Che lo staff di Mario Monti abbia copincollato qualcosa o
tutto, di quanto scritto precedentemente da Pietro Ichino sul suo blog e a
favore delle primarie PD di Matteo Renzi, beh; ormai è alquanto risaputo, ma
che lo stesso Ichino sia l’artefice del “saggio” sulla cultura e il turismo
(pag. 13) che appare sull’Agenda dell’ex Primo Ministro, non c’è verso di
saperlo.
E allora chi cacchio l’avrà scritte quelle strun stranezze
lì riportate sull’Agenda di Mario Monti?
Di Pietro Ichino dicono sia un giuslavorista di indubbia
fama e valore, ma io che di queste cose non me ne capisco un passero; di valutarne
la veridicità della nomea non ci penso proprio.
Diciamo che assomiglio un po’ a San Tommaso che come ben si
sa eccetera eccetera.
Infatti, per quanto riguarda il mio ambito, il turismo, molte
volte non sono mancate le opinioni della gente sulle presunte eccelse
conoscenze nel settore di tal Tizio o tal Caio (forse lo dice Sempronio che con
loro è sempre insieme), competenze che poi alla fine dei conti si sono riscontrate
delle catastrofiche panzane.
E i fatti, poche balle, lo attestano più che ampiamente.
Dando così sempre maggior adito al fatto che, pur disponendo
di grandissimi campioni (se lo dicono tra di loro), beh; l’Italia non è che
eccella poi molto in tutti i settori che si conoscano (lavoro, finanza, sanità,
turismo e bla bla bla), e non credo sia proprio il caso d’incominciare un’attenta
disamina per far capire in che situazione di “emme” ci troviamo per farlo
capire anche ai più agnostici o a quelli interessati a parlar bene di loro.
Comunque sia sta faccenda qua, esaminiamone la grande innovazione
su quanto riportato a pag. 13 dell’Agenda, e poi fate un po’ voi se non vi
stanno prendendo per il retro.
Il patrimonio
culturale del nostro Paese non ha eguali al mondo, per vastità nello spazio
(dai monumenti alla gastronomia, dai teatri alle chiese) e nel tempo (dalle
incisioni rupestri alle avanguardie).
E’ una
ricchezza non de localizzabile, non riproducibile altrove.
Per il nostro
Paese è dunque una scelta strategica “naturale” puntare sulla cultura,
integrando arte e paesaggio, turismo e ambiente, agricoltura e artigianato,
all’insegna della sostenibilità e della valorizzazione delle nostre eccellenze.
E ora ditemi se non avete almeno sentito o letto queste
parole almeno qualche svariato milione di volte e … ma per piacere.
I progetti
promossi recentemente per il sito archeologico di Pompei, l’Accademia di Brera,
la Galleria dell’Accademia di Venezia, il Museo di Capodimonte dimostrano che
anche in periodi difficili è possibile trovare le risorse per tutelare il
nostro patrimonio.
Intese con le
fondazioni di origine non bancaria o forme calibrate di partnership
pubblico-privato potrebbero consentire un allargamento dello spettro delle
iniziative finanziabili.
Musei, aree
archeologiche, archivi, biblioteche devono essere accessibili ai cittadini e ai
turisti in modo più agevole e la qualità dell’offerta deve migliorare, anche
sperimentando forme di sinergia e collaborazione tra il privato sociale e le
istituzioni statali.
Investire
nella cultura significa anche lavorare per rafforzare il potenziale del nostro
turismo, poiché già oggi cultura, bellezze naturali ed enogastronomia sono i
pilastri della nostra attrattività, anche rispetto a Paesi che presentano il
maggior potenziale di sviluppo turistico (Russia, Brasile, Cina, India, Golfo).
Beh, qui oltre alla logorroicità del racconto, ci sarebbe
anche da dire che probabilmente all’autore è sfuggito che oltre alle belle
parole
ci sono queste cose …
In Germania, a
Ruhr, dopo la chiusura della miniera, la Regione del Land e lo Stato hanno
investito più di 300 milioni di euro per la riqualificazione ambientale e la
bonifica del territorio.
La miniera è diventata un
Museo.
Ogni anno ci sono 2 milioni e
duecento mila visitatori che sono andati al Museo della miniera.
Per fare un confronto, a
Pompei i turisti sono 2 milioni e seicento mila.
Appena quattrocento mila in
più.
La vecchia miniera è
diventata una nuova attività che produce cultura e guadagni.
Il Museo ha creato 10 mila
posti di lavoro.
E poi?
E poi si organizzano tour
sulle orme di Lutero o percorsi culinari nella Foresta Nera: anche in Germania,
scoprono i turisti, si mangia bene, e si paga di meno.
I tedeschi sono stati i primi
a intuire lo sviluppo del turismo dalla Cina e stanno aprendo i primi alberghi
ideati per i turisti orientali, che hanno le loro esigenze.
Ora, alla vigilia
dell'Itb, la gigantesca fiera del turismo, la più grande al mondo, che si
aprirà il 5 marzo a Berlino, si cerca di convincere la Merkel a tornare sui
suoi passi: la cancelliera ha voluto una tassa straordinaria sui voli, che
penalizza le compagnie low cost e il turismo giovane.
Forse ci
riusciranno, ormai la crisi è alle spalle.
In rapporto con la Germania,
l'Italia dovrebbe triplicare almeno il suo fatturato turistico.
Ma negli ultimi tre
anni all'Itb non si è presentato nessuno dei nostri responsabili politici per
il turismo, evidentemente occupati da cose più importanti.
Vedremo se mancheranno anche
il prossimo appuntamento.
Qualche altro esempio?
Beh, se volete fare la notte del 2020 … ma personalmente non ne ho già
più voglia di dire sempre le stesse cose.
Ovviamente, per
quanto concerne il turismo sull’Agenda di Monti o Ichino qualsivoglia, non
poteva di certo mancare che … la macchina turistica va però governata
meglio: oggi ci sono troppi centri decisionali, poco coordinati e con insufficiente massa critica per affrontare con successo la
competizione globale.
Per questo è
necessario rafforzare il coordinamento centrale e incidere sul sistema
ricettivo, fieristico, infrastrutturale, formativo, normativo e fiscale per
renderli coerenti con un’offerta turistica che intercetti nuovi bisogni e
migliori la qualità complessiva.
Ma no?
Ma va?
E di cambiare quelli che comandano il turismo e magari metterci
qualcuno che finalmente ci racconta delle cose nuove ma soprattutto che poi le fa, non se ne
parla mai, vero?