La concentrazione e internazionalizzazione dei capitali turistici
globali è stata accompagnata dallo sviluppo di potenti gruppi di pressione che
agiscono sui poteri pubblici.
Non c’è peggiore tirannia di quella che si esercita all’ombra
delle leggi e sotto il calore della giustizia (Montesquieu)
Dietro l’industria del turismo globalizzato esiste un
meccanismo di attori pubblici, privati ed organismi internazionali. Il lavoro
cooperativo fra questi è una condizione necessaria perché l’espansione del
turismo dominante possa essere effettiva e proficua. In questa catena di
attori, i gruppi di pressione sono il punto d’unione meno visibile, operando al
seguito delle multinazionali, all’interno delle istituzioni e alle spalle dei
cittadini e dell’opinione pubblica.
Multinazionali:
Autori stellari del turismo globale.
Per il suo carattere reticolare e multisettoriale, nel settore
turistico internazionale intervengono direttamente e indirettamente imprese
private di diversa indole, attività e dimensione. Nonostante, sono le
corporazioni multinazionali quelle che mantengono il controllo sugli strumenti
chiave dell’affare (infrastrutture, alloggiamenti, trasporti, costruzioni,
tempo libero e servizi complementari) e concentrano una fetta di volta in volta
maggiore degli ingenti benefici derivati dal suo sfruttamento.
La concentrazione e internazionalizzazione dei capitali,
dinamiche conseguenti della globalizzazione economica, caratterizzano anche
questa industria. I processi di fusione, acquisizione, integrazione verticale e
orizzontale dei grandi operatori sono di volta in volta maggiori e più rapidi.
Allo stesso tempo, le multinazionali si espandono per i mercati geografici del
sud, de localizzando le destinazioni e diversificando l’offerta turistica,
promossa dagli Stati centrali e appoggiata dagli organismi internazionali.
Le principali marche alberghiere mondiali si concentrano in
un gruppo ridotto di imprese con sede in Europa e negli Stati Uniti. L’offerta
di camere delle 10 principali catene rappresenta il 20% dell’offerta globale,
15 corporazione possiedono circa 35 mila hotel e 4,3 milioni di stanze nel
mondo. Contemporaneamente, l’espansione territoriale di queste compagnie è considerevole:
per esempio Accor è presente in 80 paesi, Startwood Hotels & Resort
in 95 e Intercontinental Hotel Group in più di 100 (CEPAL, 2008).
Oltre agli hotel, un altro parametro su cui si fonda il
turismo sono i mezzi di trasporto. Attorno al 43% dei movimenti turistici
internazionali si realizza in aereo (WWF Spagna, 2011). Nel contesto
dell’aviazione internazionale, che genera l’8% del PIL mondiale nel 2010, il
10% delle imprese concentra l’84% delle quote di mercato (IATA, 2013). Negli
ultimi anni la tendenza di questo settore è il creare alleanze fra le varie
multinazionali, dando vita alla creazione di 5 grandi consorzi: OneWorld, Star,
Wings, Sky Team e Qualifier.
A partire dal forte processo di internazionalizzazione
iniziato negli anni ’90, il turismo spagnolo è uno dei più forti del mondo.
Alcuni casi emblematici del settore alberghiero sono Sol Melià, gruppo
alberghiero vacanziero più grande del mondo (CEPAL, 2008) e leader in America
Latina e nei Caraibi, Barcelò, con più di 150 hotel e oltre 450 agenzie viaggi
in 17 paesi, Iberostar, presente in 19 paesi (Consiglio Impresariale per la
Competitività, 2012). Rispetto all’aviazione civile nel 2011 il 75% del flusso
passeggeri delle aerolinee che operano nel paese si è concentrato in 15
compagnie (Ministero dello Sviluppo, Governo Spagnolo, 2013).
Dietro al potere di queste corporazioni esistono
organizzazioni con basso profilo pubblico e una forte presenza nelle
istituzioni politiche. I grandi attori privati del turismo globalizzato, oltre
a dominare ogni giorno di più lo sfruttamento dell’attività turistica,
attraverso le lobby esercitano pressioni sistematiche sugli spazi dove si
prendono decisioni.
