Nella nota integrativa al bilancio 2010, la società amministrata da Alessandro Anselmo inserì tra le voci la possibilità di partecipare al concorso pubblico in questione, azzeccando importo e durata del contratto sette mesi prima del bando ufficiale. Nel luglio scorso si è aggiudicata i lavori.
Come chiromanti davanti alla palla di vetro, gli amministratori della Sdi International un anno fa avevano letto nel futuro. Avevano visto che ci sarebbe stata una gara indetta dall’Ente del turismo (Enit) per l’allestimento degli stand nelle fiere di mezzo mondo e indovinato con precisione pure le date in cui si sarebbe tenuta la prova.
Avevano azzeccato l’importo dei lavori e centrato perfino la durata del contratto.
Bravi e preparati, non c’è che dire.
La gara si è davvero tenuta a luglio di quest’anno come avevano vaticinato, la base d’asta è stata di 12 milioni di euro circa come pronosticato e la durata del contratto è stata triennale come avevano divinato e non biennale come era successo con le gare precedenti.
Solo su un punto non avevano formulato una previsione secca, preferendo alimentare un po’ di suspense: il nome del vincitore.
Sapete alla fine chi ha vinto quella gara?
La Sdi International, naturalmente, azienda con sede in via Lucrezio Caro nel quartiere Prati a Roma, ma posseduta da due società domiciliate in Lussemburgo (Viva e Finnet).
L’appalto è stato affidato alcuni giorni fa e l’aggiudicazione sarà avvenuta certamente senza trucco e senza inganno, nel rispetto assoluto delle norme e delle procedure e la Sdi ha sicuramente i requisiti per svolgere al meglio quei servizi che le vengono richiesti avendo oltretutto lavorato in passato anche con altre primarie ditte nazionali, come si usa dire in questi casi.
Tipo la Finmeccanica, per esempio.
Tutta la faccenda, però, fa ugualmente una certa impressione. Anche perché gli amministratori della società le divinazioni sulla gara non l’hanno bisbigliate in confidenza a qualche orecchio amico.
Al contrario le hanno affidate a una ufficialissima pubblicazione, la nota integrativa al bilancio 2010, documento dove di solito si scrive in punta di penna di stato patrimoniale e conto economico.
In quell’atto l’amministratore unico della Sdi, Alessandro Anselmo, rivolgendosi ai soci forse con l’intento di tranquillizzarli sulle sorti della ditta, li ha informati proprio sulla rava e la fava della gara che si sarebbe tenuta sette mesi dopo (e di cui neppure l’alta dirigenza Enit allora sapeva praticamente nulla) e li ha ragguagliati sulle intenzioni della Sdi di partecipare a essa con la consapevolezza che “un’eventuale aggiudicazione” avrebbe permesso di conseguire “un elevato fatturato”, 12 milioni di euro, appunto.
A rendere tutta la vicenda molto singolare, c’è un altro fatto: nel 2009 la stessa Sdi aveva partecipato e vinto una gara simile indetta dall’Enit pur non avendo i requisiti per aggiudicarsi i lavori, come poi accertarono i magistrati.
Con una decisione considerata anomala e comunque molto costosa per l’Enit, il direttore Paolo Rubini aveva scelto allora come commissari per la valutazione delle offerte due professionisti esterni all’ente, ritenuti più idonei rispetto a decine di dirigenti e funzionari interni, l’architetto Giuseppe Pipita e l’avvocato Paolo Corsale, amico del direttore fin dai tempi in cui entrambi erano vicepresidenti del Centro studi dei problemi biogiuridici e biopolitici (Ecsel).
Riunitisi tre pomeriggi per aprire le buste e valutare le offerte, i due professionisti avevano scelto la Sdi nonostante questa società non avesse esibito una documentazione regolare.
Entrambi furono pagati bene per la consulenza, 28.346 euro Pipita e 28. 901 Corsale.
Tra gli incartamenti presentati dalla Sdi mancava il Durc (Documento unico di regolarità contributiva), un atto importante per una società, quello che attesta l’avvenuto versamento dei contributi.
L’azienda seconda classificata si rivolse ai giudici per avere giustizia e il Tar del Lazio prima, poi il Consiglio di Stato e infine la Cassazione sentenziarono che la Sdi non aveva le carte in regola per vincere la gara e quindi il contratto stipulato con l’Enit era nullo.
Invece di aspettare il pronunciamento dei giudici, il direttore dell’Enit Rubini, però, nel frattempo si era affrettato ad affidare ugualmente l’appalto alla Sdi che, forte dell’investitura ufficiale ricevuta, si era messa al lavoro allestendo in mezzo mondo grandi stand turistici e acquisendo così titoli e requisiti che le sarebbero risultati molto utili in futuro.
Uno in particolare: la realizzazione di stand con una superficie superiore ai 2 mila metri quadrati. La specifica di quella metratura precisa è stata inserita dall’Enit proprio come elemento discriminante nel capitolato d’appalto della seconda gara, quella che si è conclusa alcuni giorni fa ed è stata rivinta dalla Sdi.
