la crisi della nautica da diporto non arriva da lontano, è tutta italiana.
Ce la siamo cercata e voluta perché questo governo ha pensato che le priorità per il Paese fossero altre.

Non vogliamo che il Salone diventi un campo di battaglia, ma oggi vogliamo dare un segnale di discontinuità». Sono mesi che la nautica lancia messaggi alla politica e al governo.
Senza riscontri. «Messaggi costruttivi - lo sfogo di Albertoni - per ristabilire un rapporto di serenità, che si era interrotto con l'introduzione della tassa di stazionamento, poi modificata in tassa di possesso. Che in ogni caso ha fatto terra bruciata in tutto il comparto».

La protesta - precisa una nota Ucina - non chiude tuttavia alla volontà di mantenere aperto un dialogo con le istituzioni non solo nazionali, «incontrandole già all'assemblea pubblica che non a caso è stata prevista al posto dei tradizionali discorsi inaugurali, per un confronto dal quale ci aspettiamo una presa di coscienza».


9 commenti:

  1. @ BRANCA DORIA

    Questo non lo so ancora ma mi posso informare


    :)

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  2. perché si ostinano o non metterci una pezza in tutta fretta e fatta bene?

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  3. Sarebbe ammissione di colpa e solitamente queste cose non le fanno.

    Però fanno i guai.

    :(

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  4. Mi auguro che durante il Salone genovese possano prendere delle decisioni per la salvaguardia ed il ripristino della nautica italiana che è sempre stata un fiore all'occhiello.

    Grazie Dott. Ardoino per aver riportato il nostro pensiero in questo blog che trovo istruttivo e intelligente.

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  5. @PR

    Grazie per l'apprezzamento ma è solo un copincolla che approvo.
    Approvo anche la speranza di una sistemazione definitiva per questo comparto di una importanza veramente capitale.

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  6. Internet e i social network hanno rivoluzionato il modo di fare turismo. Sullo stato del settore ai tempi del web 2.0 si sono confrontati i big player della rete al convegno "Islands 2.0". Organizzato da Marco D Amore, di HermesHotels, a Capri per portare sull'isola azzurra le strategie più innovative."Anche su isole come Capri - ha detto - è importante che gli albergatori si affaccino al mondo del web".Che il futuro della promozione e delle informazioni turistiche sia sul web sono tutti d'accordo, spiega Giorgia Valagussa, di Trivago"Il turismo è cambiato - ha detto - la gente prenota sempre più on line, cerca on line. Il futuro è on line". Gli operatori che lavorano esclusivamente attraverso la Rete sono molto attenti ai commenti degli utenti. E' il caso di Tripadvisor. Vittorio Deotto, country manager del sito delle recensioni di hotel. "Diventa sicuramente un'opportunità se si guardano le recensioni come fonte d'ispirazione per migliorare il proprio servizio - ha detto - Laddove ci sono delle lacune si può rispondere alle recensioni e da queste migliorare il propio servizio".

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  7. Portualità, ambiente e politiche di prezzo al centro dell'Italian Cruise Day organizzato oggi a Genova da Risposte Turismo. Il direttore generale di Msc Crociere, Domenico Pellegrino, ha posto l'accento sulla mancanza di competitività dell'Italia, generata dall'assenza di una visione strategica nazionale sul comparto crociere. Secondo il direttore generale di Rcl Cruises Italia, Gianni Rotondo, occorre procedere alla razionalizzazione dell'offerta, spostando alcune unità su mercati emergenti. Inoltre, «è necessario tornare a vendere a prezzi giusti concentrandosi sulla redditività». Il settore resta solido, anche se occorre una virata sui prezzi «che sono stati abbassati in modo superiore a quanto si sarebbe dovuto» puntualizza Gianni Onorato, direttore generale Costa Crociere. Tanto resta da fare, a cominciare dal rinnovo delle infrastrutture portuali che «viaggiano a ritmi più lenti rispetto a quelli delle compagnie di crociera» ha ricordato Onorato.

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  8. Dal primo gennaio 2014 scatterà l'obbligo per tutti gli esercizi pubblici di accettare pagamenti con moneta elettronica.

    Il via libera del Decreto sviluppo da parte del Consiglio dei ministri presieduto dal premier Mario Monti (nella foto) ha così concretizzato il timore della distribuzione: bancomat obbligatorio per tutte le transazioni, qualora il cliente lo richieda. Resta ancora da fissare la soglia minima: il documento appena approvato, così come anticipato nelle scorse settimane, affida a un decreto ministeriale il compito di stabilire un'eventuale importo minimo oltre il quale far scattare l'obbligo.

    È facile però supporre, visti gli importi pagati nelle agenzie di viaggi, che qualsiasi soglia fissata sarebbe comunque inferiore alla maggior parte delle transazioni effettuate nell'intermediazione turistica.

    Restano, però, i dubbi sollevati dagli agenti di viaggi dopo le prime indiscrezioni sul testo: considerati i margini della distribuzione (basati su commissioni prestabilite), in diversi casi l'importo pagato dall'adv per la transazione elettronica farebbe 'sfumare' l'intero guadagno. Una considerazione che aveva scatenato un acceso dibattito su ttgitalia.com.

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