Lobbycrazia: dietro le
multinazionali, dentro le istituzioni..
Le lobby sono gruppi collettivi con interessi comuni che
esercitano influenza sui centri di decisione politica per fare in modo che le
decisione adottate siano favorevoli ai loro interessi. Dall’ombra e in genere
in forma settoriale, queste organizzazioni pretendono che gli interessi delle
loro corporazioni vadano plasmando nel miglior modo possibile le decisioni dei
poteri pubblici. A un maggior potere economico, maggiore capacità di incidenza,
dinamica che favorisce dalla politica istituzionale i processi di
concentrazione di capitale e la supremazia di interessi privati di gruppi
concentrati.
Nel turismo globalizzato la principale lobby è il Consiglio
Mondiale di Viaggio e Turismo (WTTC, World Travel & Tourism Council), che
riunisce il centinaio di imprese più grandi del settore. Presieduto da David
Scowsill e JW Mariot Jr, il WTTC rappresenta i suoi interessi di fronte ai
governi di molti paesi e regioni del mondo, oltre a incoraggiare le alleanze
pubblico-private per lo sviluppo di questa attività (WTTC, 2013). Nel trasporto
aereo, la Associazione Internazionale per il Trasporto Aereo (IATA) rappresenta
240 aerolinee, l’84% del traffico aereo del pianeta (IATA, 2013). Nel 2011,
alla nomina come Direttore Generale di questa associazione, Tony Tiler, ex
direttore della Swire & Cathay Pacific Airway e John Wire & Son, ha
fatto una dichiarazione di intenti più che illuminante: “la mia missione come
direttore e CEO di IATA è fare del Mondo, un mondo migliore perché le aerolinee
possano fare i loro affari” (Gran Portale dell’Aviazione, 2011).
Nel turismo globalizzato esistono altri gruppi internazionali
di pressione:
o
La Federazione
Internazionale delle Associazioni delle Agenzie di Viaggio (FUAAVV) rappresenta la
unificazione delle agenzie di viaggio e tour operator
in una federazione unica a livello internazionale. È composta dalle
associazioni nazionali delle agenzie di viaggio di
circa 100 paesi.
o
La Unione
di Federazioni di Agenzie di Viaggio (UFTAA) procede dalla FUAAVV e ha uno stato
consultivo alle Nazioni Unite, rappresenta le agenzie di viaggio e turismo
a livello mondiale davanti agli organismi governativi.
o
La Associazione
Internazionale di Hotel e Ristoranti (IH&RA) rappresenta gli interessi di circa 300
mila hotel e 8 milioni di ristoranti in tutto il
mondo.
o
La Associazione
Internazionale di Fiere e Congressi (ICCA), formata da 700 membri in
80 paesi, rappresenta le agenzie viaggi di congressi, organizzatori e
centri conferenze e congressi.
o
La Federazione
Internazionale dei Tour Operator (IFTO) rappresenta
i principali tour operator dei mercati europei.
o
Queste strutture di pressione operano inoltre con una
decentralizzazione territoriale. Nel turismo spagnolo si incontra Exceltour,
Alleanza per una Eccellenza Turistica, membro del WTTC. Presieduta dal 2013 dal
direttore del Gruppo Hotusa Amancio Lòpez Seijas, questa associazione riunisce
e protegge gli interessi dei 27 attori chiave del settore (hotel e
alloggiamento, trasporto, distribuzione, tempo libero e servizi complementari)
con attività in oltre 175 paesi. Fra le sue priorità strategiche si evidenzia
la necessità di che il turismo sia considerato come un “settore prioritario”
per il “recupero” e nel “nuovo modello produttivo”, con un “riflesso nelle voci
di spesa del governo” e “i programmi che promuovano le scelte autonome”
(Exceltour, 2013).