Quando si dice le combinazioni …
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Come chiromanti davanti alla palla di vetro, gli amministratori della Sdi International un anno fa avevano letto nel futuro. Avevano visto che ci sarebbe stata una gara indetta dall’Ente del turismo (Enit) per l’allestimento degli stand nelle fiere di mezzo mondo e indovinato con precisione pure le date in cui si sarebbe tenuta la prova.
Avevano azzeccato l’importo dei lavori e centrato perfino la durata del contratto.
Bravi e preparati, non c’è che dire.
La gara si è davvero tenuta a luglio di quest’anno come avevano vaticinato, la base d’asta è stata di 12 milioni di euro circa come pronosticato e la durata del contratto è stata triennale come avevano divinato e non biennale come era successo con le gare precedenti.
Solo su un punto non avevano formulato una previsione secca, preferendo alimentare un po’ di suspense: il nome del vincitore.
Sapete alla fine chi ha vinto quella gara?
La Sdi International, naturalmente, azienda con sede in via Lucrezio Caro nel quartiere Prati a Roma, ma posseduta da due società domiciliate in Lussemburgo (Viva e Finnet).
L’appalto è stato affidato alcuni giorni fa e l’aggiudicazione sarà avvenuta certamente senza trucco e senza inganno, nel rispetto assoluto delle norme e delle procedure e la Sdi ha sicuramente i requisiti per svolgere al meglio quei servizi che le vengono richiesti avendo oltretutto lavorato in passato anche con altre primarie ditte nazionali, come si usa dire in questi casi.
Tipo la Finmeccanica, per esempio.
Tutta la faccenda, però, fa ugualmente una certa impressione. Anche perché gli amministratori della società le divinazioni sulla gara non l’hanno bisbigliate in confidenza a qualche orecchio amico.
Al contrario le hanno affidate a una ufficialissima pubblicazione, la nota integrativa al bilancio 2010, documento dove di solito si scrive in punta di penna di stato patrimoniale e conto economico.
In quell’atto l’amministratore unico della Sdi, Alessandro Anselmo, rivolgendosi ai soci forse con l’intento di tranquillizzarli sulle sorti della ditta, li ha informati proprio sulla rava e la fava della gara che si sarebbe tenuta sette mesi dopo (e di cui neppure l’alta dirigenza Enit allora sapeva praticamente nulla) e li ha ragguagliati sulle intenzioni della Sdi di partecipare a essa con la consapevolezza che “un’eventuale aggiudicazione” avrebbe permesso di conseguire “un elevato fatturato”, 12 milioni di euro, appunto.
A rendere tutta la vicenda molto singolare, c’è un altro fatto: nel 2009 la stessa Sdi aveva partecipato e vinto una gara simile indetta dall’Enit pur non avendo i requisiti per aggiudicarsi i lavori, come poi accertarono i magistrati.
Con una decisione considerata anomala e comunque molto costosa per l’Enit, il direttore Paolo Rubini aveva scelto allora come commissari per la valutazione delle offerte due professionisti esterni all’ente, ritenuti più idonei rispetto a decine di dirigenti e funzionari interni, l’architetto Giuseppe Pipita e l’avvocato Paolo Corsale, amico del direttore fin dai tempi in cui entrambi erano vicepresidenti del Centro studi dei problemi biogiuridici e biopolitici (Ecsel).
Riunitisi tre pomeriggi per aprire le buste e valutare le offerte, i due professionisti avevano scelto la Sdi nonostante questa società non avesse esibito una documentazione regolare.
Entrambi furono pagati bene per la consulenza, 28.346 euro Pipita e 28. 901 Corsale.
Tra gli incartamenti presentati dalla Sdi mancava il Durc (Documento unico di regolarità contributiva), un atto importante per una società, quello che attesta l’avvenuto versamento dei contributi.
L’azienda seconda classificata si rivolse ai giudici per avere giustizia e il Tar del Lazio prima, poi il Consiglio di Stato e infine la Cassazione sentenziarono che la Sdi non aveva le carte in regola per vincere la gara e quindi il contratto stipulato con l’Enit era nullo.
Invece di aspettare il pronunciamento dei giudici, il direttore dell’Enit Rubini, però, nel frattempo si era affrettato ad affidare ugualmente l’appalto alla Sdi che, forte dell’investitura ufficiale ricevuta, si era messa al lavoro allestendo in mezzo mondo grandi stand turistici e acquisendo così titoli e requisiti che le sarebbero risultati molto utili in futuro.
Uno in particolare: la realizzazione di stand con una superficie superiore ai 2 mila metri quadrati. La specifica di quella metratura precisa è stata inserita dall’Enit proprio come elemento discriminante nel capitolato d’appalto della seconda gara, quella che si è conclusa alcuni giorni fa ed è stata rivinta dalla Sdi.
