domenica 10 marzo 2013

Miracolo italiano: C’è chi non licenzia nel turismo e ... Alessandro Rosso



Potrebbe sembrare che è molto facile dire o scrivere queste cose adesso, ma chi mi conosce dal vivo sa benissimo che le dico da quando il figlio di Franco Rosso s’è “buttato” anche nel turismo.

Mi sono bastati pochi suoi passi per capire che ce l’avrebbe fatta e anche piuttosto bene … il saper far lavorare il proprio personale al 101% e farlo in modo che oltretutto sia anche contento, sono cose che se ce l’hai, bene, altrimenti lascia perdere e mettiti a fare dell’altro.
Saper comandare non è un’arte da tutti, e se per caso ne incontri uno nella tua vita che ce l'ha, due è quasi impossibile, fai come le spugne e assorbi tutte le sue conoscenze nonché il suo modo di fare.
E di certo un buon insegnante in casa, Alessandro Rosso, ce l’ha avuto e comunque …

… fare impresa significa rischiare.
Nella mia continua ricerca, trovare un imprenditore italiano, nato in Italia, che vuol investire in Italia, non è facile.
Trovarne uno che oltre ad investire in Italia ci guadagna, e non licenzia i dipendenti delle aziende che incorpora, è un miracolo.
La persona di cui parlo è Alessandro Rosso.
Il nome vi sarà familiare: Franco Rosso, suo padre, creò l’omonimo gruppo da zero, oltre 10 anni fa decise di venderlo ad Alpitour.

Immagino cosa si può pensare: “facile far cosi’ l’imprenditore, con i soldi di papino son buoni tutti”. Si certo, in Italia molti con i “soldi di papino” si godono la vita.
Altri fanno i bagagli e vanno all’estero.
Qui invece succede l’opposto.
Alessandro Rosso crea il gruppo TownHouse Collection formato da otto hotels a Milano e Torino (hotel 4 stelle con la sua punta di diamante nel Seven Stars Galleria in Galleria V.Emanuele II a Milano, l’unico hotel 7 stelle certificato Sgs, con un ottimo servizio di maggiordomo personale.). “Hotel di lusso capirai che fatica!” si potrebbe insinuare.

Sapete, la verità è che la crisi ha reso “Choosy” anche i ricchi: prima di spendere ci pensano due volte.
Gli hotel sono solo il primo passo.
Il gruppo Rosso sviluppa sinergie con la Cina creando l’ambiente favorevole per trainare il turismo cinese in Italia.
Così mentre i nostri politici discutono di come trasformare l’Italia in un paese per i turisti, qui c’è un uomo che lo fa tutti i giorni.
L’8 marzo Alessandro Rosso ufficializza l’acquisto della Kuoni, storico operatore turistico messo in crisi dallo scenario economico. 

Cosa si fa?
Si licenzia tutti?
No al contrario, Rosso organizza una conferenza (direi più un incontro conviviale) dove spiega ai vertici della azienda che non verrà licenziato nessuno. “Ok ci sarà da sudare, dovremmo tornare su ogni cliente passato, chiamarlo cercare di capire perché non ha più acquistato un nostro servizio” spiega gioviale Alessandro seduto sul tavolo, guardando i suoi direttori e i suoi nuovi direttori con aria sorridente “non dico che sarà una cosa semplice, ma i nostri clienti sono diventati esigenti.

Quando vanno in vacanza non vogliono avere stress, devono essere seguiti sempre”.
Un concetto che, detto da altri, potrebbe sembrare scontato.
Osservando il successo fin ora ottenuto da Rosso, successo che lui stesso ammette essere basato sull’attenzione al cliente, le sue affermazioni hanno solide radici.
Perfino lo Stato (cosa sconvolgente di questi tempi) si accorge di Rosso e la Simest, gruppo statale che investe in imprese italiane che sviluppano all’estero, decide di partecipare il gruppo di Rosso.

La SIMEST è stata creata per promuovere il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane ed assistere gli imprenditori nelle loro attività all’estero.
È controllata dal Governo Italiano che detiene il 76% del pacchetto azionario, ed è partecipata da banche, associazioni imprenditoriali e di categoria.
Per gli investimenti all’estero sottoscrive fino al 25% del capitale delle società estere partecipate da imprese italiane; agevola il finanziamento di quote sottoscritte dal partner italiano in società o imprese all’estero; gestisce fondi di Venture Capital.
Mentre per gli scambi commerciali agevola crediti all’esportazione.
La SIMEST è stata istituita come società per azioni nel 1990 (Legge n° 100 del 24.4.1990).
In definitiva entrambe sviluppano, agevolano, programmano, assistono e promuovono la stessa cosa; e vale a dire le imprese e gli imprenditori.
Sulla Simest avrei qualche perplessità che però ho già descritto qui e non credo sia l’occasione di riparlarne.

In tutto questo Alessandro Rosso non si dimentica dell’arte.
Alcuni giorni fa, negli spazi accanto alSevenStarsGalleria, ne Le Sale del Re a Milano, ha deciso di ospitare una mostra su Leonardo da Vinci.

La compagnia Leonardo3 è ospitata nelle Sale del Re, fuori dal classico contesto museale (un tipo di realtà, a mio modesto avviso, troppo focalizzata sulla cultura e, a volte, dimentica del concetto di business).
Turisti e cittadini potranno scoprire il mondo di Leonardo da Vinci: i suoi schizzi riportati alla vita in un mondo 3D.
Ho partecipato all’inaugurazione: ascoltare i due creativi che spiegavano l’ultima cena o il criptex (non quella cosa mal descritta da Dan Brown nel suo “Codice da Vinci” ma il vero modello di Leonardo) è stata un esperienza intrigante.

Il che mi riporta, dal passato al presente, a considerare quale siano le potenzialità che l’Italia nasconde.
Geni dal passato che riprendono vita grazie a giovani creativi che, conti alla mano, si mantengono con il loro lavoro di ricercatori/pionieri.
Imprenditori che scommettono sulla ripresa, si inventano progetti per incanalare il turismo cinese (alcuni milioni di turisti all’anno) in Italia.
Questo significa essere Italiani e credere nell’Italia.
E’ facile?
No non lo è.
E’ una sfida.
Tutti i giorni … ma con la gente giusta, e non i bla bla bla.

Di Enrico Verga e un po’ di me.






3 commenti:

  1. @Luciano

    Ecco, sono queste le notizie che mi piace leggere di "noi"...

    :-)

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  2. @Jennaro

    Rischierei anche un triplo salto mortale carpiato a destra e anche a sinistra per far ciò che questo avvenga.

    Splash ... una bella panciata!

    :)



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  3. ahahahah, noi lo chiamiamo: tuffo a schiattapanza ... che male!

    :-)

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