Altra lobby spagnola è la Associazione Impresariale Tavola
del Turismo, formata dai principali impresari del settore ed il cui fine è il
“coordinamento privato e la divulgazione della funzione del turismo nell’ottica
dell’economica di mercato come fattore essenziale dello sviluppo economico e
sociale”. Presieduta dall’ex ministro ed imprenditore Abel Matutes, la Tavola
possiede due linee di azione, sul potere politico e sull’opinione pubblica, e
fra i suoi obiettivi si evidenzia “reclamare ai poteri pubblici il rango
politico ed economico che corrisponde al turismo” (Tavola del Turismo, 2013).
Fra i settori connessi, si trova il G-14, Immobiliarie per
Eccellenza, ed il Club di Esportatori ed Investitori. Il G-14, creato nel 2007,
è un “gruppo organizzato per la difesa dei propri interessi impresariali e lo
sviluppo di tutti i tipi di accordi e misure che portino alla difesa delle
attività” (G14 Immobiliarias, 2007), raggruppa le principali immobiliarie
spagnole e il suo presidente è il direttore del Grupo Sacyr Vallehermoso (G14
Immobiliarias, 2013). Il Club di Esportatori e Investitori salvaguarda gli
interessi dei capitali internazionalizzati, investitori all’estero ed
esportatori, e “mantiene una contatto permanente con la Amministrazione
spagnola, rappresentando e agendo in difesa degli interessi dei soci” (Club
degli Esportatori ed Investitori, 2013).
Pur trattandosi di gruppi che incidono in maniera opaca sulle regole del gioco democratico,
la loro regolamentazione è tiepida od inesistente. Nella UE nel 2008 si è
creato un registro pubblico per dotare di una minima trasparenza a queste
organizzazioni e la loro gestione nelle istituzioni europee (Parlamento Europeo
e Omissione Europea, 2012). Nello stato spagnolo ad oggi non esiste una
regolamentazione alcuna delle lobby.
“Un
mondo migliore…. per gli affari”
Alcuni esempi possono servire per illustrare il funzionamento delle
lobby.
In primo luogo la legislazione sul clima e le azioni
necessarie per limitare il cambio climatico nella UE. Nel 2005, tenendo conto
che la aviazione è una delle attività umane che genera maggiori emissioni di
CO2, IATA ha posto in marcia una “strategia per affrontare il problema del
cambio climatico”, giudicata dalla organizzazione Transport and Anvironment
(T&E) come completamente “lontana dalla verità”.nel 2008 questa lobby
esercitò pressioni sulle istanze competenti della UE per escludere la aviazione
dal Sistema di Commercio delle Emissioni. Nel settembre 2009 IATA
annunciò durante una riunione delle Nazioni Unite sul Cambio Climatico una
supposta riduzione del 50% delle emissioni nel settore dell’aviazione previsto
per il 2050. questo annuncio fu giudicato come il “trucco” dalle organizzazioni
ecologiste e considerato “irreale” dato che si basa su dati chiaramente
manipolati. I suoi obiettivi erano escludere questo settore dalla Conferenza
delle Nazioni Unite sul Cambio Climatico che si sarebbe tenuta a Copenhagen due
mesi dopo, ridurre le crescenti critiche sugli impatti ambientali ed evitare
nuove imposte sull’aviazione.
Un caso più vicino è la modifica della Legge Costiera
spagnola del 2013, non inclusa nel programma elettorale del Partito Popolare.
In questo caso, la Tavola del Turismo denominò “apporto di idee e suggerimenti
per la promulgazione di una nuova Legge Costiera” (Tavola del Turismo, 2013)
supponendo di fatto che nelle modifiche a questa legge sarebbero prevalsi gli
interessi del settore rispetto a quelli dei cittadini e della conservazione
dell’ambiente naturale.