Quando si dice le combinazioni …
Fonte: Il Fatto Quotidiano
questa volta il nostro caro paolo rubini non risponde?????
RispondiEliminaNon credo proprio!!!
RispondiEliminaCredo invece che Luciano non se ne alle prime avvisaglie e che stia facendo delle altre ricerche che non sono per niente male.
Ma non posso dire altro.
:-)
QUI si legge del subentro nella prima gara d'appalto (citata nell'articolo) dopo la sentenza del TAR.
RispondiElimina............due società domiciliate in Lussemburgo (Viva e Finnet).......hhhmmmmmmmmm....
RispondiElimina@Vincenzo
RispondiElimina... e che diamine!
Addirittura ad un anonimo, e dai!
E QUI la sentenza originale del TAR che dichiara il subentro di Opportunity Communication & Marketing s.r.l. a SDI International s.r.l. ed impone anche il pagamento del danno (27 maggio 2010).
RispondiEliminaMa leggo bene, 5.000 euro ... ?
RispondiElimina5000 euro sono le spese di lite, di cui almeno la metà in carico ad ENIT.
RispondiEliminaIl danno riconosciuto è invece pari al 5% dell'offerta presentata e rapportato al periodo temporale precedente al subentro + rivalutazione secondo indice ISTAT (vedi al punto 3.7.5).
Questo interamente a carico di ENIT.
Tieni conto che trattavasi di gara da 10 milioni di euro per il biennio 2010-2011 e che dopo 5 mesi è avvenuto il subentro. A occhio e croce dovremmo essere +/- sui centomila euro di danni, penso.
QUI il bando di gara ed il capitolato tecnico di ENIT per il triennio 2012-2014 (gara del luglio 2011).
RispondiEliminaSi, infatti è come dici.
RispondiEliminaE meno male che il "buon" Paolo recentemente è stato premiato, e così pure l'Enit.
:(
Comunque, se si legge la sentenza del TAR, si scopre che i motivi dell'annullamento dell'aggiudicazione della prima gara non si riferiscono alla mancata presentazione del DURC.
RispondiEliminaI motivi sono ben altri.
Tra cui il fatto che il contratto esecutivo fosse stato addirittura firmato il giorno dopo l'aggiudicazione, invece di attendere gli ordinari 30 gg. secondo legge (durante i quali è possibile fare ricorso al TAR).
Quanta fretta di concludere... (poi costata cara!).
Si ho letto tutto.
RispondiEliminaQuello che stupisce è il come possano aver pensato di farla franca.
Ci sono quattro aspetti curiosi del capitolato e del bando di gara 2012-2014.
RispondiEliminaIl primo è che sono richieste tre tipologie diverse di allestimento stand. E' particolare la terza:
STAND ITALIA per la partecipazione a manifestazioni turistiche concernenti il turismo congressuale che hanno luogo nei Paesi europei ed extraeuropei.
Perché ENIT continua ad occuparsi di congressuale se a tale scopo ha fondato, tramite Promuovitalia, una società ad hoc, il CBN?
Che ENIT voglia poi "vendere" a CBN e imprese questo servizio alle sue "particolari" condizioni (le famose "sinergie")?
Il secondo aspetto curioso è il requisito sugli stand di estensione superiore a 2000 Mq.
L'allegato A del capitolato tecnico (ultima pagina) elenca le 24 fiere cui ENIT ha partecipato nel biennio 2010-2011.
In nessun caso lo stand ha superato i 2000 Mq di estensione e in pratica solamente in due casi (ITB a Berlino e WTM a Londra) ha superato i 1000 Mq.
In un solo caso (WTM a Londra) è arrivata vicino ai 2000 Mq; se non ricordo male con annesse polemiche.
Sembra quindi essere un requisito di gara inserito "ad hoc", per escludere a priori un po' di potenziali concorrenti.
Il terzo è la clausola di esclusività del fornitore.
L’inserimento della clausola di esclusività è una scelta della stazione appaltante, al fine di assicurarsi che la ditta aggiudicataria, durante le manifestazioni a cui l’ENIT prenderà parte, non possa utilizzare le informazioni relative alle dichiarazioni di interesse degli enti locali e degli operatori di settore, per proporre loro un preventivo migliore di quello fornito dall’ENIT stessa.(risposta ad una domanda di chiarimento)
Infine è quantomeno curioso che per due volte di fila vinca il medesimo fornitore.
Peraltro già riconosciuto non affidabile (mancanza di requisiti sulla certificazione di qualità, ad es.) nella gara precedente ed in sede di contenzioso, peraltro anche piuttosto oneroso per ENIT.
Come sarà stata formata la commissione di gara a questo giro?
HHHhhhmmmmmmmmmmmm ...
RispondiEliminaFaccio un pò qualche ricerchina tra i messaggi ricevuti (quelli che naturalmente arrivano anonimi alla mia posta personale) perchè mi sembra di ricordare un qualcosina che ... mò vado a vedere!
;-)