Ecco cosa ho
scritto sul tema in un mio libro di un paio di anni fa. "La proposta
riecheggia un dibattito non nuovo nel settore, più precisamente datato anni
’90, quando un noto Istituto di Ricerca propose alla Regione Emilia Romagna di
rottamare i piccoli alberghi[1].
Allora la
proposta, rottamando gli hotel, intendeva trasformare radicalmente il sistema
alberghiero della costa introducendo nuovi alberghi di almeno 100 camere, e
intendeva così agevolare “la discesa in riviera di grandi catene”.
Più di recente,
nel 2006, all’epoca del Governo Prodi la proposta è stata ripresa dall’allora
Ministro Bersani. “Rottamare gli alberghi per il futuro del turismo” è il
titolo di un articolo del Sole 24 Ore[2] nel quale si spiega che la proposta di
Bersani aveva come obiettivo quello di innalzare la qualità dell’offerta
turistica.
La proposta è stata successivamente ripresa dallo Studio
Ambrosetti nel 2007 che la
metteva tra le cinque proposte non più procrastinabili in una visione di
strategia nazionale: oggi il sistema ricettivo italiano si presenta nel
complesso con standard non in linea con le richieste del mercato. E’ necessario
un generale ammodernamento e innalzamento qualitativo dell’offerta – una
rottamazione – sostenuto anche attraverso specifiche agevolazioni e incentivi[3].
Nello specifico lo Studio Ambrosetti suggeriva una generale
ristrutturazione delle strutture ricettive, sostenuta anche eventualmente da
agevolazioni fiscali (sull’esempio della deducibilità per le ristrutturazione
delle abitazioni) al fine di migliorare/ammodernare l’offerta complessiva
aumentandone gli standard qualitativi e rendendoli più in linea con le
richieste del mercato. Secondo alcune stime, la quota di alberghi che dovrebbe
essere oggetto di ristrutturazione è di circa il 50% per ristrutturazioni
profonde (es. rifacimento camere, ambienti comuni, ecc.) che sale fino al 90%
per ristrutturazioni più leggere (es. interventi di restyling,ammodernamento
strutture, ecc.)[4].
In quello stesso anno si stimava che nella sola Rimini gli
alberghi da rottamare fossero 48[5].
L’idea della rottamazione dei piccoli alberghi benché
criticata da più parti[6], come abbiamo già
visto, ha continuato ad essere ripresa e riproposta, anche con alcune varianti.
Nel libro sostenevo questa tesi: Queste
affermazioni affrontano una questione che è reale, ma la giudicano sulla base
di non pochi pregiudizi
In Italia continua a resistere un vero e proprio pregiudizio,
o quantomeno una “inerzia cognitiva” per usare una espressione di Ilvo Diamanti[1], per la quale
molti addetti ai lavori ritengono che “piccolo” equivalga a “struttura non di
qualità”, a “grande incompiuto”.
Si ritiene che piccoli e piccolissimi alberghi siano
refrattari alla Qualità certificata, anche se vi sono casi di eccellenza che
dimostrano il contrario[2].
Si sostiene che le imprese ospitali di dimensione ridotta
siano una anomalia del sistema turistico italiano, anche se i dati non dicono
assolutamente questo.
Tra i pregiudizi vi è anche l’idea che:
- i mercati
internazionali esigano solo standard internazionali, cioè esigano gli standard
delle catene alberghiere,
- i T.O. vogliano solo
alberghi di grande dimensione con centinaia di camere.
Molti “esperti” considerano la grande dimensione come
l’unica in grado di stare nel mercato.
Tra le conseguenze di questa situazione abbiamo che:
a. La formazione nel
settore è in gran parte a misura dei grandi, ed i profili professionali
proposti tendono alla iperspecializzazione,
b. La letteratura e la
manualistica suggeriscono ai gestori dei piccoli alberghi di ragionare “in
grande”, di imitare i grandi complessi e di fare le cose
che fanno i grandi (naturalmente in scala ridotta),
c. Le normative non distinguono,
e così chi ha meno di 20 camere deve realizzare adeguamenti previsti per chi ha
oltre 100 camere; né esistono sistemi di classificazione su misura per le
piccole dimensioni.
Certo non potevo prevedere che queste tesi finissero nel
Piano strategico nazionale!
[1] “Non è facile cambiare chiave di
lettura” Ilvo Diamanti in “L’impresa forte” di Paolo Preti e Marina Puricelli,
Egea 2007.
[2] cfr l’elaborato di Daniela Cini
contenuto in questo volume, dove si cita il Consorzio dei Piccoli Alberghi di
Qualità di Rimini che nel 2002 ha
ottenuto la Certificazione ISO 9001:2000 rilasciato dal CSI-CERT.
Grande questo Dall'Ara e preciso come il nostro Frap1964.
RispondiElimina:-D
Ben fatto!
RispondiEliminaMinuzioso e descrittivo al punto giusto.
RispondiElimina:)
Abu Dhabi prosegue la sua marcia turistica, alzando nuovamente i dati relativi agli arrivi.
RispondiEliminaSecondo la Abu Dhabi Tourism & Culture Authority, al termine dei primi nove mesi dell’anno sono stati un milione 741.330 i turisti che hanno pernottato nelle 131 strutture dell’Emirato, pari al 15 per cento in più rispetto al 2011; 5 milioni le notti totali, corrispondenti al 10 per cento in più rispetto all’anno scorso.
Nei primi nove mesi del 2012 si è registrata una crescita record in tutti i mercati chiave per Abu Dhabi, inclusa l’Europa. Positive performance per l’Italia, a +19 per cento rispetto ai nove mesi del 2011, per un totale di 26.663 turisti; la durata media dei soggiorni degli italiani, tra le più lunghe in assoluto, si attesta sulle 5,5 notti.