Potrebbe sembrare che è molto facile dire o scrivere queste cose adesso, ma chi
mi conosce dal vivo sa benissimo che le dico da quando il figlio di Franco
Rosso s’è “buttato” anche nel turismo.
Mi sono bastati pochi
suoi passi per capire che ce l’avrebbe fatta e anche piuttosto bene … il saper
far lavorare il proprio personale al 101% e farlo in modo che oltretutto sia
anche contento, sono cose che se ce l’hai, bene, altrimenti lascia perdere e mettiti
a fare dell’altro.
Saper comandare non è
un’arte da tutti, e se per caso ne incontri uno nella tua vita che ce
l'ha, due è quasi impossibile, fai come le spugne e assorbi tutte le sue
conoscenze nonché il suo modo di fare.
… fare impresa
significa rischiare.
Nella mia continua
ricerca, trovare un imprenditore italiano, nato in Italia, che vuol investire
in Italia, non è facile.
Trovarne uno che oltre
ad investire in Italia ci guadagna, e non licenzia i dipendenti delle aziende
che incorpora, è un miracolo.
La persona di cui
parlo è Alessandro Rosso.
Il nome vi sarà
familiare: Franco Rosso, suo padre, creò l’omonimo gruppo da zero, oltre 10
anni fa decise di venderlo ad Alpitour.
Immagino cosa si può
pensare: “facile far cosi’ l’imprenditore, con i soldi di papino son buoni
tutti”. Si certo, in Italia molti con i “soldi di papino” si godono la vita.
Altri fanno i bagagli
e vanno all’estero.
Qui invece succede
l’opposto.
Alessandro Rosso crea
il gruppo TownHouse Collection formato da otto hotels a Milano e
Torino (hotel 4 stelle con la sua punta di diamante nel Seven Stars Galleria in
Galleria V.Emanuele II a Milano, l’unico hotel 7 stelle certificato Sgs, con un
ottimo servizio di maggiordomo personale.). “Hotel di lusso capirai
che fatica!” si potrebbe insinuare.
Sapete, la verità è
che la crisi ha reso “Choosy” anche i ricchi: prima di spendere ci pensano due
volte.
Gli hotel sono solo il
primo passo.
Il gruppo Rosso
sviluppa sinergie con la Cina creando l’ambiente favorevole per
trainare il turismo cinese in Italia.
Così mentre i nostri
politici discutono di come trasformare l’Italia in un paese per i turisti, qui
c’è un uomo che lo fa tutti i giorni.
L’8 marzo Alessandro Rosso ufficializza l’acquisto della Kuoni, storico
operatore turistico messo in crisi dallo scenario economico.
Cosa si fa?
Si licenzia tutti?
No al contrario, Rosso organizza
una conferenza (direi più un incontro conviviale) dove spiega ai vertici della
azienda che non verrà licenziato nessuno. “Ok ci sarà da sudare, dovremmo
tornare su ogni cliente passato, chiamarlo cercare di capire perché non ha più
acquistato un nostro servizio” spiega gioviale Alessandro seduto sul tavolo,
guardando i suoi direttori e i suoi nuovi direttori con aria sorridente “non
dico che sarà una cosa semplice, ma i nostri clienti sono diventati esigenti.
Quando vanno in
vacanza non vogliono avere stress, devono essere seguiti sempre”.
Un concetto che, detto
da altri, potrebbe sembrare scontato.
Osservando il successo
fin ora ottenuto da Rosso, successo che lui stesso ammette essere basato
sull’attenzione al cliente, le sue affermazioni hanno solide radici.
Perfino lo Stato (cosa
sconvolgente di questi tempi) si accorge di Rosso e la Simest, gruppo statale che investe in
imprese italiane che
sviluppano all’estero, decide di partecipare il gruppo di Rosso.
La SIMEST è
stata creata per promuovere il processo di internazionalizzazione delle imprese
italiane ed assistere gli imprenditori nelle loro attività all’estero.
È controllata dal Governo Italiano che detiene il 76% del pacchetto azionario, ed è partecipata da banche, associazioni imprenditoriali e di categoria.
Per gli investimenti all’estero sottoscrive fino al 25% del capitale delle società estere partecipate da imprese italiane; agevola il finanziamento di quote sottoscritte dal partner italiano in società o imprese all’estero; gestisce fondi di Venture Capital.
Mentre per gli scambi commerciali agevola crediti all’esportazione.
La SIMEST è stata istituita come società per azioni nel 1990 (Legge n° 100 del 24.4.1990).
In definitiva entrambe sviluppano, agevolano, programmano, assistono e promuovono la stessa cosa; e vale a dire le imprese e gli imprenditori.
È controllata dal Governo Italiano che detiene il 76% del pacchetto azionario, ed è partecipata da banche, associazioni imprenditoriali e di categoria.
Per gli investimenti all’estero sottoscrive fino al 25% del capitale delle società estere partecipate da imprese italiane; agevola il finanziamento di quote sottoscritte dal partner italiano in società o imprese all’estero; gestisce fondi di Venture Capital.
Mentre per gli scambi commerciali agevola crediti all’esportazione.
La SIMEST è stata istituita come società per azioni nel 1990 (Legge n° 100 del 24.4.1990).
In definitiva entrambe sviluppano, agevolano, programmano, assistono e promuovono la stessa cosa; e vale a dire le imprese e gli imprenditori.
Sulla Simest avrei
qualche perplessità che però ho già descritto qui e
non credo sia l’occasione di riparlarne.
In tutto questo
Alessandro Rosso non si dimentica dell’arte.
Alcuni giorni fa,
negli spazi accanto alSevenStarsGalleria, ne Le Sale del Re a
Milano, ha deciso di ospitare una mostra su Leonardo da Vinci.
La compagnia Leonardo3 è ospitata nelle Sale del Re, fuori dal classico
contesto museale (un tipo di realtà, a mio modesto avviso, troppo focalizzata sulla
cultura e, a volte, dimentica del concetto di business).
Turisti e cittadini
potranno scoprire il mondo di Leonardo da Vinci: i suoi schizzi riportati alla
vita in un mondo 3D.
Ho partecipato
all’inaugurazione: ascoltare i due creativi che spiegavano l’ultima cena o il
criptex (non quella cosa mal descritta da Dan Brown nel suo “Codice da Vinci”
ma il vero modello di Leonardo) è stata un esperienza intrigante.
Il che mi riporta, dal
passato al presente, a considerare quale siano le potenzialità che l’Italia nasconde.
Geni dal passato che
riprendono vita grazie a giovani creativi che, conti alla mano, si mantengono
con il loro lavoro di ricercatori/pionieri.
Imprenditori che
scommettono sulla ripresa, si inventano progetti per incanalare il turismo cinese
(alcuni milioni di turisti all’anno) in Italia.
Questo significa
essere Italiani e credere nell’Italia.
E’ facile?
No non lo è.
E’ una sfida.
Tutti i giorni … ma
con la gente giusta, e non i bla bla bla.
Di Enrico Verga e
un po’ di me.
@Luciano
RispondiEliminaEcco, sono queste le notizie che mi piace leggere di "noi"...
:-)
@Jennaro
RispondiEliminaRischierei anche un triplo salto mortale carpiato a destra e anche a sinistra per far ciò che questo avvenga.
Splash ... una bella panciata!
:)
ahahahah, noi lo chiamiamo: tuffo a schiattapanza ... che male!
RispondiElimina:-)