La nuova Legge, considerata “conservazionista” dalla Tavola
del Turismo (Nexotur, 2012) e che “privatizza e toglie protezione alla costa”
per i gruppi di opposizione (Publico, 2013), permette di mantenere una gran
quantità di edificazioni turistiche che nella norma precedente sarebbe stato
necessario demolire. La misura fu giudicata dalle organizzazioni ecologiste
come “una delle peggiori notizie ambientali degli ultimi tempi” e “aprirà la
porta ad un sacco di amici che tengono gli occhi puntati sugli ultimi tratti di
costa senza costruzioni” (Greenpeace, 2013); “darà briglia sciolta alla
privatizzazione” e “ via libera per l’occupazione del 75% della costa,
facilitando una nuova ondata di edificazione sul litorale” (Ecologistas en
Accion, 2013), o che risponde “alle pressioni di interessi privati; però sulle
coste dovrebbero prevalere gli interessi comuni” (WWF) (Cerrillo, 2012).
In questo caso vanno inoltre aggiunte le “porte girevoli” per
cui è transitato l’attuale Ministro dell’Agricoltura, Alimentazione ed Ambiente
ed il suo entourage. Arias Cañete, uno dei politici dal più grande patrimonio,
è coinvolto con le imprese costruttrici, promotrici ed immobiliarie,
fabbricanti di cementi, petroliferi e altre: “… un ministro con una peculiare sensibilità ambientale e dove
potrebbero essere possibili conflitti di interesse. Da lì la sua peculiare
visione di quello che dovrebbe essere la costa e la Legge Costiera, una
struttura più simile alla regolarizzazione del suolo urbano e dei beni
immobiliari” (Greenpeace, 2012).
Questi due casi contribuiscono a comprendere come questi
gruppi di pressione promuovano alcuni interessi minoritari che vanno a
deteriorare il benestare di tutta la popolazione e la preservazione
dell’ambiente naturale. Utilizzando, giustamente, alcune istituzioni nazionali
o regionali la cui finalità dovrebbe essere conseguire l’interesse generale ed
il bene comune, che sono molto di più della somma di singoli interessi privati.
Una
larga ombra di antidemocrazia
“Per ciascun europarlamentare(…) ci sono più di 20
rappresentanti di interessi il cui lavoro è condizionare le sue decisioni
politiche”, con “accreditamento per lavorare da dentro la sede del Parlamento
Europeo e la Commissione e condividono la vita con funzionari ed incaricati
politici” (Sanchez, 2010). Questa stretta relazione e convivenza fra gruppi di
pressione e poteri politici sono condizioni necessarie per approfondire un
modello turistico insostenibile, disegnato in posizioni di interesse monetario
e di breve termine dalle corporazioni del settore.
Dietro alle multinazionali, dentro alle istituzioni politiche
e alle spalle dei cittadini, i gruppi di pressione pretendono fare dei loro
affari privati una priorità statale. Con grande opacità e un maggiore
dispiegamento di risorse per potenziare la loro capacità lobbista, le
multinazionali vanno guadagnando miglioramenti costanti delle loro condizioni
affaristiche.
Queste pratiche e attori costituiscono una ampia ombra di
antidemocrazia. Lalobbycrazia, lontana da qualunque forma di
regolamentazione effettiva, suppone un assalto sistematizzato del potere
economico alle istituzioni pubbliche, una investitura illegittima dei settori
dominanti sulla sovranità popolare ed i suoi ipotetici rappresentanti. In
definitiva, questi gruppi si incaricano di tradurre ed operare nelle
istituzioni politiche le domande di privilegi del grande imprenditore, con un
fine inequivocabile: “fare del Mondo, un mondo migliore per (…) gli affari”.
A questo punto, sembra pertinente tornare a incidere sugli
interessi che salvaguardano attualmente le istituzioni politiche di questa democrazia. Se una piattaforma
cittadina che difende i diritti fondamentali porta al Congresso un Disegno di
Legge Popolare appoggiata da 1.5 milioni di firme, se un’altra aggiunge in una
settimana un altro milione di firme esigendo le dimissioni del Presidente del
Governo e la cupola del suo partito per casi di corruzione e incompimento del
programma elettorale, ed entrambe sono democraticamente ignorate. Quante firma sono necessarie
alle lobby della industria più grande e nociva della globalizzazione economica
per essere ascoltati, compresi e appoggiati dai poteri dello Stato?
Di: Rodrigo F. MIRANDA