Questo post è solo per chiedere un po’ di conforto morale per me e quello materiale per chi nel turismo nautico ci “impasta” il proprio pane giornaliero.
Non abbiate paura in qualsivoglia strana richiesta e tantomeno mi voglio sostituire alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”, ma Piero Gnudi dove ca … volo è?
E vengo subito al dunque.
Arriva la tassa di 7 euro al giorno sulle barche di 10,01 a 12 metri … e a salire per quelle di maggiore lunghezza (vedi documento sotto)
Ma fermate i buoi e ragioniamo un po’.
Negli ultimi tre anni il fatturato dell'industria nautica è diminuito del 50% e di posti di lavoro se ne sono andati per la tangente a migliaia, altri stanno seguendo.
C’è inoltre da dire che, nonostante questo penoso handicap che si sta inesorabilmente deteriorando, l'industria delle barche è ancora la quinta voce dell'export nazionale.
Infatti, la nautica da diporto, è ancora oggi, nonostante la crisi, il comparto che dimostra la più alta capacità di generare ricchezza e occupazione nell'ambito del cluster marittimo, rappresenta un valido strumento strategico per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese e ha un moltiplicatore del reddito di 4,5: per 1.000 euro investiti in questo settore, si mette in moto una produzione di 4.500 euro.
Nel corso dell'ultimo decennio, la nautica è diventata un vero e proprio settore industriale, meritevole di ammirazione e rispetto: un risultato che deve (ma a questi punti è quasi d’obbligo il “doveva”) rendere orgogliosi tutti gli imprenditori del comparto.
E naturalmente i porti, di conseguenza, vivono di questo.
Quello italiano è il secondo sistema portuale dell’Europa per merci, il primo per quando riguarda invece i passeggeri, eppure, nonostante questi numeri, stavamo uscendo dalla crisi più lentamente degli altri (burocrazia da far paura, collegamenti terrestri per quanto riguarda l’ultimo chilometro e mezzo da far spavento e tante altre belle cosette da film dell’orrore) … mentre adesso, dopo questa sciocca tassa, sarà il caso di dire “si salvi chi può”, che in campo marittimo, quando si sta per affondare, ci sta anche bene.
E il Piero Gnudi dov’è?
Mah, non è dato sapere, e nel mentre ‘sta tassa comporterà un fuggi fuggi generale verso altri lidi.
Col beneplacito di Francia, Spagna e le coste straniere del Mar Adriatico.
Ma non sono dei nostri concorrenti in ambito turistico?
Ma non ne possiamo parlare un po’ prima di fare ‘sto scatafascio da quattro soldi?
Eccheccavolo, magari c’è qualcuno che c’ha la soluzione giusta … senza Piero Gnudi però, tanto a che serve … se c’è?
P.S.: C'è chi le carote le mangia e c'è invece chi le carote le fanno entrare dall'altra "porta".
Io sto con la prima opzione!
Dimenticavo che il Passera ha appena dichiarato che avrebbero rilanciato il turismo.
RispondiEliminaSe il rilancio è questo ...
Sic!
:(
I commissari straordinari di Valtur cercano di stringere i tempi per individuare nuovi partner finanziari. Il piano verrà illustrato domani, nel corso di un'audizione presso la Commissione Industria, turismo e commercio del Senato, ma gli occhi sono tutti puntati su un altra data, quella di lunedì 12 dicembre; si tratta della scadenza fissata dai tre commissari, Daniele Discepolo, Stefano Coen e Andrea Gemma, per l'invio delle manifestazioni di interesse nei confronti di Valtur. Dopo questa tappa si procederebbe alla seconda fase, con le offerte vincolanti e i business plan. Secondo quanto riportato da Il Mondo, sul tavolo dei commissari sarebbero già arrivati i primi informali interessamenti, oltre a un ritorno di fiamma da parte di Invitalia, che avrebbe però richiesto l'uscita di scena della famiglia Patti e l'appoggio di un investitore e di una banca. Il tutto comunque dovrà essere chiuso in tempi brevi, per fare trovare l'azienda pronta in vista dell'alta stagione.
RispondiEliminaMentre parte la corsa contro il tempo per individuare un partner finanziario, Valtur cerca di proseguire nelle operazioni di ordinaria amministrazione. In casa del tour operator si garantisce la piena operatività delle partenze programmate, ma di pari passo si procede al taglio dei costi. Prima iniziativa l'avvio della cassa integrazione per 170 dipendenti. "È stato deciso l'utilizzo dello strumento della cassa integrazione straordinaria per 170 dipendenti - spiega un portavoce dell'azienda - per gestire e contenere i costi. Il provvedimento riguarderà in particolar modo i dipendenti dei villaggi attualmente chiusi per la stagione, che negli scorsi anni, in questo periodo, utilizzavano ferie e permessi". Dall'azienda fanno, inoltre, sapere, che le attività proseguono regolarmente "con la gestione straordinaria impegnata ad affrontare le sfide della stagione invernale".
RispondiEliminaPerò a pensarci bene su questa tassa diportistica o diportostica ...
RispondiEliminaMi sà che cambio opinione.
Ma non sul Piero Gnudi ... per adesso, poi ... anche!
:)
Ah ecco.
RispondiElimina:)
@Ardoino
RispondiEliminaE continua ad avere fiducia di questo Governo?
Ti trasmetto il Comunicato del Presidente di ASSONAT.
RispondiEliminaLA TASSA SERVE SOLO A FAR CHIUDERE I PORTI TURISTICI, A RISCHIO 100.000
POSTI DI LAVORO
“Altro che ricchi! Quelli, compreranno la barca con leasing francese – pagando li l’IVA - e
andranno a godersela in Costa Azzurra, oppure Spagna, Croazia, Montenegro, Tunisia,
Turchia e Grecia. Gli unici che pagheranno questa assurda tassa sull’ormeggio delle
barche, ma con la loro pelle, sono operai, cooperative, addetti e impiegati delle strutture
turistico portuali e ricettive e dei servizi della nautica”.
L’avv. Luciano Serra, Presidente dell’Associazione Nazionale Approdi e Porti Turistici
ASSONAT componente di Confturismo/Confcommercio, è furibondo. “Quando ne va della
vita non è più questione di tasse e allora io in prima persona sono disposto ad assaltare il
Palazzo”.
“L’indotto del turismo nautico produce ricchezza per 5 miliardi, ha subito un tracollo –
meno 20% solo lo scorso anno – e ci ricordiamo ancora i danni che ha procurato la tassa
Soru: nessuno pagò, incassarono meno della metà dei costi di esazione, la Regione
Sardegna è ancora debitrice con i privati che hanno chiesto il rimborso dopo che fu
dichiarata illegittima dalla Corte di Giustizia europea”.
In Sardegna si sono persi centinaia di posti di lavoro e hanno chiuso decine di aziende
del settore, ora ci aspetta lo spettro di una replica su scala nazionale. Basta pensare che
secondo un recentissimo studio ogni porto o approdo turistico dà lavoro direttamente in
media a 12 persone e 80 sono nell’indotto portuale.
“I politici non ascoltavano, questi fanno i professori in materie che non conoscono
dimenticando i 100.000 addetti del nostro settore, per questo” – conclude Serra – “siamo
pronti con tutti le rappresentanze interessate ad attuare il blocco dei porti commerciali del
Paese e la paralisi totale della circolazione delle merci”.